Nell’ultimo decennio la Lettonia ha prodotto una scena creativa di primissimo piano, soprattutto nel settore dell’illustrazione e dell’animazione, con artiste, artisti e studi capaci di ritagliarsi un proprio spazio a livello internazionale.
È in mezzo a questo fermento che, nel 2014, l’esperta in comunicazione e media Rita Alika Šteimane ha fondato a Riga lo studio Panic.
«Tutto è iniziato con due computer e una scrivania di coworking» ha raccontato lei stessa qualche mese fa a Little Black Book, piattaforma dedicata al settore pubblicitario. In pochi anni, grazie alla visione e al talento di Šteimane e dell’art director Gints Gutmanis, le scrivanie e i computer si sono moltiplicati e, dopo un intenso percorso costellato di successi ma anche di errori dai quali imparare, l’agenzia, specializzata in animazione commerciale, è oggi sempre più vicina al suo obiettivo di «internazionalizzarsi e diventare il miglior studio di animazione del mondo».
Per quanto riguarda l’internazionalizzazione, in realtà, Panic potrebbe già dichiarare “missione compiuta”, dato che lo studio ha già avuto modo di collaborare con aziende del calibro di Google, Microsoft, Nike, Amazon, Netflix, Abc, Spotify, American Express, Swisscom, Mailchimp. E se la questione del “miglior studio di animazione del mondo” è ovviamente soggettiva, la squadra capeggiata da Šteimane ha sicuramente dato una prova delle sue enormi potenzialità con un corto autopromozionale che mostra tutto il lavoro che c’è dietro a un’animazione commerciale.
Intitolato Berthold Gone Wild e rilasciato su Vimeo pochi giorni fa, il filmato mostra un personaggio di fantasia, chiamato appunto Berthold, che illustra l’intero processo di produzione, dall’incontro col cliente fino all’opera finale, passando per la sceneggiatura, lo storyboard, la scelta del trattamento visivo, l’animazione, il doppiaggio e il sound design.
Visivamente, è un lavoro notevole, che ha anche il merito di spiegare — con ironia e fantasia — l’enorme fatica che c’è dietro a un’animazione.

