Durante un luglio solitario di qualche anno fa, partecipai a un piccolo corso gratuito organizzato dall’Orto Botanico di Bologna. Nel corso di quattro sabati mattina, in gruppo, si imparava a riconoscere gli alberi a partire dalle foglie e dalle forme delle piante, sotto l’esperta guida di una delle responsabili dell’orto, che ci accompagnava in mezzo a quell’inestimabile patrimonio verde snocciolando informazioni e affascinanti curiosità mentre noi “babbani” prendevamo appunti.
Fu un’esperienza preziosa, per me: non tanto a livello pratico — tuttora faccio fatica a riconoscere gli alberi, a parte i più comuni (con gli altri mi aiuto con quella magica app che è PictureThis) — quanto piuttosto per l’atmosfera confortevole, al contempo seria e giocosa, di quegli incontri, che mi lasciarono addosso per mesi una sensazione di rilassamento capace di rinnovarsi a ogni nuova visita in un qualunque parco cittadino. Sembrava che quel poco di conoscenza botanica che ero riuscito ad afferrare avesse come “sbloccato” una sorta di potere — o meglio, un’invisibile e inafferrabile ma ben presente connessione tra me e gli alberi. Connessione che tento di tenere quanto più possibile viva, specialmente nei periodi un po’ più difficili.
Capita — come si suol dire — a fagiuolo, in questi giorni, l’uscita del Piccolo manuale illustrato per cercatori di foglie, una guida che quell’atmosfera di cui parlavo poc’anzi la racchiude tra pagine che evocano lunghe passeggiate, invitano a prestare attenzione per le piccole cose, trasudano amore per ciò che la natura racconta attraverso forme, colori e nomi.
Scritto da Giuseppe Zare, illustrato da Sofia Paravicini e pubblicato da Il Saggiatore, questo volumetto incanta lettrici e lettori con una narrazione in cui scienza e cultura umanistica si contaminano a vicenda (bravo Zare, che non conoscevo e che dimostra la rara capacità di unire una scrittura saggistica estremamente accessibile a una sensibilità letteraria fuori dal comune), al contempo fungendo da strumento pratico nella raccolta e conservazione delle foglie che via via verranno raccolte con l’aiuto del libro: in ciascun capitolo, infatti, c’è una pagina bianca dove inserire l’esemplare appena raccolto, che rimarrà lì incorniciato e accompagnato da una breve citazione (di Proust come di Montale, di Virgilio come di Battiato).
Perché raccogliere e conservare foglie? Lo spiega lo stesso Zare nell’introduzione: «Conservare la foglia di un albero fra le pagine di un libro è un gesto che prima o dopo tutti hanno compiuto, un atto entusiasta e indifeso con cui aggrapparsi a una parte dell’infanzia dominata da stupore e curiosità, che non andrebbe mai abbandonata. Essiccare una foglia, dimenticarla in un volume, serve a tendere un agguato alla memoria che scatterà molti anni dopo, quando la ritroveremo perfettamente conservata, recuperando il vecchio libro da uno scaffale».
Non posso che dar ragione all’autore: uno dei libri più cari che tengo in casa è un piccolo tomo sui giochi di carte che comperai anni fa in un mercatino. Dentro, scoprii poi, c’erano decine di quadrifogli che qualcuno — chissà chi, chissà quando, chissà dove e perché — era andato a raccogliere e aveva messo lì.
Mi piace pensare che io o le mie figlie faremo lo stesso col Piccolo manuale illustrato per cercatori di foglie, e un giorno, in un altro mercatino — chissà chi, chissà quando, chissà dove e perché — qualcuno lo ritroverà e si farà il suo viaggio nella memoria immaginata di persone che non ha mai conosciuto.

(foto: Frizzifrizzi)
Tra storia e arte, superstizioni e religioni, etimologie e viaggi, il libro accompagna in un percorso di conoscenza degli alberi — dall’acero all’ulivo — con una valanga di informazioni non soltanto utili ma che hanno anche il potere di costruire immagini mentali potenti (un esempio: parlando del platano, Zare esordisce dicendo «Sembra che nella metropoli di Londra vivano otto milioni e mezzo di alberi. Ciò significa che per ogni abitante di Londra esiste almeno un albero sotto cui riposare: Londra è una foresta». Ecco, quell’almeno un albero sotto cui riposare e quel Londra è una foresta mi hanno fatto rimuginare per diversi minuti).
A tutto questo si aggiungono le splendide illustrazioni di Paravicini, pluripremiata artista milanese che è stata in grado di dare alle immagini quello stesso “sapore caldo” dei testi, riuscendo a fare coi disegni ciò che Zare ha fatto con le parole: contaminare la precisione da tavola botanica con l’emozione dell’illustrazione da libro di fiabe.
Con l’autunno appena arrivato, quando i “tesori” — le foglie — cadono dagli alberi e aspettano solo di essere raccolte da una mano gentile e curiosa, giovane o meno non importa, il Piccolo manuale illustrato per cercatori di foglie è il volume perfetto da portare sempre con sé.

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)

(foto: Frizzifrizzi)