Le copertine disegnate da Serena Mabilia per festeggiare i 30 anni della collana “Storie e rime” di Einaudi Ragazzi

Non ne vado particolarmente fiera, ma al giorno d’oggi mi capita sempre di più di incappare nelle cose e nelle persone attraverso uno schermo. Dico che mi dispiace parecchio perchè credo di più nel potere e nella magia delle esperienze vissute nella vita reale e Serena Mabilia è decisamente una di quelle persone che avrei voluto incontrare dal vivo.
Ma sto saltando qualche passaggio. Dicevo che appunto ogni tanto mi capita di scrollare più del dovuto, senza rendermi conto che le lancette dell’orologio nel frattempo continuano a fare il loro lavoro. Ma a furia di sfogliare queste pagine virtuali con il pollice, ogni tanto qualcosa mi obbliga a fermarmi. Quel giorno, che non ricordo più quando fosse, si trattava di un post che annunciava un anniversario importante. Quest’anno infatti Einaudi Ragazzi celebra i 30 anni della collana “Storie e rime”, quella che contiene libri tra cui Il bambino di vetro di Fabrizio Sileri, Cipì di Mario Lodi, Mio nonno era un ciliegio di Angela Nanetti e tanti altri che probabilmente hanno fatto capolino anche nella vostra infanzia. Per festeggiare, la casa editrice ha prima di tutto scelto 10 tra quei titoli e poi ha chiesto a Mabilia, una giovane vicentina che nella vita fa l’illustratrice, di disegnare delle nuove copertine, tra una lunga camminata in solitaria e l’altra e con la sua musica in sottofondo. Il risultato è ben visibile nelle librerie dal 17 maggio, e sarà difficile per molti resistere alla loro bellezza.

(courtesy: Serena Mabilia)

Da animale curioso come sono, ho esplorato il mondo creativo di Serena, la sua vita virtuale e avevo voglia di saperne di più di lei e di questo ultimo lavoro. Perciò ho fatto quello che da un po’ di tempo mi viene meglio fare, le ho scritto e le ho chiesto se potevo farle qualche domanda da dietro uno schermo. 
Preciso subito una cosa, Serena è una persona che ha un entusiasmo e una passione tale in ciò che fa che quando ne parla “fa luce”, anche se siete molto distanti da lei come la sottoscritta. Lo fa con immensi e dolci sorrisi e questo, purtroppo, scrivendo non posso spiegarvelo a dovere, perciò, mentre leggete le sue risposte, provate ad immaginarla così.

Guardando ciò che fai, che crei, si percepisce la tua storia d’amore con l’illustrazione, come è andata la cosa tra voi due?

Disegno da sempre, è la mia cosa preferita fin da bambina. Fino alle medie non avevo la consapevolezza che nei miei libri quei disegni li faceva qualcuno, e che quel qualcuno fosse un illustratore. Quando l’ho scoperto, eravamo con la scuola ad una mostra della Scuola Internazionale d’Illustrazione di Sarmede, alla Basilica Palladiana, qui a Vicenza. Siamo andati a vederla, e mi si è aperto un mondo. Lì ho cominciato a capire che era un lavoro e questa era una novità per me che disegnavo come se fosse naturale.
Ho fatto poi il liceo artistico, seguito dall’Accademia di Belle Arti a Venezia — il triennio. Nel frattempo, a 16 anni, ho seguito il mio primo corso alla Scuola di Sarmede e ho continuato a seguirne degli altri con vari illustratori e su diverse tecniche durante le estati.

La consapevolezza di diventare illustratrice è insomma maturata per me nel tempo. All’Accademia ho comunque sperimentato di tutto: ho fatto pittura, scultura, incisione e altro, e mi piacevano, perché credo che questo tipo di modi di esprimersi abbiano tantissimo da regalare, però quello che alla fine sentivo più mio, più spontaneo, più personale era l’illustrazione. Quindi, mi sono trasferita a Urbino, ho frequentato il biennio all’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche in illustrazione. Due anni meravigliosi, stupendi, ma anche molto complessi. So di essere cresciuta tantissimo, non solo a livello professionale, in quel periodo. Finito quello, i miei anni di preparazione erano conclusi, ma sapevo già di essere da tempo in questo mondo qui, perché l’illustrazione per me è sempre stata il mio modo di stare al mondo. So anche di essere stata molto fortunata nell’avere il supporto dei miei genitori che mi hanno lasciato libera di scegliere, in caso contrario sarebbe stato un percorso molto più frammentato per me.

(courtesy: Serena Mabilia)

L’illustrazione parte sempre da una parola o da più parole che non necessariamente sono scritte. Parte da un pensiero, e quel pensiero prende una forma, dei contorni, dei colori. Per me funziona così: quelle parole, quel pensiero le vedo nella mia testa e poi le disegno, ed è così che te le racconto, usando un alfabeto non più di lettere, di parole, ma trasformato in un altro codice. 

Ho un debole nel lasciare raccontare agli altri le cose che stanno loro maggiormente a cuore, e allora prova ad immaginare di spiegare a qualcuno che ne sa ben poco cosa sia l’illustrazione.

Parte sempre da una parola o da più parole che non necessariamente sono scritte. Parte da un pensiero, e quel pensiero prende una forma, dei contorni, dei colori. Per me funziona così: quelle parole, quel pensiero le vedo nella mia testa e poi le disegno, ed è così che te le racconto, usando un alfabeto non più di lettere, di parole, ma trasformato in un altro codice. 

Provo a stare alla larga dal cliché di chi siano le persone che ti ispirano nel tuo lavoro e ti chiedo invece a quale illustratore, del passato o del presente, porteresti un tuo lavoro per chiedere consiglio, per avere un confronto, per fargli delle domande.

Sicuramente sarebbe qualcuno del passato, di questo non ho dubbi. E forse vorrei che non fosse un illustratore, forse preferirei una poetessa. Del mio lavoro parlo moltissimo con altri illustratori e ce ne sono tanti che sono stati per me miei maestri. Per questo uscirei da quel mondo lì e sceglierei qualcuno che non è un illustratore ma che ha comunque ispirato il mio lavoro. Ecco, adesso mi verrebbe da dirti Emily Dickinson.

Veniamo al tuo ultimo lavoro — come è nata questa tua collaborazione con Einaudi Ragazzi?

Tutto è iniziato quando, appena laureata, nel 2020, ho mandato il portfolio ad alcune case editrici di cui ammiravo il lavoro da un po’. Tra queste c’era anche Einaudi Ragazzi e loro sono stati tra i pochi che mi hanno risposto. A farlo è stata Gaia Stock, che affianca nella gestione della casa editrice sua mamma, Orietta Fatucci: mi hanno detto che il mio lavoro gli piaceva e che lo avrebbero tenuto in archivio, aspettando l’occasione giusta in cui avrebbero avuto bisogno del mio tratto e del mio sguardo per un progetto. Già solo che mi avessero risposto così è stato bellissimo.

È passato del tempo e io nel frattempo mi sono dedicata ad altri libri, i primi tre sono usciti l’anno scorso. Poi però mi hanno contattato, però non per queste 10 copertine ma per altri due lavori: il primo è un’altra copertina, per un libro che verrà pubblicato per il trentesimo anniversario della strage di Capaci, si tratta della storia di Francesca Morvillo, ma raccontata come magistrato donna, non solo come moglie di Falcone; l’altro invece è un libro natalizio con una storia dolcissima ed emozionante di Luigi Dal Cin. Nel mezzo di tutto ciò, mi dicono di questo progetto per festeggiare i 30 anni della collana “Storie e rime”. Mi spiegano che hanno appunto selezionato 10 libri tra i vari titoli, principalmente i più noti o venduti, e che avevano bisogno di copertine per queste edizioni speciali, che hanno anche dimensioni più piccine rispetto alle precedenti. Avevano titoli, idee, ma mancavano appunto i dettagli delle copertine. Mi veniva da piangere mentre me lo dicevano al telefono, perché era a dir poco inaspettato per me. Certo, già stavo lavorando per loro, ma questa era una cosa ancora più particolare. Inoltre ero e sono ancora oggi grata per questa opportunità perché inizialmente avrebbero voluto usare dettagli dalle illustrazioni originali — che rimangono comunque all’interno di queste nuove edizioni, ma avendo deciso di mettere i titoli in verticale sulla copertina, si sono resi conto che la cosa non si sposava particolarmente bene. Ed ecco che sono entrata in gioco io.

I primi bozzetti per le nuove copertine per i 30 anni della collana “Storie e rime” di Einaudi Ragazzi
(courtesy: Serena Mabilia)
Mario Lodi, “Cipì”, Einaudi Ragazzi, 2022
(courtesy: Serena Mabilia)

Non li conoscevo tutti, perciò ho recuperato, leggendo quelli che mi mancavano. Altri ovviamente, conoscendoli bene, li ho solo un po’ sfogliati di nuovo. Bianca Pitzorno, così come anche Gianni Rodari, sono autori della mia infanzia.

Che rapporto hai con i 10 titoli di Einaudi Ragazzi di cui hai illustrato le copertine?

Non li conoscevo tutti, perciò ho recuperato, leggendo quelli che mi mancavano. Altri ovviamente, conoscendoli bene, li ho solo un po’ sfogliati di nuovo. Bianca Pitzorno, così come anche Gianni Rodari, sono autori della mia infanzia. Tra l’altro trovo divertentissimo L’incredibile storia di Lavinia, proprio della Pitzorno. Di Piumini invece mi mancava Lo stralisco, e lo stesso giorno ho letto anche Il bambino di vetro di Fabrizio Silei, e li ho trovati terribilmente affini. Ammetto anche di aver pianto tantissimo, perché sono due libri fragili ma anche commoventi, e poi mi sono segnata delle frasi che sembravano condurre l’uno all’altro, quasi come fosse una coincidenza:

“Una stanchezza felice come quando si corre” — Piumini / “Certo che è stanco, perchè la felicità stanca” — Silei 

Roberto Piumini, “Lo stralisco”, Einaudi Ragazzi, 2022
(courtesy: Serena Mabilia)
Fabrizio Silei, “Il bambino di vetro”, Einaudi Ragazzi, 2022
(courtesy: Serena Mabilia)

Per due settimane — il tempo che avevo per disegnare le copertine — ho fermato tutto e ho fatto solo quello. Per giunta, quando lavoro ad una cosa, ne divento ossessionata. Anche quando staccavo per andare dal dentista, ad esempio, continuavo a pensarci

Come si affronta il fatto di dover disegnare solo la copertina di un libro, quando si è abituati solitamente a disegnarne anche il contenuto?

Per due settimane — il tempo che avevo per disegnare le copertine — ho fermato tutto e ho fatto solo quello. Per giunta, quando lavoro ad una cosa, ne divento ossessionata. Anche quando staccavo per andare dal dentista, ad esempio, continuavo a pensarci, perché avevo solo quello spazio lì, quello della copertina, e doveva essere in grado di racchiudere in sé il libro.
Devi essere in grado di capirlo subito di cosa parlerà il libro. Perciò il modo di pensare è decisamente diverso, devi creare qualcosa di più immediato. Le immagini all’interno di un libro invece possono anche non valere per tutto il libro, ma solo per quella frase lì, per quel momento lì e, quando le guardi tutte insieme, ti rendi conto che raccontano qualcosa.

Mino Milani, “La storia di Ulisse e Argo”, Einaudi Ragazzi, 2022
(courtesy: Serena Mabilia)

Veniamo al dunque, come è andata la fase vera e propria della realizzazione?

Devo dire che è stato abbastanza facile, perché per alcune copertine loro avevano già delle idee: per Mio nonno era un ciliegio, ad esempio, si sapeva già che ci sarebbero state delle ciliegie; anche per La storia di Ulisse e Argo era chiaro che ci sarebbe dovuto essere un cane; per Cipì invece ho copiato il disegno che esisteva già, come per il telefono di Favole al telefono. Per le altre invece mi sono rifatta semplicemente alle immagini che affioravano nella mia testa leggendo o rileggendo i libri. Abbiamo fatto solo un po’ fatica con Prima media!: inviavo loro bozzetti in bianco e nero di cose scolastiche che mi venivano in mente, ma non funzionavano e alla fine mi sono ricongiunta alla me delle medie, che aveva una fissa per le scarpe, e ho pensato alle Converse che indossavo sempre, ed ecco qui la copertina.

I bozzetti per la copertina di “Prima media!”, di Susie Morgenstern
(courtesy: Serena Mabilia)
Susie Morgenstern, “Prima media!”, Einaudi Ragazzi, 2022
(courtesy: Serena Mabilia)

Alla fine mi sono ricongiunta alla me delle medie, che aveva una fissa per le scarpe, e ho pensato alle Converse che indossavo sempre, ed ecco qui la copertina.

Forse ti sto per fare una domanda scomoda, ma ce n’è una a cui sei più affezionata tra le copertine?

È difficile. So che se potessi essere un albero, vorrei essere tantissimo un albero di ciliegie, perciò ho un debole per Mio nonno era un ciliegio, così come per le ciliegie in generale, ovviamente. Però, forse perché ho pianto tanto leggendolo, mi emoziono ancora quando rivedo quella finestra con il vento che smuove la tenda nella copertina di Il bambino di vetro.

Per chiudere, provo a portarti nel futuro del tuo lavoro, come lo vedi?

Mi piacerebbe spaziare nell’illustrazione in maniera più ampia, mi piace quando si contamina come è successo con le ragazze della sartoria Nivule, mi piace quando l’illustrazione diventa anche altre cose.
Amo l’editoria, vorrei che le storie che mi chiedono di illustrare continuassero a stupirmi, a farmi appassionare, ma ho anche capito che ci sono alcuni temi che non mi appartengono e che dunque per me sono decisamente una forzatura.

Angela Nanetti, “Mio nonno era un ciliegio”, Einaudi Ragazzi, 2022
(courtesy: Serena Mabilia)
Stefano Bordiglioni, “Storie prima della storia”, Einaudi Ragazzi, 2022
(courtesy: Serena Mabilia)

Amo l’editoria, vorrei che le storie che mi chiedono di illustrare continuassero a stupirmi, a farmi appassionare, ma ho anche capito che ci sono alcuni temi che non mi appartengono e che dunque per me sono decisamente una forzatura.

C’è un pomeriggio da disegnare davanti a lei, uno da scrivere davanti a me, perciò ci salutiamo. E quando sparisce dallo schermo, se ne va un po’ di luce nella mia stanza. 

Bozzetto per la copertina de “L’incredibile storia di Lavinia”, di Bianca Pitzorno
(courtesy: Serena Mabilia)
Bianca Pitzorno, “L’incredibile storia di Lavinia”, Einaudi Ragazzi, 2022
(courtesy: Serena Mabilia)
Gianni Rodari, “Favole al telefono”, Einaudi Ragazzi, 2022
(courtesy: Serena Mabilia)
Carlo Barbieri, “Dieci piccoli gialli”, Einaudi Ragazzi, 2022
(courtesy: Serena Mabilia)
Un messaggio

Frizzifrizzi è sempre stato e sempre rimarrà gratuito. Si tratta di un progetto realizzato ogni giorno con amore e con impegno. La volontà è di continuare a farlo cercando di tenere al minimo la pubblicità. Per questo ti chiediamo una mano — se vorrai — con una piccola donazione. Potrai farla su PayPal.

GRAZIE DI CUORE.