Medieval Monster Hunter: il medioevo “pop” di Damien Kempf

Fu attorno alla fine del 2012 che il ricercatore britannico Damien Kempf decise di aprire un account Twitter. Storico medievale, docente presso l’Università di Liverpool e autore di diversi saggi, sui social Kempf si è trasformato in un eccezionale divulgatore di spassose e bizzarre immagini demoniache scovate nei medesimi manoscritti che consulta ogni giorno in quella che è la sua vita accademica.

Autodefinitosi “cacciatore di mostri medievali”, in poco tempo è diventato una vera celebrità, grazie ai suoi tweet fatti di illustrazioni piene di diavoli che leccano le dita dei piedi ai dormienti, suore che prendono per mano scheletri inaspettatamente allegri, chimere in panciolle, terribili torture e animali improbabili che sembrano usciti dalla fantasia di fumettisti contemporanei fatti di ayahuasca, tutte quante accompagnate da sagaci commenti capaci di tracciare un ideale filo rosso tra le misteriose miniature che popolavano i marginalia e i capilettera dei testi religiosi di secoli fa e le nostre vite quotidiane di donne e uomini del nuovo millennio.

Tale risvolto “pop” dell’arte medievale ha avuto ovviamente successo anche su Instagram, dove Kempf ha un seguito di oltre 120.000 persone.

Damien Kempf, “Medieval Monster Hunter”, Witty Books, 2020
(courtesy: Witty Books)

Alcuni dei suoi post sono anche stati raccolti un libro pubblicato dalla casa editrice indipendente italiana Witty Books, di base a Torino, che l’anno scorso ha dato alle stampe Medieval Monster Hunter, un volumetto di 120 pagine (progettato da Paolo Berra) che presenta una selezione di alcuni dei migliori post dell’autore britannico.

«Sono un cacciatore di mostri medievali. Lo sono da molti anni ormai. È un lavoro strano che consiste nel dare la caccia ai mostri nell’arte medievale, e più in particolare nei manoscritti. La grande maggioranza di questi libri, scritti su pergamena, erano di natura religiosa (Bibbia, libri di preghiere, trattati teologici ecc.). In essi ovviamente si trovano molte raffigurazioni di Cristo, della Vergine e dei santi. Ma il diavolo non è mai lontano; spesso si nasconde nell’angolo dell’immagine, pronto a tentare o aggredire il buon cristiano — a cominciare da Gesù, che ha dovuto resistere tre volte alle lusinghe del diavolo. Il diavolo è il prototipo dei mostri. È IL mostro. Ma ce ne sono molti altri. Sono disponibili in tutte le forme e dimensioni. Spesso combinano elementi umani con parti di animali. Si credeva che abitassero i confini della terra, luoghi inospitali dove la presenza umana è indesiderabile. Questi territori si trovavano nell’estremo oriente del mondo, dove pochi avevano ancora osato avventurarsi. Vivevano strane creature, con nomi dal suono strano, come panozi, sciapodi, blemmi o cinocefali. Hanno già affascinato antichi romani e greci, ma hanno assunto un nuovo significato con l’avvento del cristianesimo. Sono venuti a incarnare il mondo barbaro e non cristiano che era ancora inalterato dalla civiltà. Metà umane metà bestie, queste creature portano il marchio (lo stigma) della loro natura incivile, della loro mostruosità» scrive Kempf nel testo che accompagna le immagini.

Uscito in 750 copie, il libro è andato esaurito in pochissimo tempo, ma la buona notizia è che è arrivata una seconda edizione, che si può acquistare online.

Damien Kempf, “Medieval Monster Hunter”, Witty Books, 2020
(courtesy: Witty Books)
Damien Kempf, “Medieval Monster Hunter”, Witty Books, 2020
(courtesy: Witty Books)
Damien Kempf, “Medieval Monster Hunter”, Witty Books, 2020
(courtesy: Witty Books)
Damien Kempf, “Medieval Monster Hunter”, Witty Books, 2020
(courtesy: Witty Books)
Damien Kempf, “Medieval Monster Hunter”, Witty Books, 2020
(courtesy: Witty Books)
Damien Kempf, “Medieval Monster Hunter”, Witty Books, 2020
(courtesy: Witty Books)
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