Come vengono prodotti i coloratissimi tombini giapponesi

Un video mostra tutto il processo, dalla fusione dei rottami metallici alla verniciatura e all’imballaggio

Un paio di anni fa parlammo di un delizioso libriccino, Manhoru, in cui il designer francese Thomas Couderc riportava le sorprendenti grafiche dei tombini giapponesi — i cosiddetti manhoru, appunto, giapponesizzazione dell’inglese manhole.
A differenza dei nostri tombini, caratterizzati da motivi geometrici stilizzati, quelli che punteggiano le strade di Tokyo e di Osaka, di Hiroshima e di Okinawa, di Nagano e Kyoto, sono infatti decorati con personaggi fantastici, elementi naturalistici, scene di leggende e storie tradizionali, con disegni il più delle volte enfatizzati dall’uso del colore.
Il motivo di questa scelta, che tanto affascina noi occidentali, la spiegava Couderc nel volumetto: negli anni ’80 il governo decise di ammodernare la rete fognaria e quella di distribuzione dell’acqua, che all’epoca erano tutt’altro che capillari e funzionali, con meno della metà delle abitazioni allacciata ai canali fognari comunali. Trattandosi di una spesa enorme e dovendo procurare grandi disagi alla popolazione per via dei cantieri, le amministrazioni locali si preoccuparono della “invisibilità” del progetto. Cittadine e cittadini avrebbero approvato tali e tante difficoltà per qualcosa che, in effetti, neanche si vedeva? Da qui l’idea di un funzionario, tale Yasutake Kameda, di rendere più che visibile ciò che stava accadendo: coi tombini.

Da allora i manhoru sono diventati delle vere “star”, in rete, e di foto se ne trovano ormai a iosa — qui sono più di 2000, e c’è pure un libro dall’azzeccatissimo titolo di Drainspotting — ma come li producono?
Lo mostra un video, uscito poche settimane fa e prodotto da Process X, realtà giapponese che realizza filmati sull’industria e l’artigianato del Sol Levante.
Il video fa vedere tutto il processo produttivo all’interno degli stabilimenti della Hinode, storica azienda siderurgica che fabbrica circa la metà dei tombini usati in Giappone.
Gran parte del filmato è dedicata alla parte “hardware”, dalla fusione dei rottami d’acciaio alla preparazione degli stampi, fino alla sabbiatura. Poi, attorno al minuto 12, si passa finalmente ai colori, che vanno a riempire spazi e scanalature.


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