Il vecchio e obsoleto CD è il protagonista del nuovo (e ultimo) numero di Ordinary Magazine

La rivista con CD allegato fa molto anni ’90, quando ancora questo supporto veniva considerato come l’incarnazione stessa del concetto di futuro («senti che qualità» diceva quello del negozio di dischi in cui andavo con mio padre da bambino, tentando tutto eccitato di spiegare, davanti ai nostri sguardi perplessi, le differenze tra AAD, ADD, DDD; e «ci sta dentro l’intera enciclopedia!» titolavano quegli stessi magazine che appunto li regalavano, riempiendoli di software-paccottiglia).
Poi, come ben sappiamo, la fortuna del “disco compatto” è sfumata in maniera sempre più rapida con l’arrivo dello streaming online, che ha relegato il CD a un formato ormai obsoleto, anche se ovviamente c’è chi ancora non si rassegna all’obsolescenza, come gli audiofili e le audiofile hardcore e le case editrici di libri scolastici (ora che neppure i computer li fanno più col lettore CD-rom, abbiamo dovuto comprare un drive esterno per accedere agli “indispensabili” file dei libri di francese e di inglese: perché, care case editrici, non ci date semplicemente un indirizzo web e un codice? Siamo nel 2022).

Così com’era successo per le videocassette, ora i CD sono rimasti a prender polvere nelle librerie, nei cassetti e nelle cantine di chi ne collezionava a centinaia o a migliaia, e che ora può ascoltare, vedere, giocare, archiviare tutto direttamente in rete. Quelle ciambelle piatte e iridescenti, un tempo simbolo dello stato dell’arte della tecnologia, sono diventate ordinaria spazzatura, quindi potenziale oggetto di indagine per una rivista — Ordinary — che ha nella sua missione proprio il rendere straordinario quello che è banale.
Il nuovo numero del magazine, infatti, è proprio dedicato al CD, che è allegato a ogni copia così come erano allegati, nelle precedenti uscite, delle forchette di plastica, una spugna, dei cotton fioc, un calzino bianco di spugna, un sacco nero della spazzatura, dell’aria (!), una cannuccia di plastica, un rotolo di carta igienica e un assorbente interno.
A dare straordinarietà all’ordinarietà del Compact Disc sono le foto delle artiste e degli artisti ospitati tra le pagine della rivista, che l’hanno usato per i loro scatti reinventandone i possibili usi e realizzando pazze composizioni, con l’ironia e la follia a fare da legante tra i diversi immaginari di autrici e autori di tutto il mondo, Italia compresa.

Ordinary n.10 – CD, 2021
(fonte: ordinary-magazine.com)

Ordinary n.10 – CD, uscito a fine 2021, si acquista online e dentro ci sono le foto di Thomas Albdorf, Mauricio Alejo, Cornelius de Bill Baboul, Blommers & Schumm, Polly Brown, Ronni Campana, Bobby Doherty, Jo Duck, Jan Erichsen, Alessandro Furchino Capria, Maya Golyshkina, Nicolas Haeni, Inka e Niclas, Maurizio di Iorio, Paul Kooiker, Sebastian Lager, Jens Langkjaer, Lucy Alex Mac, Chris Maggio, Philotheus Nisch, Thomas Nondh Jansen, PUTPUT, Elizabeth Renstrom, Paul Rousteau, Charlotte Rutherford, Leonardo Scotti, Bart Eysink Smeets, Florent Tanet, Yumiko Utsu e John Yuyi.

Questo, purtroppo, è anche l’ultimo numero in assoluto. Il progetto — nato dall’idea dell’artista Max Siedentopf, che ne ha affidato il design a Yuki Kappes — si conclude qui, dopo dieci uscite, una più interessante dell’altra.

Ordinary n.10 – CD, 2021 — foto di PUTPUT
(fonte: ordinary-magazine.com)
Ordinary n.10 – CD, 2021 — foto di Jan Erichsen
(fonte: ordinary-magazine.com)
Ordinary n.10 – CD, 2021 — foto di Maya Golyshkina
(fonte: ordinary-magazine.com)
Ordinary n.10 – CD, 2021 — foto di John Yuyi
(fonte: ordinary-magazine.com)
Ordinary n.10 – CD, 2021 — foto di Bobby Doherty
(fonte: ordinary-magazine.com)
Ordinary n.10 – CD, 2021 — foto di Polly Brown
(fonte: ordinary-magazine.com)
Un messaggio

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