«È impossibile che un visitatore occasionale tenti di stare al passo con Chicago: lei supera le sue profezie più velocemente di quanto lui possa farle. Lei è sempre una novità; perché non è mai la Chicago che hai visto quando ci sei passato l’ultima volta» disse una volta Mark Twain parlando della grande metropoli dell’Illinois1.
Chicago, in effetti, ha avuto e ha ancora molte anime: c’è la Chicago dell’architettura, piena di grandi capolavori — tra cui il primo grattacielo del mondo — sorti dopo il grande incendio del 1871 (Frank Lloyd Wright la definì «la più bella grande città rimasta nel mondo»); c’è la Chicago delle grandi lotte per il lavoro (il 1º maggio affonda qui le sue radici) e quella dei diritti civili; la Chicago dei gangster durante gli anni del proibizionismo, e quella delle gang del South Side, il ghetto raccontato in tanti film e nella serie tv Shameless; la Chicago dei Bulls e di Jordan; quella della pizza Chicago-style, altissima e disgustosa, perlomeno per i nostri standard.
Fedele al suo nome — una delle tante teorie sull’origine del toponimo sostiene che questo derivi da una storpiatura di shikaakwa, termine col quale i nativi della tribù dei Miami definivano il porro che cresceva abbondante in quell’area — la terza più grande metropoli statunitense è una cipolla, fatta a strati, come quelli che si sovrappongono nel video realizzato dall’artista digitale portoghese João Pombeiro.
Di base Lisbona — dunque a oltre 6000 km di distanza da Chicago — Pombeiro è andato a costruire una sorta di cartolina animata della città, cucendo insieme frammenti dal passato e dal presente in un collage che prende la forma di un lungo piano sequenza che si muove dal South Side al Loop, il distretto finanziario del centro, circondato dalle linee sopraelevate dell’omonimo sistema di trasporti che si sviluppa ad anello.
L’animazione è stata realizzata per il rapper chicagoano Lance Skiiiwalker, che alla sua città ha dedicato un pezzo che si chiama proprio Chicago.
Notare il finale, col il grattacielo Trump che perde una R e diventa Tump, cioè ciuffo.
