Il Myriorama stampato a mano da Cecilia Campironi

«La grande mania dei primi anni ’80 era il cubo di Rubik; negli anni ’20 dell’800 era il myriorama».
Iniziava così un interessante articolo uscito nel 2004 sulla rivista Print Quarterly a firma del grande curatore di arti grafiche Ralph Hyde, che nel suo breve saggio raccontava la storia di questo affascinante gioco illustrato composto da carte con le quali andare a costruire un numero quasi infinito di panorami.

Inventato — pare — dallo scienziato ed educatore francese Jean Pierre Brès agli inizi del XIX secolo, il myriorama (parola coniata unendo due termini greci: myrias, decine di migliaia, moltitudini, e orama, visione, scena) uscì in un periodo in cui il mondo occidentale impazziva per le illusioni ottiche, il pre-cinema e i tanti -orama che di volta in volta venivano presentati come nuovi prodigi per l’intrattenimento: diorama, cosmorama, pleorama…
Chiamato anche polyorama, il myriorama “funziona” grazie a tessere che si possono unire a tutte le altre, generando un altissimo numero di combinazioni, tanto maggiore quanto più numerose sono le carte.

Cecilia Campironi, “Myriorama Volcano Labyrinth”, autoproduzione, 2020
(foto: Frizzifrizzi)

Grande appassionata di questo gioco antico — che racchiude in sé la metafora della vita e degli innumerevoli percorsi che si possono intraprendere — è l’illustratrice Cecilia Campironi.

Romana di nascita, cresciuta a Milano, torinese d’adozione e già tra le fondatrici di Studio Arturo, Campironi è lei stessa il frutto di una delle molte possibili combinazioni che puoi ottenere mettendo insieme un Jabberwocky di Lewis Carroll, una riunione impossibile tra il gruppo OuLiPo e quello OpLePo, un flusso di pensieri preso direttamente dalla testa di Munari, una serata passata a chiacchierare di folklore con Roland Barthes e una bambina che ha a disposizione tutti gli inchiostri del mondo per sporcarsi le mani. Il risultato è un’artista straordinaria che passa dal realizzare un libro illustrato sulle figure retoriche al produrre estemporanei biglietti d’auguri, dal riempire un volume (con Davide Calì) di scarpe immaginarie al progettare giochi coi bambini.

Cecilia Campironi, “Myriorama Volcano Labyrinth”, autoproduzione, 2020
(foto: Frizzifrizzi)

Campironi si è imbattuta per la prima volta in un myriorama quando lavorava in un negozio di giocattoli, restando impressionata tanto dalla magia quanto dalla semplicità del meccanismo.
Tempo dopo ha deciso di farne delle sue versioni, tra cui un labirinto cosmico e, appena qualche settimana, il Myriorama Volcano Labyrinth, un altro labirinto, stavolta in un arcipelago di isolette che spuntano tra la lava, con ponti, rettili, liane e fantasmini.

Il progetto ha richiesto un anno di lavoro ed è stato stampato a mano presso il Print Club Torino.
Le tessere sono serigrafate a tre colori su cartone pressato. La scatola, pure, è serigrafata a un colore.
Campironi descrive così, su Instagram, il lavoro fatto: «Tutto parte dalla scatola. Decise dimensioni tessere, acquistato supporto e decisa la tecnica di stampa. Serigrafia (masochismo inconsapevole). Prime bozze di idee e ambientazioni. Calcolo millimetrico dei punti di incontro delle tessere. Imprecazioni varie. Disegno su carta di tutto il paesaggio. Creazione di griglia maniacale su Photoshop. Riproduzione degli schizzi in digitale e gestione dei livelli colore. Stampa livello colore 1 wow. Colore 2 wow e sudore. Colore 3 wow, svarioni, soddisfazione. Taglio delle tessere. Ciao sono l’accollo dei tipografi. Marmottina davanti a Netflix per montaggio scatole. Gioia. Orgoglio materno nel vedere le mie creature tutte insieme».

Per acquistarne un set, si può contattare Cecilia Campironi sul suo account Instagram.

Cecilia Campironi, “Myriorama Volcano Labyrinth”, autoproduzione, 2020
(foto: Frizzifrizzi)
Cecilia Campironi, “Myriorama Volcano Labyrinth”, autoproduzione, 2020
(foto: Frizzifrizzi)
Cecilia Campironi, “Myriorama Volcano Labyrinth”, autoproduzione, 2020
(foto: Frizzifrizzi)
Cecilia Campironi, “Myriorama Volcano Labyrinth”, autoproduzione, 2020
(foto: Frizzifrizzi)
Cecilia Campironi, “Myriorama Volcano Labyrinth”, autoproduzione, 2020
(foto: Frizzifrizzi)
Cecilia Campironi, “Myriorama Volcano Labyrinth”, autoproduzione, 2020
(foto: Frizzifrizzi)
Cecilia Campironi, “Myriorama Volcano Labyrinth”, autoproduzione, 2020
(foto: Frizzifrizzi)
Cecilia Campironi, “Myriorama Volcano Labyrinth”, autoproduzione, 2020
(foto: Frizzifrizzi)
Cecilia Campironi, “Myriorama Volcano Labyrinth”, autoproduzione, 2020
(foto: Frizzifrizzi)
Cecilia Campironi, “Myriorama Volcano Labyrinth”, autoproduzione, 2020
(foto: Frizzifrizzi)
Cecilia Campironi, “Myriorama Volcano Labyrinth”, autoproduzione, 2020
(foto: Frizzifrizzi)
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