«Disfarsi. Guastarsi. Ammuffire. Frollare. Appassire. Putrefarsi. Andare a male. Questa lingua ha molti termini per il marcire» dice la voce narrante di Wrought, un breve e spettacolare documentario che parla del “lavoro” dei microrganismi (wrought, che ha una pronuncia simile a rot, cioè “marcito”, significa appunto “lavorato, consumato”), che trasformano i resti degli esseri viventi in un processo che può sembrare disgustoso ma che è decisamente affascinante, anche perché il risultato, talvolta, è qualcosa di straordinario e squisito.
Come racconta il giornalista e scrittore statunitense Michael Pollan nel suo saggio Cotto (diventato anche una serie Netflix, Cooked), nel quale c’è una lunga e approfondita sezione che tratta di fermentazione — «la terra che si trasforma in vite e poi in vino, i semi di orzo in birra, il cavolo in crauti o kimchi, il latte in formaggio (o yogurt o kefir), i semi di soia in miso (o in salsa di soia, natto o tempeh), il riso in sakè, il maiale in prosciutto, gli ortaggi in sottaceti: tutte queste trasformazioni dipendono dall’attento controllo, esercitato da chi prepara l’alimento, sui fenomeni di putrefazione, dal portare la decomposizione di quei semi, quei frutti e quelle carni esattamente fino a un certo punto, e non oltre».
Pluripremiato nei festival di mezzo mondo, Wrought è opera dell’artista e filmmaker canadese Joel Penner, specializzato in filmati naturalistici in stop motion, e di Anna Sigrithur, scrittrice, podcaster, fermentatrice e profumiera, anche lei canadese e fondatrice, insieme a Penner, di Biofilm Productions.
Attraverso immagini di grande impatto visivo (consigliamo la visione a 4k), realizzate con semplici fotocamere digitali e con lo scanner, il duo — supportato da un gran numero di collaboratrici e collaboratori — passa in rassegna l’azione dei microrganismi, dalla fermentazione al compostaggio fino alla decomposizione.
Ci sono voluti ben cinque anni per realizzare tutte le scene, lasciando appositamente andare a male cibi e foglie in cantina e in giardino.
«Wrought inizia con quel momento universale di delusione: nonostante gli sforzi, il nostro cibo è andato a male!» spiegano Sigrithur e Penner. «Gli avanzi di cibo avariati fioriscono con successioni geometriche di colonie batteriche. I lieviti si agitano e spumeggiano nell’inondazione torrenziale di succo che fuoriesce da un melone in decomposizione. Il formaggio viene lentamente inghiottito da tappeti di muffa verde e pelosa. Ma, si chiede la narratrice, con un altro nome il marciume puzzerebbe comunque?».



