Jumanji (l’albo illustrato) compie 40 anni

Classe 1949, americano, cresciuto in Michigan in una famiglia olandese, Chris Van Allsburg è oggi conosciuto come scrittore, illustratore e autore di oltre venti libri, tra cui due dei più celebri albi illustrati pubblicati negli ultimi decenni: uno è The Polar Express, uscito nel 1985 e diventato quasi vent’anni dopo un film d’animazione con Tom Hanks; l’altro è Jumanji, capolavoro del 1981 che ha dato vita all’ancor più celebre lungometraggio con Robin Williams (datato 1995), poi a una serie tv e altri due (molto meno riusciti) film.
Niente male per uno che non avrebbe mai pensato di guadagnarsi da vivere scrivendo e disegnando. Van Allsburg, infatti, voleva fare lo scultore. E ci provò: subito dopo aver conseguito il master alla Rhode Island School of Design mise in piedi il suo atelier, ma le cose non andarono come avrebbe voluto. Per fortuna sua moglie Lisa si accorse che alcuni dei suoi schizzi sarebbero potuti essere perfetti per un libro per l’infanzia, e lo convinse a lavorarci su.

Oltre a disegnare, Van Allsburg scrisse la storia, quella di un ragazzino che tenta di salvare il proprio cane Fritz dal giardino magico di Abdul Gasazi, un grande mago ormai in pensione. L’opera conquistò la casa editrice Houghton Mifflin Harcourt e il libro uscì nel 1979. Si intitolava The Garden of Abdul Gasazi (mai pubblicato in Italia, anche se presto potrebbe diventare un film per la Disney) e fu un gran successo di pubblico e di critica, che fece quasi guadagnare a Van Allsburg la prestigiosa Caldecott Medal, medaglia che dal 1938 premia i migliori libri americani per l’infanzia. L’albo non vinse, dovendosi accontentare della menzione d’onore. La medaglia d’oro, tuttavia, arrivò appena due anni dopo con il secondo libro di Van Allsburg, che è appunto Jumanji.

Chris Van Allsburg, “Jumanji”, Logos edizioni, 2013
(courtesy: Logos)

«Quando ero un ragazzino e giocavo a giochi come Monopoli, mi sembravano piuttosto eccitanti, ma quando finivo di giocare tutto ciò che mi rimaneva erano dei soldi falsi. Quindi ho pensato che sarebbe divertente avere un tabellone di gioco con delle caselle in cui le cose accadano davvero quando ci arrivi sopra»: così l’autore raccontò la genesi di Jumanji nel corso un’intervista fatta da un curiosissimo pubblico di giovani studentesse e studenti.
Il resto è storia: il libro vinse la Caldecott (una seconda medaglia d’oro arrivò poi qualche anno dopo grazie al succitato The Polar Express) e diventò un classico, tra i più amati albi illustrati del secolo, coi suoi disegni a matita dalle prospettive inusuali e inquietanti.

Quest’anno l’albo compie quarant’anni. A ricordalo è Logos, la casa editrice italiana che per prima l’ha pubblicato nel nostro paese, nel 2013, e che l’ha ancora in catalogo — si può acquistare online e nelle migliori librerie —, insieme ad altre straordinarie opere firmate da Van Allsburg: I misteri di Harris Burdick, Probuditi!, Il fico più dolce e La scopa della vedova.
Nonostante, per via del film, siano ormai poche le persone che non conoscono la storia, a quattro decenni dall’uscita Jumanji mantiene ancora intatta tutta la sua magia.

Nel frattempo Van Allsburg (che è anche su Instagram, dove però, come i nonni e i genitori poco informatizzati dimentica le password dell’account e, con molta umilità, deve aprirne un altro che poi non usa quasi mai) ha pubblicato il seguito di Jumanji, che si intitola Zathura ed è uscito nel 2002. Ancora inedito in Italia, è diventato anch’esso un lungometraggio.

Tavola tratta da “Jumanji”, di Chris Van Allsburg, Logos edizioni, 2013
(courtesy: Logos)
Tavola tratta da “Jumanji”, di Chris Van Allsburg, Logos edizioni, 2013
(courtesy: Logos)
Tavola tratta da “Jumanji”, di Chris Van Allsburg, Logos edizioni, 2013
(courtesy: Logos)
Tavola tratta da “Jumanji”, di Chris Van Allsburg, Logos edizioni, 2013
(courtesy: Logos)
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