I cinesi che negli anni 50 sono impegnati nel Grande Balzo in Avanti predicato dal presidente Mao mi ricordano molto gli italiani che agli inizi del 1900 migravano in America convinti di trovare le strade lastricate d’oro.
Un entusiasmo irrefrenabile, spinto fino al parossismo, induce il popolo ad accettare qualsiasi sacrificio: dal raccogliere rottami di ferro per battere gli inglesi nella produzione dell’acciaio, a donare i capelli per farne concime. Mentre il governo manda satelliti nello spazio e i russi corrono per colonizzare la Luna prima degli americani, i bambini cinesi sono coinvolti, come gli adulti, in una campagna dopo l’altra, come uccidere topi e passeri che danneggiano i raccolti, per contrastare la carestia (causata in realtà dall’incapacità del governo) che ucciderà, secondo le stime di alcuni, 10 milioni di cinesi.
Il Grande Balzo in Avanti viene interrotto nel 1962, ma inizia la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria. Mentre la scuola coltiva l’odio per la borghesia e per i vecchi feudatari, le strade cambiano nomi ma anche i bambini rinunciano ai propri, ritenuti eredità di una tradizione feudataria, e si danno nomi più proletari. Per lo stesso motivo cambiano i menù dei ristoranti che devono risultare più frugali, per nutrire non il palato dei borghesi ma la classe operaia. E poi è da borghesi fare foto di matrimonio senza libretto rosso di Mao, è da borghesi farsi massaggiare i piedi, è da borghesi qualsiasi cosa dispiaccia il despota.
La morte di Mao nel 1976 mette fine alla Rivoluzione Culturale ma la follia continua con Deng Xiaoping. Gli errori della Rivoluzione infatti vengono attribuiti alla Banda dei Quattro, un gruppo di politici di cui fa parte anche la quarta moglie di Mao.
Arrestati i quattro vengono dichiarati colpevoli di aver manipolato il popolo che, sollevato da ogni responsabilità per gli abusi inflitti al prossimo, continua a vivere dimenticando, lentamente, gli anni della rivoluzione.
Una vita cinese di Li Kunwu e P. Ôtié è il ritratto appassionante di 60 anni della Cina di cui abbiamo ricevuto nel tempo sono qualche eco lontana: dalla Rivoluzione Culturale alla ricostruzione di Deng Xiaoping, dal massacro di Piazza Tienanmen a una Cina che entra nel muovo millennio conoscendo finalmente la modernità e il benessere che vede i contadini che hanno fatto la fame diventare imprenditori di successo.
Una trilogia fondamentale, per capire la Cina e per comprendere, più in generale, la manipolazione che è l’ingrediente fondamentale di ogni regime.







