Hell: la “guida illustrata agli inferi” firmata da Steven Heller e Seymour Chwast

Credo non esista persona sulla faccia della terra che, prima o dopo, non sia stata invitata ad andarci. E se ormai la maggior parte di noi prende assai alla leggera sia il pensiero di mandarci qualcuno sia quello di finirci davvero, rimane un problema di fondo: quale? Mi riferisco ovviamente all’inferno, che, come il suo doppio con recensioni migliori, il paradiso, è stato descritto, pensato, disegnato, costruito in un’infinità di modi diversi nel corso della storia.
Per parafrasare Carver: di cosa parliamo quando parliamo di (o mandiamo all’) inferno? Di quello dantesco coi gironi e le fantasiose pene del contrappasso? Di una gita nel regno di Ade? Dell’ansia della pesatura del cuore come volevano le credenze degli antichi egizi? Oppure del gelido Niflheimr dei norreni, dove si è immersi nel buio più buio che si possa immaginare e si grida di dolore per l’eternità?
Da ateo che nutre vaghe simpatie gnostiche e buddhiste mi “piace” pensare che l’inferno sia già qui, in questa dolorosa illusione in cui nuotiamo quotidianamente, ma credo non sarebbe poi tanto male trovarsi ad avere a che fare con Papa Ghede, spirito vudù e signore della morte, primo umano ad aver mai oltrepassato la soglia: pare sia un piccoletto che se ne va in giro in smoking e occhiali scuri, fumando pessimi sigari.

Che l’inferno esista oppure no, e qualunque sia la sua forma, mi ritrovo molto nella descrizione che Steven Heller — già art director del New York Times e una delle più importanti voci a livello internazionale nel campo della comunicazione visiva — dà della discesa nei suoi abissi, che paragona alla ricerca di informazioni nel mondo ctonio dei dati digitali: «dopo esservi immersi nelle viscere dei dati digitali, una conflagrazione di informazioni interconnesse pensata per rimestare la coscienza e adescare l’inconscio (o forse il contrario), potreste facilmente scivolare in un abisso senza fondo da cui è impossibile fuggire premendo un semplice tasto. Molti direbbero che anche documentarsi su determinati argomenti è una sorta di inferno: un luogo — reale o immaginario — in cui la pressione di qualsiasi tasto, lo swipe su uno schermo o l’attivazione di un’assistente vocale può intrappolare negli innumerevoli corridoi dello sconfinato labirinto da cui nessuno fa ritorno».

Steven Heller, Seymour Chwast, “Hell. Guida illustrata agli inferi”, Corraini, 2022
(courtesy: Corraini)

Autore iper-prolifico, dunque costantemente alle prese col documentarsi su questo o quell’argomento, Heller conosce molto bene la piacevole quanto inesorabile trappola che si nasconde in qualunque ricerca: continuare a cercare, perdendovisi dentro. Nel mio piccolo, è un tranello in cui casco ogni giorno. Ci sono dentro anche ora — con decine di tab aperte sul mio browser e due libri spalancati sulla scrivania: uno è il Dizionario dei simboli di Cirlot, aperto sulla voce Inferno, e l’altro, seppure in forma elettronica, è Hell, in cui lo stesso Heller (condannato da una vita a battutacce e giochi di parole sul suo cognome “infernale”) ha fatto squadra con l’amico e leggenda vivente Seymour Chwasttra i più grandi grafici e illustratori degli ultimi sessant’anni, già co-fondatore dei seminali Push Pin Studios e figura chiave del modernismo —, ancora oggi, a più di novant’anni, capace di firmare libri e poster di altissimo livello.

In Hell, che sarà pubblicato da Corraini, Chwast ed Heller hanno viaggiato armati di curiosità e ironia dentro ai tanti inferni che le culture, le religioni e l’arte hanno partorito nel corso dei millenni. L’uno con le parole e l’altro con le illustrazioni, hanno provato a sfidare Lucifero (o chi per lui), dato che, come avvertono i due autori, «Destinati alla dannazione eterna sono coloro che rispondono all’irrefrenabile richiamo a comprendere l’incomprensibile, e a sfidare così il monito che esorta a non svegliare i cani infernali».
Per chi legge, il tragitto è spassosissimo. In sei sezioni — organizzate secondo una suddivisione geografica: Medio Oriente, Americhe, Africa, Grecia, Europa, Asia e Pacifico — Heller e Chwast conducono attraverso più di 50 variazioni sul tema, da Ade al Libro Tibetano dei Morti, dagli inferi dell’Islam a quelli dello Shintoismo, dal dio azteco Mictlantecuhtli alla mitologia finlandese, irlandese, irochese, induista, manicheista, offrendo tantissime informazioni (che poi vien voglia di approfondire. Ma occorre prestare molta attenzione, ché «La vostra punizione, se ci passate il termine, per aver voluto scoprire il significato — per non dire l’esperienza — dell’inferno consiste nel diventarne i prigionieri»), ma snocciolate con leggerezza.

In uscita la prima settimana di marzo, Hell si può già pre-ordinare online.
Per ora ecco qualche diabolico “assaggio”.

Steven Heller, Seymour Chwast, “Hell. Guida illustrata agli inferi”, Corraini, 2022
(courtesy: Corraini)
Steven Heller, Seymour Chwast, “Hell. Guida illustrata agli inferi”, Corraini, 2022
(courtesy: Corraini)
Steven Heller, Seymour Chwast, “Hell. Guida illustrata agli inferi”, Corraini, 2022
(courtesy: Corraini)
Steven Heller, Seymour Chwast, “Hell. Guida illustrata agli inferi”, Corraini, 2022
(courtesy: Corraini)
Steven Heller, Seymour Chwast, “Hell. Guida illustrata agli inferi”, Corraini, 2022
(courtesy: Corraini)
Steven Heller, Seymour Chwast, “Hell. Guida illustrata agli inferi”, Corraini, 2022
(courtesy: Corraini)
Steven Heller, Seymour Chwast, “Hell. Guida illustrata agli inferi”, Corraini, 2022
(courtesy: Corraini)
Steven Heller, Seymour Chwast, “Hell. Guida illustrata agli inferi”, Corraini, 2022
(courtesy: Corraini)
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