Soлomiya: una rivista d’arte realizzata a Kyiv in tempo di guerra

Nata tra Kyiv e Berlino dopo l’invasione russa, dà voce alle nuove generazioni di artiste e artisti dell’Ucraina che resistono

La guerra, quando scoppia, d’improvviso inghiotte tutto. Ingurgita le terre e le case, sbrana i corpi — quelli di chi combatte e quelli di chi, semplicemente, cerca di sopravvivere come può e dove può —, divora la verità, affonda le sue zanne nei sogni e nelle vite di chiunque. Nella sua devastante potenza, la guerra semplifica: o sei vivo o sei morto, o sei amico o sei nemico, o mi aiuti o mi condanni. Tutto il resto è cancellato, appiattito sotto la coltre di cenere e sangue e rovine, o perlomeno questo è ciò che arriva a chi, come noi, della guerra è spettatrice o spettatore. A distanza di sicurezza vediamo immagini, leggiamo cronache e proclami, ascoltiamo storie all’interno delle cornici narrative che più ci convincono, ci cuciamo addosso opinioni che ci facciano sentire in pace con noi stesse e noi stessi, il più delle volte dimenticando di mettere in pratica quella grandissima capacità che, in quanto esseri umani, abbiamo ricevuto in dono: l’empatia.
Ma sotto quella coltre di polvere e distruzione si muovono vite, passioni, gesti, storie grandi e storie piccole. Lì, sommersa ma non del tutto sotto a strati di morte e disperazione, rimane anche l’arte. Ed è proprio nell’arte che — fin dal giorno dell’invasione russa, il 24 febbraio dello scorso anno — le giovani generazioni ucraine hanno trovato un appiglio, un modo per restare agganciate alla speranza, per non soccombere alla brutalità, per esternare a loro stesse e al mondo i moti dell’animo, i punti di vista e le complessità di chi, ogni giorno, vive nel bel mezzo di un conflitto.
Di quelle voci e quelle visioni è composta soлomiya, una nuova rivista realizzata tra Kyiv e Berlino, nata nell’aprile del 2022 sotto alle bombe e ai proiettili.

soлomiya n.2, 2023
(courtesy: soлomiya)

Erano passate poche settimane dall’invasione russa quando il fotografo tedesco Sebastian Wells, che all’epoca viveva in Belgio, decise di fare le valigie e, senza un piano specifico in mente, raggiungere la capitale ucraina.
Una volta lì, Wells conobbe Vsevolod Kazarin, fotografo anche lui, originario della zona di Luhans’k, nel Donbass, e cresciuto a Kyiv. Insieme, i due iniziarono a scattare una serie di ritratti ad artiste e artisti della scena locale, entrando così in contatto con un gran numero di talenti e andando a creare — spinti dall’urgenza collettiva di comunicare al mondo ciò che stava succedendo — un gruppo di lavoro che di lì a poco avrebbe dato vita al magazine, diretto da Kazarin e Wells insieme a Ivanna Kozachenko e Andrii Ushytskyi.

Nonostante mille problemi logistici, il primo numero di soлomiya (Solomiya, in ucraino, è un nome che corrisponde alla nostra Salomè: si chiamava così Solomiya Krušel’nyc’ka, una delle più grandi cantanti liriche della storia, nata a Bučač, nella parte occidentale dell’Ucraina; ed è anche il nome di battesimo della piccola che si è messa a suonare il flauto per le strade di Dnipro per raccogliere soldi per l’esercito ucraino) uscì nel giugno del 2022 in 1500 copie che andarono presto esaurite, e fu accompagnato da una mostra collettiva, organizzata a Kyiv e a Berlino, dove nel frattempo Wells aveva trovato un supporto istituzionale per il progetto — quello dell’Akademie der Künste — riuscendo anche a coinvolgere Anne-Lene Proff e Peter Bünnagel del Kollektiv Scrollan, ai quali fu affidato il design (notevole) della rivista.

soлomiya n.2, 2023
(courtesy: soлomiya)
soлomiya n.2, 2023
(courtesy: soлomiya)

Pochi giorni fa è stato dato alle stampe il secondo numero, in apertura del quale Ivanka, Andrii, Sebastian e Vsevolod scrivono: «Quando si vive nell’Ucraina di oggi, un Paese che viene continuamente bombardato dal suo vicino orientale, la semplice capacità di parlare può talvolta essere considerata un miracolo; sempre incerti su un domani o sulla prevalenza della propria voce. In questa nozione veramente esistenziale, gli ucraini hanno iniziato a usare un modo di dire relativamente nuovo: “Sono ancora vivo, ma forse è successo per caso”. Dopo aver stabilito una nostra voce distintiva con il primo numero di soлomiya, continuiamo a presentare le opere di artisti di talento che riflettono sulla complessità e sull’urgenza del contesto ucraino».

La copertina di questa seconda uscita — 132 pagine piene di foto, illustrazioni e storie — è opera di Alevtina Kakhidze, artista di fama internazionale, che in una serie di tavole illustrate non risparmia dure critiche a parte dell’opinione pubblica occidentale, e che nella quarta di copertina ha scelto di inserire un tardigrado, quel minuscolo animaletto dall’aspetto alieno che pare sia stato l’unica creatura a riuscire a sopravvivere all’incidente nucleare di Chernobyl.
Come il tardigrado, tuttavia, l’arte ha il potere di salvarsi e di salvare.
«Questa rivista, creata a Kiev e disegnata a Berlino, è una testimonianza di resistenza attraverso i mezzi dell’arte» scrivono Kozachenko, Ushytskyi, Kazarin e Wells. «A prima vista solo un sottile foglio di carta, abbastanza vulnerabile da essere bruciato da una piccola fiamma, questa rivista non è indifesa. Più si diffonde nel mondo, più mani la sfogliano, più il suo messaggio è protetto e diffuso: noi, gli ucraini, e coloro che sono solidali con loro, non ci nasconderemo, non importa quanto grande sia il Golia — perché se ci nascondiamo da questa minaccia, la minaccia crescerà. Il perseguimento della democrazia e della libertà è possibile e il desiderio di sovranità è legittimo».

soлomiya n.2, 2023
(courtesy: soлomiya)
soлomiya n.2, 2023
(courtesy: soлomiya)
soлomiya n.2, 2023
(courtesy: soлomiya)
soлomiya n.2, 2023
(courtesy: soлomiya)
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