Il “mal di vivere”, perfettamente raccontato da un corto d’animazione

«Ok. Dunque, ci siamo. Una giovane donna, attraente, realizzata, appassionata, sempre ottimista, entusiasta, dinamica, determinata. Ho molto da offrire. Sono forte, sicura di me. Miro a eccellere, mi piace imparare. Lavoro duramente, lavoro molto duramente. Sono ambiziosa, fiera… no — ehm — molto fiera dei miei successi. Sento di essere dove dovrei essere. Vivo una vita piena e soddisfacente. Non ho paura delle sfide. Sono implacabile. Sempre un passo avanti. Anche quando le cose sembrano impossibili bisogna… bisogna solo sforzarsi di più. Non mi arrendo mai. Col tempo… andrà tutto bene».
Senti questa voce che parla, che potrebbe essere la tua o quella di chiunque altra — o altro, se è per questo, perché qui il genere c’entra solo fino a un certo punto. Ascolti la voce e pensi a quante volte hai udito discorsi del genere, a quante volte li hai letti — con poche variazioni sul tema — nelle mail di lavoro, e soprattutto a quante volte li hai fatti, tentando di dimostrare a chi ti stava attorno di essere proprio così: ottimismo! passione! determinazione! dinamismo! ambizione! fierezza! lavoro duro! sicurezza di sé! Manca solo l’onnipresente e stucchevole resilienza.

In questo caso, però, la voce è accompagnata da una serie di immagini che, se all’inizio sembrano pedissequamente illustrare con delle metafore visive ciò che viene detto, di tanto in tanto sembrano sfuggire di lato e prendere un’altra strada per raccontare una realtà un po’ diversa. Finché anche le parole inciampano, con le pause e i sospiri ad aprire fugaci squarci che lasciano intuire ciò che verrà dopo: qualcosa che gran parte di noi, oggi, nella società in cui viviamo, conosce benissimo. E quell’“andrà tutto bene” tirato via, quasi biascicato, appare per ciò che è davvero: un pallido tentativo di autoconvincersi, certo, ma, peggio ancora, l’inevitabile crepa in una diga che ormai sta per cedere, oltre la quale c’è l’ansia, c’è la fatica di vivere, c’è il crollo. E il disastro, nonostante un’apparente parentesi di ritrovata consapevolezza e di riappropriazione del proprio tempo e della propria vita, è inesorabile.

Ironico, intelligente, persino comico e al contempo struggente, The Great Malaise (o Le mal du siècle, nell’edizione francese, titolo che cita il concetto di profonda crisi interiore reso celebre dal Romanticismo francese, Chateaubriand in primis) è un piccola e preziosa perla, uscita pochi giorni fa su Vimeo dopo aver girato per quasi tre anni tra i festival di tutto il mondo, compreso il Festival internazionale del cinema di Berlino.
Realizzato dall’animatrice, illustratrice e fumettista canadese Catherine Lepage, il cortometraggio si basa su tre dei suoi libri — 12 mois sans intérêt, Fines tranches d’angoisse e Zoothérapie — e ha vinto, meritatamente, diversi premi importanti.

Frame dal corto “The Great Malaise”, di Catherine Lepage, 2019
Frame dal corto “The Great Malaise”, di Catherine Lepage, 2019
Frame dal corto “The Great Malaise”, di Catherine Lepage, 2019
Frame dal corto “The Great Malaise”, di Catherine Lepage, 2019
Frame dal corto “The Great Malaise”, di Catherine Lepage, 2019
Frame dal corto “The Great Malaise”, di Catherine Lepage, 2019
Frame dal corto “The Great Malaise”, di Catherine Lepage, 2019
Frame dal corto “The Great Malaise”, di Catherine Lepage, 2019
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