Laju Slow Apparel: un nuovo marchio che è un inno alla lentezza

Fondere due nomi è un’operazione delicata. Non sono solo lettere inanimate quelle che si buttano nella metaforica fornace linguistica: sono segni che — composti a formare un antroponimo — racchiudono mondi, storie, ricordi, modi di essere e di agire. E solo raramente elementi così complessi e articolati riescono a stringersi in un legame tanto solido e tenace da cristallizzarsi in un nuovo nome.

Quando lo si va a ripescare dall’altoforno delle parole, ancora incandescente ma già ben riconoscibile, ci si trova di fronte al simbolo dell’unione di due spiriti affini, che in questo caso sono quelli di Laura Piasentin e Juls Crivellèr, le fondatrici — ecco la fusione — di Laju Slow Apparel.

(foto: Francesco De Luca | courtesy: Laju Slow Apparel)
(foto: Francesco De Luca | courtesy: Laju Slow Apparel)
(foto: Francesco De Luca | courtesy: Laju Slow Apparel)
(foto: Francesco De Luca | courtesy: Laju Slow Apparel)

Laura arriva da un paesino delle campagne attorno a Treviso. Appassionata di tessuti e cartamodelli fin da bambina, grazie alla nonna sarta, si è laureata in Tecnologie per la conservazione e il restauro, ha vissuto per un po’ in Francia e poi ha deciso di rimettersi a studiare, frequentando corsi di modellistica, stilismo e confezione, che le hanno aperto le porte per lavorare come designer in alcuni marchi della moda e del lusso, scoprendo però che il vero lusso è il poter fare le cose con calma.
Durante il lockdown, lo scorso anno, Laura ha fondato un suo marchio, Laurels Apron, col quale realizza splendidi grembiuli e abbigliamento da lavoro pensato per artigiane e artigiani. Il logo glielo ha disegnato Juls Crivellèr, che è la seconda protagonista di questa storia, oltre che la ju in Laju.

Trevisana anche lei, Juls ha studiato presso la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia, per poi frequentare corsi di grafica e illustrazione alla Central Saint Martins di Londra e alla NABA di Milano e infine specializzarsi in lettering con Martina Flor, a Berlino. Nel 2017 — dopo aver lavorato come progettista presso Heads Collective e come art director presso Shado — è diventata freelance, dividendosi tra l’insegnamento (di hand lettering e ricamo), i progetti personali e il lavoro per i clienti. Che non sono clienti qualsiasi: «da qualche anno ho scelto di lavorare con persone che stimo, con cui condivido la filosofia dell’autenticità che premia, che fa di una passione un lavoro. Ecco perché quando un mio tratto calligrafico diventa il logo che racconta una bellissima storia di artigianalità, so di aver fatto la scelta giusta» ha scritto qualche mese fa su Instagram.

Con Laura, Juls è entrata talmente in “risonanza” che insieme hanno appunto dato vita a un nuovo marchio, che già nel nome — il già citato Laju Slow Apparel — porta con sé tutti i tratti essenziali del progetto: la fusione di due anime, la calma come valore.
«Un inno all’amicizia, alla calma, alle gite fuori porta. Un Elogio alla Lentezza», così le due socie definiscono la loro nuova attività.

(foto: Francesco De Luca | courtesy: Laju Slow Apparel)

Come insegna la tartaruga Cassiopea — che in quel capolavoro della letteratura per l’infanzia che è Momo, di Michael Ende, dimostra alla piccola protagonista come andando piano ci si avvicini più rapidamente alla meta — Laura e Juls non considerano il tempo come un nemico da battere (oltretutto è impossibile farlo, checché ne dicano i guru della produttività) ma come un alleato prezioso.
Lentamente è nata la collezione — Laura a disegnare gli abiti e Juls a illustrarli coi suoi pattern colorati — e altrettanto senza fretta i capi vengono prodotti: «slow perché abbiamo scelto di non produrre nessun tipo di capo in più rispetto a quello che ci verrà richiesto. Slow perché tutti i capi sono tagliati in modo da sprecare meno tessuto possibile. Abbiamo scelto di non seguire il tempo delle stagioni o quello del mercato, ma quello dell’artigianato e del mondo sartoriale; ecco perché un ordine Laju non viene evaso in 24 ore ma in 10 giorni; Laura ha bisogno di creare il capo con il giusto tempo» spiegano le due.

Quel “tempo giusto” è ciò che permette di fare le cose per bene: senza sprechi, con cura, e coi materiali giusti.
Interamente prodotti in Italia, tutti i pezzi della collezione sono realizzati con tessuti naturali che hanno la certificazione GOTS (acronimo che sta per Global Organic Textile Standards ed è il più importante standard internazionale per la produzione sostenibile di indumenti e prodotti tessili realizzati con fibre naturali da agricoltura biologica).

(foto: Francesco De Luca | courtesy: Laju Slow Apparel)
(foto: Francesco De Luca | courtesy: Laju Slow Apparel)
(foto: Francesco De Luca | courtesy: Laju Slow Apparel)

Comodi e senza chiusure né bottoni, i capi sono stati pensati per essere abbinati tra loro e presentano pattern disegnati ad hoc, ispirati a tre elementi: la città, con un motivo a scacchi color inchiostro; il mare e i coralli rosa; e infine la campagna, con le succose pesche che idealmente cadono da uno spensierato cielo blu.

Si acquistano online e arrivano, come già detto in precedenza, dopo circa 10 giorni dall’ordine.
A presentarli c’è una bella campagna opera del fotografo Francesco De Luca e realizzata lo scorso luglio, durante una bella giornata di sole, sull’Isola del Lido di Venezia. Gli scatti, ovviamente, non potevano che essere analogici: ulteriore omaggio a quella lentezza che va coccolata e coltivata, per evitare che faccia come la giovinezza «che si fugge tuttavia» cantata da Lorenzo de’ Medici.

(foto: Francesco De Luca | courtesy: Laju Slow Apparel)
(foto: Francesco De Luca | courtesy: Laju Slow Apparel)
(foto: Francesco De Luca | courtesy: Laju Slow Apparel)
(foto: Francesco De Luca | courtesy: Laju Slow Apparel)
(foto: Francesco De Luca | courtesy: Laju Slow Apparel)
(foto: Francesco De Luca | courtesy: Laju Slow Apparel)
(foto: Francesco De Luca | courtesy: Laju Slow Apparel)
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