Architype: l’architettura vernacolare secondo Federico Babina

Nel 1964, con la seminale mostra Architecture Without Architects al MoMA di New York, l’architetto e storico austro-statunitense Bernard Rudofsky, che curò l’esposizione, rese celebre il concetto di “architettura vernacolare”, anche detta “architettura spontanea”.
«Architettura prodotta non da specialisti ma dall’attività spontanea e continua di un intero popolo con un patrimonio comune, che agisce all’interno di una comunità di esperienze. La bellezza di questa architettura “primitiva” è stata spesso liquidata come accidentale, ma oggi vi riconosciamo una forma d’arte che è il risultato dell’intelligenza umana applicata a modi di vita unicamente umani» scriveva Rudofsky nel catalogo (che si può sfogliare integralmente e anche scaricare gratuitamente), aggiungendo che quelle che consideriamo appunto come strutture arcaiche possono invece essere viste come «modelli del vero funzionalismo e della modernità senza tempo (distinta dalle mode architettoniche)».

(copyright: Federico Babina | fonte: federicobabina.com)

Nelle sale del museo spettatori e spettatrici potevano vedere — in alcun casi per la prima volta — esempi di architetture spontanee tipiche di ben 60 paesi differenti.
C’erano gli straordinari granai libici, i caravanserragli iraniani, i tetti “acchiappa-vento” di Hyderabad Sind, in Pakistan, e ovviamente i nostri trulli.
A quella mostra — e a tutto il vortice di storia, sapienza e abilità senza tempo che vi ruota intorno, e al quale l’architettura necessariamente continua a tornare quando necessità di staccarsi dalle tendenze dal respiro corto e di rinnovarsi — si ispira anche la nuova serie dell’architetto, grafico e illustratore italiano Federico Babina (ormai tante e tante volte apparso su queste pagine).

Si intitola Archetype, cioè “archetipo”, e presenta numerose variazioni sul tema della casa, prendendo la medesima forma, appunto, archetipica, per illustrare le architetture vernacolari di diversi paesi.
C’è anche un video, accompagnato da un tema musicale di Lucio Morelli, che mostra le opere della serie in un ideale libro.
«C’era una volta» scrive Babina, «un villaggio incantato composto da venti piccole case, dove ogni casa ci raccontava un antico mondo archetipico, quando le città non erano ancora pensate sulla carta e quando tutti erano un tutt’uno con la natura. Un viaggio nel tempo e nei luoghi, alla scoperta dei modelli primordiali dell’abitare. Un libro illustrato di “fiabe architettoniche”, senza inizio né fine, che raccontano storie di paesi e luoghi lontani nel tempo, quando gli architetti non esistevano ancora».

Giappone
(copyright: Federico Babina | fonte: federicobabina.com)
Francia
(copyright: Federico Babina | fonte: federicobabina.com)
Italia
(copyright: Federico Babina | fonte: federicobabina.com)
Cina
(copyright: Federico Babina | fonte: federicobabina.com)
Burkina Faso
(copyright: Federico Babina | fonte: federicobabina.com)
Norvegia
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Stati Uniti
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Grecia
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Libia
(copyright: Federico Babina | fonte: federicobabina.com)
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