Tesori d’archivio: un’antologia di poster del 1924

«This is the day of the poster» scriveva il pittore, illustratore e disegnatore britannico Sydney R. Jones nella prefazione di Posters & their designers, un volume del 1924 che mirava a offrire una panoramica esaustiva di quella che, tutto sommato, all’epoca era un’arte ancora molto giovane.
Nato a Birmingham nel 1881, Jones fu egli stesso un cartellonista. Dopo aver studiato alla Birmingham School of Art, aver lavorato per un periodo in uno studio di architettura e passato gli anni della Prima guerra mondiale in Irlanda, si trasferì a Londra, dove nel 1920 disegnò alcuni manifesti per la società del trasporto pubblico della capitale britannica. Per anni, inoltre, girò per il paese con la moglie Frances, sfornando guide piene di disegni a tratteggio che avevano come soggetto le bellezze paesaggistiche e architettoniche delle varie zone del Regno Unito, e non solo (qualche titolo si può sfogliare online: The charm of the English village, del 1908; The manor houses of England, 1910; The village homes of England, 1912; e Old houses in Holland, 1913. Jones ha anche illustrato England in France, un memoir di guerra nel ’19 scritto dal giornalista Charles Vince).

Sydney R. Jones, “Posters & their designers”, The Studio, Londra, 1924
(fonte: archive.org)

In Posters & their designers — che si può sfogliare integralmente qui, e anche scaricare — l’artista racconta la storia dell’arte del manifesto, facendola risalire al pittore britannico Frederick Walker, autore, nel 1871, del poster che pubblicizzava lo spettacolo teatrale The woman in white, e poi andando a descrivere quella che era la “scena” internazionale della poster art, dai francesi (Chéret, Grasset, Bonnard, Toulouse-Lautrec, tra gli altri), dei quali dice «l’influenza di questi artisti si è diffusa in lungo e in largo e molti dei loro progetti non sono mai stati sorpassati» fino ai tedeschi, i giapponesi, i russi, gli americani (ai quali riserva una divertente frecciatina: «appassionati e intraprendenti, hanno visto che il poster significava affari e si sono quindi resi conto che doveva essere una buona cosa»). Gli autori italiani sono citati di sfuggita, ma tra le immagini, che costituiscono la gran parte del libro, ce ne sono molti: Leonetto Cappiello, Marcello Dudovich, Leopoldo Metlicovitz, Vittorio Grassi, Aleardo Terzi, Giuseppe Palanti, Giovanni Maria Mataloni, Gian Emilio Malerba, Luigi Enrico Caldanzano (ma nel libro appare come Caldanzalno), Achille Luciano Mauzan e Alfredo Vaccari (indicato erroneamente come Arturo).
La maggior parte dei nomi, com’è facile immaginare, è relativa ad autori maschi. Jones, tuttavia, riporta anche diverse autrici britanniche (Lilian Hocknell, Freda Lingstrom, Irene Fawkes, Dorothy Hutton, Mabel Rundle, Gladys Mayer, Laura Knight, Maud Klein, Gladys Peto) e statunitensi (Blanche Ostertag, Ethel Reed, Florence Lundborg, Minnie McLeish).

In un passaggio particolarmente interessante, Jones spiega quando un poster possa dirsi un’opera di valore:

«Un buon manifesto pittorico, visto da un punto di vista ampio, ha molti aspetti e molti fattori contribuiscono alla sua realizzazione. La sua raison d’être ovviamente è la pubblicità, per attirare l’attenzione e trasmettere un messaggio, e attraverso l’idea e la grafica dovrebbe attirare istantaneamente i passanti, con una storia dichiarata in modo veritiero e in un linguaggio tanto semplice da non dar modo di fraintendere il messaggio. Inoltre, un poster dovrebbe trasmettere “l’atmosfera” del soggetto che pubblicizza e l’occhio dovrebbe essere così attratto dalla bellezza, dall’umorismo, dal colore, dalla grazia del tratto o da altre qualità, che l’attenzione dello spettatore non è solo catturata, ma anche trattenuta abbastanza a lungo da far cogliere appieno l’intenzione dell’inserzionista. Questi fini sono raggiunti solo quando tutte le parti costitutive che contribuiscono alla realizzazione di un manifesto sono regolate in giusta relazione l’una con l’altra, e quando anche chi lo concepisce, chi lo disegna, chi lo stampa e chi lo affigge agiscono in cooperazione».

Composto, come già detto, soprattutto da immagini, il volume ne raccoglie centinaia, soprattutto in bianco e nero. Qui di seguito quelle a colori.

Sydney R. Jones, “Posters & their designers”, The Studio, Londra, 1924
(fonte: archive.org)
Sydney R. Jones, “Posters & their designers”, The Studio, Londra, 1924
(fonte: archive.org)
Sydney R. Jones, “Posters & their designers”, The Studio, Londra, 1924
(fonte: archive.org)
Sydney R. Jones, “Posters & their designers”, The Studio, Londra, 1924
(fonte: archive.org)
Sydney R. Jones, “Posters & their designers”, The Studio, Londra, 1924
(fonte: archive.org)
Sydney R. Jones, “Posters & their designers”, The Studio, Londra, 1924
(fonte: archive.org)
Sydney R. Jones, “Posters & their designers”, The Studio, Londra, 1924
(fonte: archive.org)
Sydney R. Jones, “Posters & their designers”, The Studio, Londra, 1924
(fonte: archive.org)
Sydney R. Jones, “Posters & their designers”, The Studio, Londra, 1924
(fonte: archive.org)
Sydney R. Jones, “Posters & their designers”, The Studio, Londra, 1924
(fonte: archive.org)
Sydney R. Jones, “Posters & their designers”, The Studio, Londra, 1924
(fonte: archive.org)
Sydney R. Jones, “Posters & their designers”, The Studio, Londra, 1924
(fonte: archive.org)
Sydney R. Jones, “Posters & their designers”, The Studio, Londra, 1924
(fonte: archive.org)
Sydney R. Jones, “Posters & their designers”, The Studio, Londra, 1924
(fonte: archive.org)
Sydney R. Jones, “Posters & their designers”, The Studio, Londra, 1924
(fonte: archive.org)
Sydney R. Jones, “Posters & their designers”, The Studio, Londra, 1924
(fonte: archive.org)
Sydney R. Jones, “Posters & their designers”, The Studio, Londra, 1924
(fonte: archive.org)
Sydney R. Jones, “Posters & their designers”, The Studio, Londra, 1924
(fonte: archive.org)
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