L’Atlante dei paesi che non esistono più

Con un nome da scrittore-esploratore-corsaro del XVIII secolo, Gideon Defoe è un autore britannico che ha raggiunto la celebrità internazionale grazie a una serie di libri (Pirates!1) che rende perfettamente giustizia al suo antroponimo. Non solo, più di recente si è messo alla prova che un saggio frutto di numerose e affascinanti scorrerie tra le mappe e i libri di storia. Si chiama Atlante dei paesi che non esistono più, è da poco uscito per i tipi de Il Saggiatore ed è il nuovo, ideale abitante di quello scaffale delle proprie librerie domestiche in cui geografia, storia e letteratura si mescolano in volumi tanto bizzarri quanto interessanti, andando a far compagnia agli Atlanti di Bompiani e all’Atlante delle micronazioni di Graziano Graziani, edito da Quodlibet.

Atlante dei paesi che non esistono più
AUTORE
Gideon Defoe
EDITORE
Il Saggiatore

È soprattutto con quest’ultimo che l’opera di Defoe s’intreccia maggiormente, dato che tra quei “paesi che non esistono più” narrati dallo scrittore ci sono, appunto, diverse entità nazionali autoproclamatesi e quasi mai riconosciute dal severo sguardo delle nazioni “ufficiali”, che fanno tanto le gradasse coi loro seggi all’ONU ma non considerano quanto basti davvero un nonnulla, talvolta, perché uno stato cessi di esistere e venga cancellato dalle mappe.

La dimostrazione la ritroviamo proprio nell’Atlante di Defoe, che elenca casi di realtà nazionali durate anche più di un secolo e poi — puf! — quasi volatilizzatesi, e in alcuni casi addirittura finite nell’oblio.
«I paesi muoiono. A volte è un omicidio. A volte è un incidente. A volte è perché, tanto per cominciare, erano troppo ridicoli per esistere. Ogni tanto esplodono violentemente. Qualcuno se ne va in sordina. Spesso la causa del decesso è “avidità eccessiva” oppure “l’arrivo di Napoleone”. Qualche volta tengono un referendum e votano la loro scomparsa» scrive Defoe in un’introduzione piena di ironia e intrisa di un sano spirito anarchico che fa dire all’autore «Le biografie delle buonanime scomparse contengono un vasto catalogo di opportunisti, razzisti, opportunisti razzisti, truffatori, pazzi, aspiranti evasori delle tasse, malintesi, menzogne, stupidi stratagemmi e un mucchio di cose catalogabili sotto il termine “idiozia generale”. Per questo motivo — e perché l’eccessivo rispetto per gli stati nazione è forse all’origine di tutti i nostri problemi — questi resoconti non si aggregano rispettosamente alle fila dei beneducati saluti alla bandiera di tutto il mondo, per quanto alcune bandiere siano molto belle».

Gideon Defoe, “Atlante dei paesi che non esistono più”, Il Saggiatore, 2021
(foto: Frizzifrizzi)

Diviso in capitoli che raggruppano per macro-categorie i paesi ormai defunti — Squinternati & Opportunisti, Malintesi & Micronazioni, Imposture & Regni perduti, Fantocci & Giochetti Politici — l’Atlante è una sorta di antologia di tutto ciò che potrebbe andare storto a una nazione, piccola o grande, caduca o apparentemente durevole che sia.
Sono 48 i paesi protagonisti, alcuni conosciuti da tutti come la Jugoslavia, la Repubblica Democratica Tedesca o la Repubblica di Salò (che figurano nella sezione Fantocci & Giochetti Politici) o l’Isola di Pasqua (ovviamente tra gli Squinternati & Opportunisti); altri ignoti al grande pubblico come il Quilombo di Palmares, il Libero Stato del Collo di Bottiglia e il Moresnet neutrale (che pure ebbe una lunga vita, oltre un secolo, tra il XIX e il XX secolo); altri ancora talmente effimeri da essere apparsi e scomparsi nel giro di pochi giorni, tipo la Repubblica di Crimea (nata il 17 marzo 2014 e morta il giorno seguente), la Rutenia subcarpatica (15-16 marzo 1939) o la un po’ più resistente Repubblica della Florida occidentale, che andò avanti per quasi quattro mesi, da settembre a dicembre 1810.

Ciascuna biografia è accompagnata da una mappa illustrata e da una piccola scheda, nella quale appare la voce forse più spassosa di tutto il libro, e cioè la causa di morte. Ce ne sono di bellissime: “cattivi geni e Bismark”, “nessuno la prese sul serio”, “un profeta inaffidabile”, “telefoni”, “cattiva programmazione, zanzare, whiskey Sassenach”, “noia”.

Gideon Defoe, “Atlante dei paesi che non esistono più”, Il Saggiatore, 2021
(foto: Frizzifrizzi)

A completare il volume — che si legge velocemente tra risate, pacche sulla fronte, e inesauribili spunti per aneddoti da raccontare durante serate in compagnia — ci sono due ulteriori capitoli, uno sulle bandiere, e uno sugli inni. Di questi ultimi ne riporto uno perché è sia una degna conclusione che una dimostrazione dello spirito dissacrante che permea tutto il libro.

«Il Regno di Corsica si era nascosto dietro a un ciuffo ribelle e aveva sbattuto i piedi salendo le scale fino alla sua stanza, per far sapere che era molto tenebroso e serio e non ascoltava quella fuffa pop che piaceva agli altri paesi:

A voi sospira e geme
Il nostro afflitto core
In un mar’ di dolore
E d’amarezza.
In un mar’ di dolore
E d’amarezza.

L’ultima parte continua a ripetersi, se mai non aveste capito quanto erano disperati».

Gideon Defoe, “Atlante dei paesi che non esistono più”, Il Saggiatore, 2021
(foto: Frizzifrizzi)
Gideon Defoe, “Atlante dei paesi che non esistono più”, Il Saggiatore, 2021
(foto: Frizzifrizzi)
Gideon Defoe, “Atlante dei paesi che non esistono più”, Il Saggiatore, 2021
(foto: Frizzifrizzi)
Gideon Defoe, “Atlante dei paesi che non esistono più”, Il Saggiatore, 2021
(foto: Frizzifrizzi)
Gideon Defoe, “Atlante dei paesi che non esistono più”, Il Saggiatore, 2021
(foto: Frizzifrizzi)
Gideon Defoe, “Atlante dei paesi che non esistono più”, Il Saggiatore, 2021
(foto: Frizzifrizzi)
Gideon Defoe, “Atlante dei paesi che non esistono più”, Il Saggiatore, 2021
(foto: Frizzifrizzi)
Gideon Defoe, “Atlante dei paesi che non esistono più”, Il Saggiatore, 2021
(foto: Frizzifrizzi)
Gideon Defoe, “Atlante dei paesi che non esistono più”, Il Saggiatore, 2021
(foto: Frizzifrizzi)
Gideon Defoe, “Atlante dei paesi che non esistono più”, Il Saggiatore, 2021
(foto: Frizzifrizzi)
Gideon Defoe, “Atlante dei paesi che non esistono più”, Il Saggiatore, 2021
(foto: Frizzifrizzi)
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