Dalla serie “Ultima Chance” (© Marco Garofalo/Panos Pictures | courtesy: Cortona On The Move)

Cosa ci sarà nella 13ª edizione del festival di fotografia Cortona On The Move

Da oggi fino al 1º ottobre la fotografia internazionale è la protagonista di un festival ormai storico, che presenta un programma ricchissimo di mostre e incontri

Ogni anno, all’apertura del Word Economic Forum di Davos, in Svizzera, la ong internazionale Oxfam pubblica un rapporto sullo stato della disuguaglianza a livello globale. Quello diffuso lo scorso gennaio, intitolato Survival of the Richest 1, dipinge uno scenario desolante (perlomeno per il 99% di chi abita questa Terra): di tutta la nuova ricchezza creata nel mondo tra il 2020 e il 2021, l’1% più ricco se n’è accaparrata il 63% e, nello stesso periodo, i multi-miliardari hanno accresciuto i loro patrimoni a livelli mai visti prima negli ultimi 35 anni.
La forbice si allarga, gli ascensori sociali si sono rotti, la lotta di classe è stata vinta dalle élite, le cosiddette “guerre tra poveri” sono solo il preludio di ciò che ci aspetta quando la crisi climatica diventerà ancora più grave: si tratta di considerazioni banali, certo, ma è la situazione stessa a essere — seppur iper-complessa nelle dinamiche — assai semplice nel risultato, riassumibile con il celebre adagio attribuito al poeta Percy Bysshe Shelley: «The rich get richer and the poor get poorer».

COSA
Cortona On The Move
Festival internazionale di fotografia
QUANDO
13 luglio – 1º ottobre 2023
DOVE
Cortona

Viviamo contemporaneamente nell’era dell’abbondanza e della scarsità. Dell’iperconnesione e della solitudine. Della massificazione e dell’individualismo. Della possibilità e degli ostacoli insormontabili. Dell’immaterialità e dello spreco. Dell’automazione e della cronofagia. È una questione di “più” e di “meno”, che si accumulano e che convivono in uno spietato equilibrio di disequilibri: “più” e “meno”, “more” e “less”, anzi More or Less, come il tema della nuova edizione — la tredicesima — del prestigioso festival di fotografia Cortona On The Move, che si apre oggi nella cittadina toscana in provincia di Arezzo e andrà avanti fino al prossimo 1º ottobre, tra incontri, talk, laboratori, portfolio review e soprattutto mostre — tantissime.

«Più che mai, le categorie di More or Less definiscono il mondo in cui viviamo, le nostre aspirazioni, le nostre paure, le nostre appartenenze. La contrapposizione tra l’abbondanza e la scarsità, il superfluo e l’essenziale, le élite e le masse, l’accumulo e la dispersione. Come è noto, Francesco d’Assisi sposò “Madonna Povertà” e la Bibbia dice che “è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”, ma la maggior parte delle religioni di tutto il mondo oggi promette che “Dio ti solleverà dalla povertà e ti renderà ricco”» spiega il fotografo, regista e curatore Paolo Woods, che dall’anno scorso è direttore artistico del festival, organizzato e prodotto dall’associazione culturale ONTHEMOVE.

(courtesy: Cortona On The Move)

«More or Less» continua Woods «sono categorie il cui valore cambia nel corso degli anni e a livello geografico. Non sono solo categorie economiche, ma anche ontologiche, un prisma attraverso il quale vediamo il mondo. Dall’architettura alla musica, dalla moda alla letteratura, dalla cucina allo sport, quasi tutto può essere visto come se si trovasse da una parte o dall’altra di questo emblematico spartiacque. Riteniamo che i tempi siano maturi per indagare come questi antipodi, More or Less, plasmino la nostra visione del mondo, le nostre ideologie e i nostri comportamenti. Sono al centro delle storie che raccontiamo, sia che si tratti di re Mida, morto d’inedia per la sua bramosia, sia che si tratti dell’imperatore con i suoi vestiti nuovi, come racconta Andersen, così ossessionato dal desiderio di mostrare agli altri la sua ricchezza da non rendersi conto di avere addosso meno di chiunque altro».

Il tema, attuale più che mai, offre dunque la chiave di interpretazione di tutti i progetti espositivi, che lo affrontano da molteplici prospettive, tra grandi nomi del passato e del presente, autrici e autori da riscoprire e nuovi talenti dall’Italia e dal mondo.
Di seguito alcune immagini e informazioni sulle mostre principali.


Get Rich or Die Tryin’

a cura di Lars Lindemann & Paolo Woods

in partnership con Autolinee Toscane 

Dal Bronx alle passerelle delle più grandi case di moda, a 50 anni il rap ne ha fatta di strada. La mostra racconta la storia di una cultura creata dai più svantaggiati che, attraverso l’hip hop, hanno trovato una strada verso l’espressione, la propria identità, la creazione e, infine, la ricchezza e l’accettazione.
È esposto il lavoro degli artisti più riconosciuti che hanno immortalato il mondo dell’hip hop, ma anche i progetti di tanti fotografi meno noti che hanno seguito la nascita di questo movimento e ne hanno cristallizzato l’iconografia, hanno lavorato per pubblicazioni leggendarie come Vibe e hanno scattato alcune fra le più iconiche copertine di album.
I testi che accompagnano la mostra sono scritti da Bönz Malone, una delle voci più rispettate del movimento.


Class Issues

Nel corso della sua carriera pluridecennale, Larry Fink ha prodotto lavori che hanno raccontato in maniera inaspettata la società e la sua divisione in classi, entrando a far parte della storia della fotografia. Oggi, guardando i ricchi e i poveri con obiettività, secondo l’autore sembra che gli esseri umani non abbiano alcun rispetto o considerazione per gli altri. Il male sembra bilanciare la bontà.
In mostra sono presentate alcune immagini inedite e una selezione delle sue fotografie più note, quelle scattate durante i party dove i vip recitano sé stessi in maniera esasperata, messe in contrasto con le immagini dei suoi vicini di casa a Martins Creek (Pennsylvania), una famiglia particolarmente povera.

Larry Fink (1941, New York, USA) ha esposto in musei di tutto il mondo, tra cui il MoMA di New York. Attualmente sta lavorando a una sua monografia retrospettiva, che sarà pubblicata nel 2024.


“Ambiziosamente tua” – Amore e classi sociali nel fotoromanzo

a cura di Frédérique Deschamps & Paolo Woods

in partnership con Fondazione Mondadori

1947: l’Italia è appena uscita da cinque anni di guerra. Ci sono più di due milioni di disoccupati e l’inflazione batte tutti i record. Malgrado il quadro fosco, dei “geniacci” capiscono che l’Italia ha bisogno di sognare e, quindi, inventano il fotoromanzo. 
Il successo del fotoromanzo è immediato, ma si attira anche strali d’ogni dove. Per gli intellettuali rappresenta una sotto letteratura, per i cattolici è immorale, quanto ai comunisti vi vedono un nuovo oppio dei popoli. Oggi non è facile comprendere simili critiche e sarcasmo. 
L’esposizione mostra i tesori fotografici – alcuni dei quali inediti – della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori a Milano. La Fondazione conserva i negativi e le prime prove fotografiche di diverse centinaia di fotoromanzi pubblicati da Mondadori nella rivista Bolero film tra il 1947 e la fine degli anni ‘70. 


Standing Still

in partnership con Intesa Sanpaolo e Gallerie d’Italia

Da oltre 25 anni Massimo Vitali fotografa spazi di aggregazione della nostra società: discoteche, concerti, parchi e, soprattutto, spiagge. Protagonisti assoluti della fotografia di Vitali siamo quindi noi, come soggettività e come collettività, che nel tempo modifichiamo il modo di abitare gli spazi e tessiamo relazioni interpersonali, in un delicato equilibrio tra aggregazione e dispersione, presenza e assenza, folle e solitudini.
La mostra presenta una selezione di lavori iconici dagli anni Novanta a oggi.

Massimo Vitali (1944, Como, Italia) vive e lavora a Lucca, in Toscana. Le sue immagini di grande formato sono state esposte in tutto il mondo in importanti musei e fondazioni.


Il caso “Africo”

a cura di Paolo Woods | supervisione scientifica di Barbara Costa | ricerca iconografica di Serena Berno e Silvia Cerri

dall’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo

Nel 1948 L’Europeo pubblicò un servizio su Africo, un paese dell’Aspromonte calabrese che rappresentava l’emblema della “questione meridionale”: oltre 2000 persone vivevano in condizioni disumane. Nel marzo del 1948 arrivarono ad Africo il giornalista Tommaso Besozzi e il fotografo Valentino (Tino) Petrelli dell’agenzia fotogiornalistica Publifoto. Le foto pubblicate furono solo cinque, ma servirono a scuotere dall’indifferenza un Paese che cercava faticosamente di uscire dalle macerie, morali e materiali, di una guerra devastante.
Quando, nel 1951, un’alluvione distrusse Africo, l’eco di quel reportage indusse il Governo a trovare le risorse economiche per la costruzione di nuovi caseggiati: Africo nuovo, però, annichilì quello distrutto. La memoria di Africo “vecchio” rimane ancora oggi legata a quel reportage di Petrelli, esposto oggi da Intesa Sanpaolo per la prima volta nella sua integrità.

Valentino Petrelli (1922, Fontanafredda di Pordenone – 2001, Piacenza, Italia) conosciuto come “Tino”, nel 1937 entra a far parte dell’agenzia Publifoto, dove rimarrà per tutta la sua carriera.


Working Class Heroes

di Chauncey Hare

Chauncey Hare aveva deciso di incenerire il suo intero archivio. Per nostra fortuna, lo ha poi donato alla Bancroft Library, a condizione che il suo contenuto non potesse essere venduto o esposto come “arte” e che ogni utilizzo delle immagini fosse accompagnato dalla dicitura: «Queste fotografie sono state realizzate da Chauncey Hare a scopo di protesta e come monito contro la crescente dominazione sui lavoratori da parte delle multinazionali e delle élite che le dirigono e le posseggono».
Le sue immagini sono piene di dettagli rivelatori, di poesia e persino di umorismo; sono le prove che ha raccolto nella sua indagine sulle colpe del capitalismo.

Chauncey Hare (1934, New York – 2019, California) è stato un noto fotografo americano che nel 1985 ha abbandonato la fotografia per diventare uno psicoterapeuta certificato.


The Wells Run Dry

in collaborazione con Fondation Carmignac

Fabiola Ferrero si è immersa nelle realtà inesplorate del Venezuela, sua terra d’origine, alla ricerca del retaggio di una gloria e una ricchezza perduta. Nel 2013, durante la colossale crisi economica e politica avvenuto in Venezuela, ha lasciato il suo Paese. È poi tornata per realizzare The Wells Run Dry, viaggiando per 6 mesi nei luoghi simbolo di quel terribile declino. 
Fabiola Ferrero è la dodicesima vincitrice del Carmignac Photojournalism Award, grazie al quale è stato possibile realizzare questo lavoro. La mostra segna anche l’inizio della collaborazione tra COTM e la Fondation Carmignac.

Fabiola Ferrero (1991, Caracas, Venezuela) è giornalista e fotografa, sviluppa progetti visivi a lungo termine sul Sud America.


Garden of Earthly Delights

Fino agli anni Sessanta, Dubai non aveva elettricità né acqua corrente. È stata la scoperta del petrolio nel 1966 a scatenare l’ondata di modernizzazione. In tempi record, si è trasformata in una città globale.
Nick Hannes ha fatto cinque viaggi, tra il 2016 e il 2018, per mettere alla prova i pregiudizi che aveva su questa città, una sala di intrattenimento fuori controllo, progettata per servire il consumismo più sfrenato. Le sue fotografie sono un coltello affilato che usa l’ironia per “sezionare” questa metropoli del futuro.

Nick Hannes (1974, Anversa, Belgio) lavora su progetti documentari autogestiti in cui affronta temi socio-politici contemporanei con metafore visive e sottile umorismo.


Memory Diamonds

I diamanti della memoria sono veri e propri diamanti realizzati con le ceneri di una persona cara defunta. Esistono diverse aziende specializzate nella produzione di queste gemme. Reiner Riedler ha raccolto le immagini dagli archivi privati di cinque persone che hanno trasformato i resti mortali dei loro cari in diamanti da indossare.
Questo lavoro mette in discussione il rapporto tra valore sentimentale e materiale, tra l’eterno e l’effimero, tra la nebbia della memoria e la purezza dei carati.

Reiner Riedler (1968, Gmunden, Austria), è fotografo documentarista e il suo obiettivo principale è quello di mettere in discussione il nostro sistema di valori.


Katalog

Barbara Iweins è sempre stata una collezionista ossessiva. Gli oggetti sono le sue ancore, eppure, ogni volta che trasloca, è sopraffatta dalla quantità di cose che possiede. Dopo aver traslocato per l’undicesima volta, sentendosi persa, ha deciso di fotografare i 12.795 oggetti della sua casa, indicizzandoli e classificandoli. La statistica che è emersa è che solo l’1% degli oggetti ha un vero valore sentimentale. 
Attraverso questo autoritratto intimo, accompagnato da 50 brevi narrazioni, Iwens evoca il potere commemorativo degli oggetti e mette lo spettatore di fronte alla società del consumo estremo. 

Barbara Iweins (1974, Bruxelles, Belgio) è fotografa e collezionista. Continua a classificare, raccogliere e archiviare per i suoi soggetti fotografici. 


Nothing Personal – The Back Office of War

Nikita Teryoshin è andato dietro le quinte del commercio globale di armi per fotografare il back office della guerra che, ironicamente, è l’esatto contrario del campo di battaglia, una specie di parco giochi per adulti con vino, finger food e belle armi luccicanti. Qui i cadaveri sono solo manichini o pixel sugli schermi di tanti simulatori.
Le immagini sono state scattate in occasione di 15 fiere dedicate al tema della difesa, in un periodo che va dal 2016 al 2022, in vari continenti del mondo.

Nikita Teryoshin (1986, San Pietroburgo, Russia) definisce la sua fotografia come «street photography, documentaria e di orrore quotidiano».


Aka Zidane

Aka Zidane è un progetto sull’Africa di oggi, vista attraverso il prisma della maglia da calcio, indossata ogni giorno da migliaia di giovani uomini e donne: il costume dell’eroe contemporaneo.
Nasce da quindici anni di attività documentaristica in Africa e il suo obiettivo è mettere in discussione il consueto per sublimare l’ordinario.  
Quelle ritratte da Zumstein sono storie di persone che lottano ogni giorno per lavorare, spostarsi, sopravvivere. Queste persone ci dicono che ci sono altri tipi di trofei da vincere. 

Michaël Zumstein (1970, Bagneux, Francia) è un artista franco-svizzero. Con oltre 20 anni di esperienza di reportage sul campo, il suo lavoro si può inserire nella tradizione del fotogiornalismo.


Lessons on How to Survive Inflation from a Pro

Essendo nata e vissuta in Argentina, Irina Werning ha subito un’inflazione a due cifre per 36 anni della sua vita, con un’inflazione media annua dell’80%. L’inflazione è l’unica forma di tassazione che può essere imposta senza legislazione, annienta i risparmi, impedisce la pianificazione, scoraggia gli investimenti e rende i ricchi più ricchi e i poveri più poveri.
In quanto fotografa, economista e argentina, Werning condivide queste immagini ironiche per attirare l’attenzione e metterci in guardia sui pericoli del fenomeno che qualcuno chiama funny money, ma che non è affatto divertente.

Irina Werning (1976, Buenos Aires, Argentina) è una fotografa freelance che si dedica a progetti personali a lungo termine. 


Where Children Sleep

Quando era bambino, la camera da letto di James Mollison era il suo regno: rifletteva la sua identità, gli interessi e le aspirazioni mentre cambiavano via via che cresceva. 
Quando, vent’anni dopo, gli è stato chiesto di realizzare un’idea per promuovere i diritti dei bambini, ha ripensato alla sua camera da letto, ma presto si è reso conto che milioni di bambini non dormono in un luogo che possono definire “la loro stanza”. Così il progetto è diventato un modo per riflettere su questioni di povertà e ricchezza e sulla capacità o meno dei bambini di prendere decisioni per la loro vita. 

James Mollison (1973, Nairobi, Kenya) lavora su concetti originali applicati a temi sociali e culturali.


Detonate

Nella foresta amazzonica la produzione illegale di droga e le relative attività della criminalità organizzata continuano a espandersi. Nel cuore di una valle vicino ai fiumi Apurímac, Ene e Mantaro, dove sono insediati gli ultimi membri del gruppo terroristico Sendero Luminoso, la droga viene prodotta e confezionata per essere trasportata in aereo su piste di atterraggio create ad hoc.
Montalvo Gray ha seguito i militari peruviani mentre facevano esplodere queste piste illegali per renderle inutilizzabili. Le esplosioni ritraggono l’istante in cui il territorio viene scosso, trasformato.

Sebastián Montalvo Gray (1989, Lima, Perù) lavora con l’arte concettuale, il giornalismo investigativo e le arti visive contemporanee.


Belgravia

Le immagini e i testi della serie Belgravia descrivono la mentalità e il potere della classe abbiente all’inizio del Thatcherismo a Londra, nel 1979, mostrando la quotidianità di una minoranza privilegiata. Storicamente, la ritrattistica delle classi benestanti tende a essere lusinghiera. In questo caso invece la combinazione di immagini e testo avvicina il lavoro alla satira e alla caricatura, senza perdere la forte componente realistica, propria della fotografia.
In questa mostra è presentata anche una selezione dei progetti Gentlemen (1981-83) e Ladies (2011), che parodiano in modo simile gli atteggiamenti di classe.

Karen Knorr (1954, Francoforte sul Meno, Germania) attualmente vive e lavora a Londra. La sua fotografia esplora il patrimonio culturale e i suoi fondamenti ideologici. 


Invisible Cities Calais

Questo progetto è un archivio fotografico del campo profughi di Calais, nel nord della Francia, da sempre conosciuto come La Giungla e presentato come un catalogo di “annunci immobiliari”. Tra il 2015 e il 2018, migliaia di alloggi di fortuna popolavano il paesaggio, costruiti con tutto ciò che capitava a portata di mano. Marco Tiberio e Maria Ghetti hanno deciso di ritrarre queste “architetture”: nella loro visione, ogni casa, tenda e capanna riflette non solo la cultura e l’esperienza di chi l’ha costruita, ma anche le sue aspirazioni, celebrando il bisogno umano di conforto, dignità e sicurezza.

Marco Tiberio (1988, Ravenna, Italia) vive ad Amsterdam, è ricercatore visivo e lavora come fotografo adottando con un approccio tipologico.
Maria Ghetti (1988, Ravenna, Italia) è una Creative Strategist e Art Director con sede ad Amsterdam.


One Day, Son, This Will All Be Yours

Gerald von Foris realizza il progetto One Day, Son, This Will All Be Yours mentre si prende cura del padre malato. Nella casa paterna trova alcuni panni da cucina logori. Gli strofinacci sono un’allegoria del declino del corpo e della mente umana. von Foris li prende, li fotografa e scopre sia il dolore reso visibile dal loro inesorabile disfacimento, sia la bellezza che può sorgere solo attraverso l’usura della vita stessa.
Prima della morte del padre, Gerald von Foris riporta gli strofinacci al loro posto. Ciò che rimane è un sentore, l’inafferrabile trama di ciò che è stato. 

Gerald von Foris (1968, Monaco, Germania) è noto per il suo stile adottato nel genere del ritratto fotografico, per il lavoro documentaristico e per le autopubblicazioni.


10-Euro Outfits

Dall’agosto 2005 al giugno 2006, Hans Eijkelboom ha acquistato 32 nuovi completi per sé. L’unico criterio di scelta era il prezzo, mai superiore ai 10 euro. Ha poi pubblicato i suoi autoritratti con quegli abiti nel libro 10-Euro Outfits.
Attraverso il suo lavoro, inizialmente Eijkelboom ha analizzato il modo in cui l’aspetto e l’abbigliamento influiscono sul rapporto tra individuo e identità. La sua indagine si è poi trasformata nella riflessione sul rapporto tra l’individuo e le masse in una società globalizzata. 

Hans Eijkelboom (1949, Arnhem, Paesi Bassi), vive e lavora ad Amsterdam. Ha all’attivo più di 50 libri e pubblicazioni. 


The Anthropocene Illusion

vincitore COTM AWARD 2022

In pochi decenni, noi esseri umani abbiamo alterato il nostro mondo. Questo pianeta sta attraversando un confine geologico: dall’Olocene all’Antropocene. Abbiamo lasciato la campagna per la città, ma nel profondo, il desiderio di contatto con la natura rimane. E così siamo diventati maestri di un’esperienza artificiale della natura, una messa in scena.
Questo progetto analizza il rapporto contraddittorio dell’umanità con l’ambiente, rivelando un fenomeno di autoillusione collettiva e un desiderio di connessione con un mondo al quale abbiamo voltato le spalle.

Zed Nelson (1966, Kampala, Uganda) esplora la società contemporanea attraverso progetti a lungo termine.


Scalandrê

di Marco Zanella
a cura di Benedetta Donato | GRIN – Gruppo Redattori Iconografici Nazionale

progetto vincitore del premio Amilcare G. Ponchielli – XVIIIª Edizione

Marco Zanella documenta la vita, i luoghi e le trasformazioni di una piccola città della campagna romagnola, ritraendo la qualità poetica della provincia. Oggi a Cotignola, paese della mela cotogna, vivono circa 8.000 anime, ma non appare in crisi di identità; anzi, manifesta il genius loci che la caratterizza come spazio di comunità aderente alla cultura rurale. 
Il progetto è cominciato con una residenza artistica, divenuta poi una campagna fotografica commissionata dal Comune di Cotignola (RA). Da questa ricerca è nato il libro Scalandrê, edito da Cesura Publish, nel 2021. 

Marco Zanella (1984, Parma, Italia) è socio e membro del collettivo Cesura.


Apnea

in partnership con Medici Senza Frontiere

Nel mese di ottobre 2022, il Ciad è stato colpito da una delle peggiori alluvioni della sua storia: in poche settimane l’acqua ha inondato case, scuole, ospedali e campi coltivati. Quanto accaduto è un esempio delle conseguenze del cambiamento climatico, l’immagine simbolo di un mondo futuro che rischia di vivere “in apnea”. 
Nel suo racconto fotografico Fausto Podavini documenta le storie di alcune fra le oltre 200.000 persone costrette a vivere nei campi per sfollati, insieme al lavoro che Medici Senza Frontiere fa per fornire assistenza sanitaria nel Paese.

Fausto Podavini (1973, Roma, Italia) è un fotoreporter vincitore del World Press Photo (2013 e 2018). Collabora con varie ONG per la realizzazione di reportage in Italia, Perù, Kenya ed Etiopia. 


Ultima Chance

in partnership con Autolinee Toscane

Nelle periferie fotografate da Garofalo (Milano, Roma, Firenze, Napoli, Parigi e Londra) la legalità fatica a farsi sentire e il suono della trap è potente. Le canzoni parlano di vita di strada, criminalità, violenza, droga e denaro facile. Democrazia e legalità non rappresentano più i valori di riferimento, soppiantati dalla cultura trap, canale di comunicazione vincente tra pari ma distante e volutamente sfuggente per tutti gli altri. Qui la musica diventa una vera e propria colonna sonora dell’urgenza sociale in atto, della sfiducia nelle istituzioni e l’ultima possibilità rimasta di un’ascesa sociale.

Marco Garofalo (1976, Milano, Italia) lavora come fotoreporter, concentrandosi su temi sociali e culturali.


Warlike Approaches to Tourism: All Inclusive

in collaborazione con Institut d’Estudis Baleàrics

Warlike Approaches to Tourism: All Inclusive è un progetto che si interroga sull’uso o l’abuso dei territori che sono diventati mete turistiche di grande affluenza. Il progetto artistico nasce da un lavoro con immagini d’archivio e solleva questioni legate alla memoria storica, necessarie per comprendere la situazione attuale, l’ambiente e il femminismo.
Nel suo insieme, il progetto ci avvicina alla necessità di ripensare la storia, intesa da una prospettiva territoriale ma anche politica, artistica e sociologica. 

Marina Planas (1983, Palma di Maiorca, Spagna) incentra il proprio lavoro sui confini tra arte e vita, realtà e rappresentazione visiva, finzione e memoria. 


Freddy & Ceydie

in collaborazione con Institut d’Estudis Baleàrics

Il 20 aprile 2008, in Croazia, è morto un uomo. Nell’ambito del proprio lascito post-mortem ha salvato la vita di due persone in Belgio, grazie al trapianto di fegato: quella della figlia dell’autrice, Ceydie, e di un uomo, Freddy. Dieci anni dopo, le persone salvate si sono incontrate: Freddy aveva 75 anni ed era affabile; Ceydie, tredicenne, invece era nel bel mezzo dell’adolescenza.
Questo progetto documenta le vite di Ceydie e Freddy, con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’impatto della donazione di organi da parte di persone decedute. 

Cince Johnston (1968, Calgary, Canada) esplora narrazioni familiari intime, parallelamente a street photography e a tematiche relative all’attivismo. Vive e lavora in Québec.


Focus on China

Wilderness

di Dong Wensheng
a cura di Lü Peng & Paolo Woods

in collaborazione con Chengdu Biennale

Dong Wensheng presenta una serie di ritratti eseguiti di spalle o a viso coperto, nei quali diversi simboli della tradizione cinese sostituiscono i volti dei personaggi fotografati, sempre nudi, a simboleggiare il conflitto tra volontà di svestirsi e di non conformarsi alle convenzioni sociali, così come il forte legame con la storia e la tradizione del proprio Paese.

Dong Wensheng (1970, Ganyu, Cina) è un fotografo rappresentativo della fotografia concettuale cinese, i suoi lavori sono stati in mostra in gallerie e musei di tutto il mondo.


Focus on China

Assemblage

di Han Lei
a cura di Lü Peng & Paolo Woods

in collaborazione con Chengdu Biennale

Han Lei realizza un reportage attraverso le aree rurali della Cina contemporanea, un viaggio visivo tra dettagli nascosti, come pezzi di un puzzle che ci restituiscono un’immagine distante da quella di una Cina moderna e in rapida crescita che spesso viene mostrata dai media.
Nelle sue immagini, Han Lei vuole eliminare le distrazioni visive ridondanti, focalizzandosi su dettagli che suscitano emozioni e  sulla psicologia dei suoi soggetti, per mettere in luce i grandi cambiamenti sociali che stanno avvenendo nel suo Paese.

Han Lei (1967, Kaifeng, Cina) è stato uno dei primi fotografi professionisti dopo la Rivoluzione Culturale in Cina, ed è noto per le sue scene drammaticamente illuminate con bassa saturazione.


Focus on China

A Trilogy of Evolution

di Hong Lei
a cura di Lü Peng & Paolo Woods

in collaborazione con Chengdu Biennale

L’industrializzazione, lo sfruttamento delle risorse naturali e l’inquinamento dei paesaggi cinesi, sono i protagonisti delle opere di Hong Lei che, attraverso un sapiente lavoro di ambientazione e post-produzione, rielabora famosi dipinti di epoca Tang e Yuan per trasformarli nella loro trasposizione contemporanea. 

Hong Lei (1960, Changzhou, Cina) è il più eminente fotografo concettuale in Cina e uno degli artisti di spicco nell’era del movimento della Nuova Fotografia cinese degli anni ’90.


Un messaggio

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