L’illustratrice torinese Chiara Morra ha lavorato a un libro commissionato da Google per insegnare ai nativi digitali (e non solo) l’uso responsabile della rete

Abito accanto a una scuola elementare e ho due figlie, una in quella scuola e una alle medie. Davanti ai portoni d’ingresso dei due istituti ho visto, negli anni: bambine e bambini di sei anni con lo smartphone; pargoli piangenti, ancora nel passeggino, con in mano il dispositivo della madre o del padre, consolati con un po’ di videogame — «così sta zitto»; ragazzinз di quarta o di quinta che aprivano e leggevano tranquillamente le mail scolastiche destinate ai genitori — erano gli unici in casa a sapere come fare; foto scattate a tradimento all’uscita da scuola (questo alle medie), col ricatto di diffonderle via Whatsapp se….
Dulcis in fundo: una mamma che per anni mi ha affidato la sua posta elettronica, con password e tutto, perché non era in grado di usarla (ovviamente, una volta finito il ciclo scolastico, mi sono tolto un peso grosso così a cancellare dalla mente e dalla “cassaforte delle password” ogni traccia di quell’account).

Non credo di essere stato particolarmente sfortunato io. Né mi sembra di aver (ancora) iniziato la trasformazione in vecchio trombone che ha ormai perso ogni contatto con lo spirito del tempo. Semplicemente, mi rendo conto di essere circondato da bambine e bambini, ragazzine e ragazzini che non hanno la minima idea dei potenziali rischi in agguato dietro agli schermi che usano quotidianamente, e che crescono in famiglie in cui gli adulti sono ancora meno coscienti di loro rispetto a ciò fanno (o non fanno) sul web.
Qualche anno fa l’istituto comprensivo frequentato dalle mie figlie inviò una mail con l’invito a partecipare a un incontro sul cosiddetto cyberbullismo, con qualche insegnante, una psicologa e la dirigente scolastica. Ebbene, in una struttura di circa 1000 studentз totali, quindi con una platea potenziale di più o meno 2000 genitori, a quella riunione eravamo, se non ricordo male, 8. Otto, più qualche prof., la dirigente scolastica e la psicologa. E nessuno, oltre me, tra chi era presente, conosceva — per dire — Snapchat. Avevano appena una vaga idea di Instagram (Tik Tok non si era ancora diffuso come oggi) e ragionavano su Facebook e WhatsApp con discorsi già vecchi di anni.

“Interland: avventure digitali”, Gribaudo, 2021
(courtesy: Chiara Morra)

È in un panorama come questo che, quando con la pandemia è iniziata la didattica a distanza, le scuole, totalmente e colpevolmente impreparate, si sono fiondate tra le braccia calde dei colossi del web, ben pronti a fornire gratuitamente infrastrutture in cambio di preziosi dati.
Sono tranquillo di fronte al fatto che mia figlia dodicenne sia praticamente stata costretta dalla scuola pubblica a usare WhatsApp, che in teoria ancora non potrebbe avere (secondo le regole europee si può creare un account a partire dai 16 anni. Prima il limite era 13)? E che, come da circolare, abbia dovuto fare lezione su Classroom accedendovi con un suo indirizzo di posta Gmail appositamente creato dall’istituto? Ovviamente no.

Apprezzo, tuttavia, le iniziative divulgative di Google pensate per alfabetizzare piccolз e grandi all’uso delle rete (non che questo sia sufficiente, e si tratta pur sempre di attività che in un paese lungimirante dovrebbero essere portate avanti dalle istituzioni, ma se lasciamo a società commerciali private il controllo sulle piattaforme per fare didattica, non mi sorprendo che si deleghi al “buon cuore” delle medesime anche il compito di rimediare alla mancanza di alfabetizzazione informatica).
Sono inoltre felice che, per farlo, Google abbia chiamato un brava illustratrice come Chiara Morra, che ha fatto un gran bel lavoro per un progetto editoriale e web chiamato Interland: avventure digitali.

“Interland: avventure digitali”, Gribaudo, 2021
(courtesy: Chiara Morra)
“Interland: avventure digitali”, Gribaudo, 2021
(courtesy: Chiara Morra)

L’iniziativa, che fa parte del più ampio piano chiamato Vivi Internet, al meglio, è pensata per sensibilizzare principalmente i nuovi nativi digitali. «Ma anche per i genitori e per i nonni, perché spesso sono gli adulti stessi che non sanno come difendersi dalle truffe online» mi ha spiegato Morra, mentre il mio pensiero andava alla mamma che mi aveva affidato la sua mail.

Torinese, formatasi allo IED prima di lavorare come illustratrice interna presso Grom, Morra lavora come professionista freelance da circa quattro anni — «perché disegnare gelati tutto il giorno è anche divertente, ma dopo un po’ non ne puoi più» — convinta che il bello del suo mestiere sia di imparare continuamente cose nuove, avendo clienti che si occupano di settori e prodotti assai diversi tra loro. In questi anni ha collaborato con clienti come Save The Children, La Stampa, Mondadori, Compagnia di San Paolo, Giochi Preziosi, Lavazza, ProPublica e Feltrinelli.

“Interland: avventure digitali”, Gribaudo, 2021
(courtesy: Chiara Morra)
“Interland: avventure digitali”, Gribaudo, 2021
(courtesy: Chiara Morra)

Per Interland, Google le ha commissionato tutte le illustrazioni per un progetto che si è sviluppato con un libro, un booktrailer animato e una sezione del sito web di Vivi Internet, al meglio.

«Il volume — dice Morra — è stato creato insieme ad Altroconsumo, Fondazione Mondo Digitale e Polizia di Stato. L’editore è Gribaudo, che fa parte del gruppo Feltrinelli».
Quando Google ha contattato l’editore, questo ha proposto tutto il suo roster di artiste e artisti. «A quel punto — ha aggiunto l’autrice — è stata scelta una rosa di nomi. Le selezionate e i selezionati hanno poi dovuto fare una sorta di “gara”, realizzando un paio di tavole di prova. Sinceramente non mi aspettavo che scegliessero me. Probabilmente è stato il mio stile: semplice, minimale, vettoriale, a tinte piatte…».

Nell’idea iniziale del committente, doveva trattarsi unicamente del libro, da distribuire in alcune scuole. Col passare del tempo, tuttavia, il piano iniziale si è allargato, e ora il volume è anche online, e si può scaricare gratuitamente.
Quella raccontata tra le pagine di Interland: avventure digitali è una storia che coinvolge un nonno, una nipotina e un nipotino, che insieme accompagnano lettori e lettrici in un piccolo percorso di conoscenza della rete: in quali trappole non cadere, come comportarsi, come distinguere il vero dal falso, come prendersi cura delle proprie informazioni personali, come usare — semplicemente — il buon senso.

Chiara Morra al lavoro sul libro
(courtesy: Chiara Morra)
Chiara Morra al lavoro sul libro
(courtesy: Chiara Morra)
Chiara Morra al lavoro sul libro
(courtesy: Chiara Morra)

«Abbiamo lavorato in tempi record, circa un mese e mezzo. Poco per volta mi arrivavano i testi [a cura di Giulia Binando e Matilde Piran, della Scuola Holden, ndr] e io creavo le illustrazioni. Non ho quindi avuto la possibilità di progettare avendo già una visione d’insieme. Proprio per questo ho fatto un gran lavoro, prima, creando un codice visivo iniziale, così da adattarlo ai contenuti che man mano arrivavano. Google è stato finora il miglior cliente della mia vita. Le richieste erano molto precise, e non mi hanno mai chiesto modifiche» ha raccontato l’illustratrice, che, nello studiare i personaggi, ha cercato di disegnarli il più possibile coerenti con l’ecosistema e all’identità visiva del colosso californiano, arrivando persino a ispirarsi, nelle forme, ai caratteri del logo.

Nel volume, così come nel sito e nell’animazione, Morra ha pensato di differenziare il mondo reale da quello digitale utilizzando per il primo linee morbide e per il secondo linee più spigolose. Compresa la parte di progettazione, lunga tanto quanto quella di realizzazione, sono stati necessari quasi tre mesi. «Il Covid ha “aiutato”» ha rivelato l’illustratrice. «Mi sono presa questo lavoro e in quel periodo non ho quasi fatto altro, a parte qualche piccolissima commissione».

Conclusosi questo capitolo, l’autrice ha ricominciato a lavorare ad altri progetti, tra cui uno che ci tengo molto a segnalare.
«Si chiama Edoardo dalla luna» racconta. «Ho da tempo l’idea di un libro per parlare dell’autismo, facendolo però senza filtri, senza metafore. Ne ho abbastanza di opere che girano attorno al tema senza davvero affrontarlo direttamente, con i concetti e i termini giusti. Sembra ci sia una sorta di tabù, e secondo me bisogna abbatterlo».
Per questo sta collaborando con Arianna, una giovane antropologa che ha un fratello con un disturbo dello spettro autistico. Lei si è occupata dei testi e Morra sta lavorando alle tavole.

«Stiamo cercando un editore» dice, «e non è facile. Abbiamo ricevuto diversi complimenti ma ci dicono che a livello commerciale, proprio per via di questo linguaggio diretto, possa essere un rischio».
Visto che molti editori ci leggono, li invito ad approfondire questa bella iniziativa, della quale mostro, qui sotto, qualche tavola.

(courtesy: Chiara Morra)
(courtesy: Chiara Morra)
(courtesy: Chiara Morra)
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