Altri voli con le nuvole: intervista a Nicola Magrin

Altri voli con le nuvole
AUTORE
Nicola Magrin
EDITORE
Salani

Amicizia, Anima, Avventura, Radici. Le quattro dimensioni che si intrecciano nella vita di Nicola Magrin sono il filo che ci guida nello scoprire il suo nuovo libro Altri voli con le nuvole edito da Salani. Un lavoro che come un haiku giapponese invita a leggere le immagini e osservare le parole in una meditazione zen delicata, avvolgente, ricca di emozione.


Già due anni fa (lo dichiaravi nell’intervista pubblicata su questo stesso magazine) sognavi un libro tutto tuo. È arrivato questo momento. Come è stata la genesi di Altri voli con le nuvole?

È nato durante il periodo di lockdown quando tutti ce ne stavamo chiusi nei nostri appartamenti. Sentivo il bisogno di non perdere quelle lunghe giornate di stasi, così prendevo la mia bicicletta e andavo nel mio studio. Qui mi sembrava di ritrovare una normalità rassicurante. Proprio durante quei momenti così strani è emersa la volontà di dare vita a quel libro che ho sempre sognato. Non per narcisismo o protagonismo, ma perché dopo tanti volumi in cui i miei acquarelli hanno impreziosito le parole di autori e autrici che stimo e ammiro e dopo tante copertine realizzate nell’arco di dieci anni (sono una sessantina) avevo voglia di raccontare una storia mia.

(courtesy: Nicola Magrin)

Cosa ti ha guidato nella progettazione editoriale?

Fin dall’inizio mi sono immaginato il libro come un haiku giapponese dove la parola abbraccia l’immagine acquarellata dando vita a un intreccio in cui l’immagine la puoi leggere e la parola la puoi osservare come se fosse un’incisione, un ideogramma sulla parte bianca della carta.

Il libro è un valzer di pieni e vuoti, silenzi e sonorità…

Sì, ci sono molti momenti di silenzio, aspetto che corrisponde alla mia natura. Con la casa editrice abbiamo deciso di avere sempre la parte pittorica sulla pagina destra, mentre la pagina sinistra accoglie il vuoto, il bianco o il testo del mio racconto. Un bianco che corrisponde a quel respiro che ci permette di immergerci nell’immagine seguente con il cuore e lo sguardo sgombro da interferenze.

Nel mio atelier, inondato da una luce stupenda che quasi per dispetto colorava giornate in cui noi uomini non potevamo uscire, ho realizzato circa trecento acquarelli che poi ho attentamente selezionato arrivando sceglierne 120 per il libro.

Ed è anche stato anche un esercizio di sottrazione…

Sì, durante il primo lockdown, come dicevo, sono stato estremamente creativo. Nel mio atelier, inondato da una luce stupenda che quasi per dispetto colorava giornate in cui noi uomini non potevamo uscire, ho realizzato circa trecento acquarelli che poi ho attentamente selezionato arrivando sceglierne 120 per il libro.

(courtesy: Nicola Magrin)
(courtesy: Nicola Magrin)

Il testo è un’opera in quattro atti…

Osservando i miei pensieri, ho subito visualizzato un racconto suddiviso in quattro momenti: anima, avventura, radici e amicizia. Quattro parole, quattro temi intrecciati nella mia vita. L’amicizia è legata al viaggio in Alaska con Paolo Cognetti alla ricerca del mitico Magic Bus, il rifugio di Christopher McCandless, la cui avventura ha ispirato il libro Into The Wild di Jon Krakauer e l’omonimo film del 2007 di Sean Penn con la colonna sonora di Eddie Vedder. Poi il tema delle radici, fondamentali nella mia esistenza, legate alle Alpi italiane, alla baita, al mio amico Costante che mi accolse quando ero un ragazzino e mi insegnò tutto sulla vita d’alpeggio. Poi l’anima che mi rimanda al viaggio sull’Himalaya con Folco Terzani avvenuto nel 2010, quando dopo un primo pellegrinaggio con i Sadhu nel sud dell’India, andammo a nord, vicino ad Almora dove suo padre Tiziano trascorse molto tempo e dove io vidi l’alba più bella della mia vita (l’ho voluta disegnare e dedicare al grandissimo e molto amato scrittore scomparso). E, infine, l’avventura, la prima sezione che ho voluto dipingere e che corrisponde al mio incontro con i lupi avvenuto nel 2012 nella British Columbia canadese con Gianni Bianchi, uomo a cui ho voluto un bene immenso. Una sorta di Walter Bonatti dell’avventura, un amico dei miei genitori che con sua moglie è andato a vivere in una casa di legno e di tronchi a Day Lake, a due ore da Smithers.

E qui l’incontro con i lupi che ti è rimasto impigliato nell’anima… come è andata?

Una mattina ai bordi di un lago gelato Gianni ed io abbiamo avuto la fortuna di incontrare un branco di lupi; si trovavano a trenta metri da noi. Quell’incontro è stato stupefacente. Un’esperienza che ha inciso anche sul mio modo di dipingere perché dopo quell’apparizione ancestrale ho iniziato a rappresentare le prime betulle e i primi lupi che mi hanno portato fortuna arrivando a essere il soggetto di molte copertine di Einaudi o del libro edito da Nuages Il richiamo della foresta di Jack London.

(courtesy: Nicola Magrin)
(courtesy: Nicola Magrin)

Un libro, quindi, che parla di te, rivela la tua natura più profonda…

Assolutamente. Ci sono le quattro dimensioni che mi appartengono e mi definiscono. Il mio amore per l’avventura intimamente connesso alla voglia di tornare ai miei rifugi: la baita, lo studio, gli affetti quotidiani. Il sentimento di amicizia e di gratitudine per chi mi ha lasciato qualche cosa scolpito sotto pelle, una cicatrice buona che accarezzo per tenere vivo il loro ricordo. La mia anima colma di un nuovo desiderio di condivisione. Dopo tanti anni in cui ho abitato la solitudine, sento un maggiore desiderio di confrontarmi con l’altro.

Non c’è alcuno schizzo o matita preparatoria, ma la leggerezza e la serenità di un procedere veloce e istintivo. Come se fosse una “meditazione zen pittorica”. Lavorando in modo così veloce, con un pennello anche molto grande, dove le linee sottili vengono date dal movimento del polso come nella calligrafia cinese o giapponese, gioco continuamente con l’imprevisto.

(courtesy: Nicola Magrin)

Rispetto al tuo percorso di artista e illustratore, al tuo linguaggio espressivo, senti che qualche cosa è cambiato?

Non credo di essere cambiato, ma sicuramente ho ampliato la tavolozza dei colori. Ho sempre amato crearmi i colori in modo autonomo e personale. Quelle che chiamo le “mie brodaglie”, ossia un miscuglio di acquerelli della Windsor & Newton, degli inchiostri della Waterman e dei pigmenti naturali. Le preparo direttamente in tre ciotole. Accanto ad esse c’è sempre un secchio grande di acqua fresca che continuo a cambiare. Quasi una sorta di rituale monacale. Intingo poi il mio pennello cinese e lavoro direttamente sulla carta. Non c’è alcuno schizzo o matita preparatoria, ma la leggerezza e la serenità di un procedere veloce e istintivo. Come se fosse una “meditazione zen pittorica”. Lavorando in modo così veloce, con un pennello anche molto grande, dove le linee sottili vengono date dal movimento del polso come nella calligrafia cinese o giapponese, gioco continuamente con l’imprevisto. Può capitare, ad esempio, che la chiazza sia più carica di acqua e svolti sulla carta in una direzione diversa da quella desiderata. Io non me ne preoccupo e in modo istintivo e veloce — come un animale nel bosco che fiuta un odore nuovo — trasformo la chiazza in qualche cosa di inaspettato, che spesso mi sorprende. Un inciampo che si trasforma in una magia, in una nuova opportunità.

(courtesy: Nicola Magrin)
(courtesy: Nicola Magrin)
(courtesy: Nicola Magrin)

Nel tuo libro leggo che, come Paolo Cognetti, ti sei spesso sentito come un salmone che risale la corrente. Vuoi spiegarci in che modo e perché?

Nella cultura indiana dei nativi il salmone è il simbolo dell’Acquario che è il segno zodiacale sia mio, sia di Paolo. Questo libro per di più è un libro dominato dal tema dell’acqua. Inizia con il torrente Mallero che scorre accanto alla mia baita in Valmalenco — «È acqua che corre e il suo rumore mi fa compagnia la notte. Con la luna e le stelle riluce.» — prosegue con l’Oceano Pacifico, sulla costa canadese — «la corrente ci guida» — fino ai fiumi ghiacciati dell’Alaska e soprattutto fino all’ultima immagine del libro dove mi trovo a interrogare la sorgente chiedendo quali saranno le prossime storie da raccontare. Io, come un salmone, sento l’acqua come dimensione spirituale, come fonte inesauribile di visioni, come elemento primordiale a cui attingere per continuare a esprimermi.

Ultima domanda. Abbiamo iniziato l’intervista ricordando che due anni fa cullavi il sogno di questo libro. Ora che desiderio si agita dentro di te?

Sono in un momento di immensa e felice stasi. Continuo a dipingere, ma sono ancora troppo legato ad Altri voli con le nuvole per pensare a nuove avventure. Voglio solo vivere il mio libro in modo profondo e dolce e raccontarlo a chi vorrà ascoltare.

(courtesy: Nicola Magrin)
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