Murder Ballads: un fumetto sulle ballate della morte

C’è la storia di Babes in the woods, una ballata che risale al tardo 1500 e che racconta di uno zio che, come nelle favole dei Grimm, assolda due assassini per liberarsi dei nipoti, affidatigli dopo la morte dei genitori, per poterne intascare l’eredità.
C’è il ragazzo che seduce una ragazza e quando scopre che aspetta un bambino, la annega nel fiume. C’è una canzone dei Carolina Buddies (The murder of Lawson family) che racconta di un padre che il giorno di Natale porta la moglie e i sette figli a fare compere e poi, senza nessun motivo, li uccide tutti, tranne il figlio più grande, e poi si spara in testa.

Murder Ballads
DI
Micol Arianna Beltramini e Daniele Serra
EDITORE
Mondadori

Murder Ballads è una raccolta di ballate tragiche, omicidi cruenti e delitti irrisolti, che si riproducono simili a sé stessi dal 1500 fino al 1900 della canzone di Marinella, in cui Fabrizio De André cantava, pare, la morte della prostituta Mary Pirimpò, uccisa a colpi di pistola da mano ignota e poi gettata nel fiume Olona.

Ho pensato di farmi raccontare qualcosa di più dagli autori, Micol Beltramini e Daniele Serra.

Intervista a Micol Beltramini

Dopo la graphic su Jeff Buckley torni a parlare di musica a fumetti. Come nasce questo progetto?

Nasce grazie a Daniele, che tre anni fa mi ha chiesto di scrivergli una storia “dark, romantica e possibilmente ambientata in un bosco” perché voleva disegnare alberi con la matita grassa di Babes in the Woods. Ho subito pensato a Hänsel e Gretel, non avevo idea che la storia fosse ispirata a un’antica ninna nanna basata su fatti realmente accaduti. Da lì in poi ci è venuta voglia di proseguire in quella direzione, pensando ovviamente anche all’album omonimo di Nick Cave che è una stella polare per entrambi. (Sì, la terza e la nona arte per me sono difficili da separare: sto anche lavorando a una biografia a fumetti sulla vita di Dolores O’Riordan, insieme a Francesca Ciregia.)

Tavola tratta da “Murder Ballads” di Micol Arianna Beltramini e Daniele Serra, Mondadori, 2021

Come hai fatto ricerca per trovare queste storie da raccontare?

Per la prima scrematura: libri e siti dedicati all’argomento. La mia preoccupazione principale era trovare storie fichissime, per cui non ti nascondo che mi sono concentrata più su quello che sulla, diciamo, qualità delle ballad. Avevo bisogno di materiale da rielaborare e mi serviva che ogni storia avesse una sua bibliografia a cui attingere. Giù al fiume e E poi non rimase nessuno nascono da questa prima ricerca. Pensavamo a un volume di novanta pagine, diciamo un formato francese. Quando l’abbiamo proposto a Mondadori ci hanno controproposto di ampliarlo con due storie italiane: il primo pensiero è andato ovviamente a De André, poi ho scoperto le storie delle brigantesse e me ne sono innamorata. 

Come hai lavorato con Daniele? Avete scelto insieme le storie?

La scelta delle storie è stata mia, lui ha scelto quale stile abbinarci. Daniele sapeva già come scrivevo fumetti: non la classica sceneggiatura in word, ma story disegnati già compresi di testo. Sua è stata la scelta degli stili, e sulla base della sua scelta io ho costruito le storie. Prendi ad esempio la seconda ballad, quella ad acquerello: è uno degli stili per cui Daniele è famoso nel mondo, super scenografico, ma per esprimersi al suo meglio ha bisogno di spazio: splash page molto più che vignette dettagliate, che mi sono invece divertita a imporgli in altre storie. 

Tavola tratta da “Murder Ballads” di Micol Arianna Beltramini e Daniele Serra, Mondadori, 2021

C’è una storia alla quale sei più affezionata di altre? E una che non hai voluto raccontare?

La prima è più o meno la domanda che ci siamo fatti io e Daniele quando abbiamo chiuso il libro. ‘Qual è la tua preferita?’ Siamo arrivati alla conclusione che, da bravi genitori per quanto un po’ degeneri, le amiamo tutte senza discriminazioni. Tendiamo a pensare che E poi non rimase nessuno sia forse la più completa, un universo a sé, ma ci siamo affezionati tanto anche a Mary Pirimpò, il personaggio più monicelliano di tutti. Ci rende particolarmente fieri il fatto che stia piacendo molto Brigantesse, che era una specie di azzardo. Quanto alla storia che non ho voluto raccontare… posso parlarti di quella che avrei voluto raccontare, ma ci ho pensato troppo tardi: I don’t like mondays dei The Boomtown Rats, una murder ballad modernissima, basata su un fatto di cronaca agghiacciante. Brenda Ann Spencer, sedici anni, si mette a sparare dalla finestra della sua camera prendendo di mira i bambini in attesa di entrare a scuola; quando la polizia le chiede perché l’abbia fatto risponde semplicemente, «I don’t like Mondays».

Tavola tratta da “Murder Ballads” di Micol Arianna Beltramini e Daniele Serra, Mondadori, 2021
Tavola tratta da “Murder Ballads” di Micol Arianna Beltramini e Daniele Serra, Mondadori, 2021

Intervista a Daniele Serra

Come nasce la tua collaborazione con Micol?

Prima di questo libro avevamo avuto la possibilità di lavorare insieme per una storia corta del Corvo (BD Edizioni), ci aveva messo insieme l’editore, non sapevamo se la collaborazione avrebbe funzionato ma da subito ci siamo trovati bene e la storia è piaciuta. Così quando mi è venuta l’idea per un nuovo progetto ho subito pensato di proporlo a Micol perché ho creduto fosse nelle sue corde, la possibilità di mischiare il romantico, il gotico e l’horror mi sembrava potesse essere una bella sfida sia per lei che per me, poi lei ha questa capacità di raccontare con poche righe che a me affascina molto. Inizialmente non pensavo sarebbe diventato un libro di 150 pagine, la collaborazione è nata perché avevo voglia di sperimentare con la matita, una storia breve, niente di troppo impegnativo, ma la cosa ci ha preso la mano, ci stavamo divertendo e così è nato Murder Ballads.

La cosa che mi incuriosisce di più nel tuo lavoro è la scelta di disegnare ogni storia con uno stile diverso. Ce la vuoi spiegare?

Inizialmente la mia idea era fare tutte le storie a matita, d’altronde il progetto era nato da quella idea: sperimentare con la matita. Ma quando facemmo la prima riunione con l’editor Mondadori lui disse che aveva visto anche gli altri miei stili e secondo lui sarebbe stato interessante utilizzare uno stile diverso per ogni storia. All’inizio la cosa mi spaventò parecchio perché tirare fuori cinque stili diversi credibili non è cosa da poco, però man mano che Micol mi proponeva le storie vedevo la potenzialità di questa scelta e anche il divertimento di poter cambiare stile caratterizzando maggiormente le vicende; così si passa dalla matita, all’acquerello, alla china con vari tipi di colorazioni, insomma abbiamo veramente cercato di ritagliare il giusto abito ad ogni storia.

Tavola tratta da “Murder Ballads” di Micol Arianna Beltramini e Daniele Serra, Mondadori, 2021

Oltre allo stile grafico, quel che cambia in ogni storia è anche la regia. Alcune storie sono più “illustrate” quasi a richiamare le favole classiche, altre sono più “raccontate”, con inquadrature talvolta concentrate sui personaggi, altre solo sui dettagli. In tutte le storie vedo comunque del cinema. È così? Se sì, quali sono i tuoi modelli di riferimento?

Devo dire che nella regia c’è lo zampino anche di Micol perché lei scrive la sceneggiatura tramite storyboard, quindi a volte avevo già una scansione della pagina molto chiara grazie ai suoi schizzi, detto ciò avevo carta bianca nella scelta delle inquadrature e possibili cambiamenti che comunque erano sempre funzionali alla storia, ma la cosa bella è che la sceneggiatura stessa era funzionale allo stile che sceglievo, quindi c’è questo connubio molto forte tra scrittura e disegno, ad esempio quando usavo l’acquerello, Micol progettava splash page e immagini di forte impatto per dare risalto al mio uso dell’acquerello e così ugualmente per la matita, con immagini sognanti e molto “raccontate”, mentre invece altre storie hanno una regia più cruda, più fumettistica in senso stretto che ricorda anche il cinema, mi è piaciuto molto soffermarmi sugli sguardi, sugli occhi. Inutile dire che Tarantino e Miike per alcune scene di massacri, l’espressionismo tedesco, le favole russe, il gotico della Hammer e Truffaut, sono per me dei modelli riferimento molto forti.

C’è una storia che hai preferito disegnare?

Come nella migliore tradizione le ho amate e odiate tutte. Le prime due (Babes in the woods e Giù al fiume) sono state le più impegnative, la prima perché non avevo mai usato la matita per disegnare un fumetto, nella seconda invece ho usato l’acquerello, trovo sempre molto complicato e a volte estenuate fare fumetti con questa tecnica, ogni volta mi riprometto che sarà l’ultima. Quelle a china sono state più semplici da realizzare anche se è uno stile su cui ho molto da imparare. In definitiva, ora che le ho finite, quella che mi piace di più guardare è Babes in the woods.

Tavola tratta da “Murder Ballads” di Micol Arianna Beltramini e Daniele Serra, Mondadori, 2021
editorialista
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