Missive Selvatiche: un progetto di “resistenza artistica” che arriva nella buca delle lettere

Se c’è una cosa che non è mancata, durante la pandemia, è stata l’occasione di fruire arte. Una valanga di appuntamenti in streaming, archivi digitali e mostre online ci ha seppellitз tuttз quantз, sferrando il colpo finale alla nostra già limitatissima soglia dell’attenzione.
Dopo l’iniziale entusiasmo, anche io — che in teoria dovrei tenermi sempre “sul pezzo”, come si suol dire — sono arrivato alla completa nausea da iper-abbuffata, preda della totale confusione da sovrastimoli, con progetti e prodotti culturali pur belli e interessanti che si liquefacevano e mescolavano in un magma dal colore indistinto.
Lo schermo — cornice che tutto schiaccia e uniforma alla medesima (ir)rilevanza — a fare da inesorabile calderone, dispensatore di un brodo ormai diventato insapore ma che non s’arrende e continua ininterrottamente a eruttare lapilli acchiappa-attenzione («X ha appena avviato una diretta», «sei stato menzionato da Y», «alle 16,30 inaugura su Facebook la mostra Z»).

Se c’è una cosa che invece è mancata, durante la pandemia, è stato il contatto fisico. Lo sappiamo tutti. Contatto che in molti casi è necessario, vitale, in ambito artistico, e che nessun social e nessuno streaming può sostituire.
Lo spazio tra l’opera e chi osserva è uno spazio fisico in un contesto che è parte in causa della fruizione stessa: l’esperienza di guardare una fotografia cambia in base a infinite variabili. Tra di esse la presenza e il luogo (farlo in una galleria non è come farlo in un museo, in una chiesa, nel sottoscala di un palazzo, tra le pagine di un libro — così come guardare un film sul divano non è uguale ad andare a vederlo al cinema).

(courtesy: Missive Selvatiche)

È da questa necessità di un contatto; dal bisogno di arrivare fisicamente all’occhio, alle mani e, in qualche modo, anche alle orecchie del pubblico; dall’urgenza di oltrepassare quel muro chiamato schermo, che è nato il progetto Missive Selvatiche.
«L’esigenza è stata quella di condividere un forte senso di impotenza e disagio nei confronti delle restrizioni che riguardano il mondo della cultura e dello spettacolo di cui facciamo parte, anche come spettatrici. Ci siamo chieste se avessimo potuto fare qualcosa in grado di abbattere quel muro che, in quanto artiste, ci stava lentamente isolando. Abbiamo deciso così di condividere la nostra idea con altri artisti di cui conoscevamo la sensibilità e il lavoro» spiegano le fondatrici, Pamela Maddaleno e Alessia Castellano.

(courtesy: Missive Selvatiche)

Maddaleno è fotografa e videomaker, Castellano è illustratrice, e insieme hanno coinvolto un gruppo di illustratori e fotografe, danzatori e poetesse, teatranti e cineaste e musicisti dallo spirito affine e con le stesse esigenze: «Abbiamo deciso di unirci e andare verso coloro che ci mancano e a cui crediamo di mancare» dicono presentando la loro iniziativa, che consiste nel confezionare e consegnare, brevi manu, dei piccoli pacchetti che contengono tre oggetti d’arte, accompagnati da una lettera che spiega il progetto.

La prima edizione/spedizione, partita a dicembre 2020, ha visto la partecipazione di poco più di una decina di artistз ed è rimasta circoscritta alla zona di Prato. Autrici e autori hanno personalmente imbucato le missive dentro a cassette delle lettere scelte a caso lungo il cammino. Una modalità che apre interessanti questioni sul rapporto artista/pubblico: «Cosa accade — ci si chiede nel testo di presentazione di Missive Selvagge — quando un’opera esce dal canonico percorso che va dall’autore al fruitore che si suppone essere interessato a quel tipo specifico di opera? Cosa accade se un’opera viene a trovarsi in un luogo dove non si suppone dovrebbe trovarsi, come una cassetta della posta? Cosa accade se si riceve un regalo che non è stato richiesto? E cosa accade se un artista mette la propria opera nelle mani del caso, se in altre parole non si sa più chi sono i fruitori e non si è più certi di ricevere un riscontro da questi ultimi? Sono domande alle quali non abbiamo risposta ma che riteniamo giusto farsi in un momento in cui si può finalmente rimettere tutto in discussione».

(courtesy: Missive Selvatiche)
(courtesy: Missive Selvatiche)

Tra i 200 pacchetti imbucati a dicembre non ce n’era uno uguale all’altro. E contenevano fotografie e spartiti, poesie e disegni.
Ora è in corso la seconda edizione — a cura di Castellano, Maddaleno e della fotografa Margherita Nuti — che ha visto raddoppiare il numero dei nomi coinvolti, quasi 50, da tutta Italia e non solo, per un totale di circa 400/500 pacchi, che da qui al 5 marzo arriveranno nelle cassette delle lettere di alcunз fortunatз a Prato, Pistoia, Firenze e Roma, consegnati dagli stessi artisti e dalle stesse artiste che hanno partecipato.

«Siamo selvatici nel senso che si tratta di un progetto libero e indipendente che, per un’urgenza legata alla situazione sanitaria, non poteva aspettare finanziamenti o seguire le vie classiche della produzione e distribuzione dell’arte e della cultura, ma mettiamo particolare cura in quello che facciamo perché chi riceva il pacchetto si trovi tra le mani un oggetto bello affinché non decida di cestinarlo» spiegano le fondatrici.

Nato in piccolo, il progetto di “resistenza artistica” è immediatamente cresciuto e mira ad espandersi, sia a livello di territorio che di persone coinvolte.
Si può seguire l’iniziativa sia su Instagram che su Facebook.

I nomi coinvolti nella seconda edizione:

Chiara Arturo (fotografia), David Becheri (fotografia), Chiara Bettazzi (arte), Valeria Caliandro (musica), Marta Capaccioli (danza), Alessia Castellano (illustrazione), Cristucci (illustrazione), Sarah Edith (illustrazione), Father Murphy (musica), Serena Gallorini (fotografia), Mary Angel Garcia (illustrazione, ricamo), Gli Omini (teatro), Claudia Gori (fotografia), Chiara Guidi (illustrazione), In fuga dalla bocciofila (cinema), John Snellinberg (cinema), Kinkaleri (teatro-danza), Cecilia Lattari (arte), Arzachena Leporatti (poesia), Francesca Loprieno (poesia e foto), Mirko Maddaleno (musica), Pamela Maddaleno (fotografia), Marco Mazzoni (illustrazione), Mazzolino (illustrazione), Lucia Mazzoncini (poesia), Martina Melchionno (fotografia), Margherita Morotti (illustrazione), Sara Miriati (illustrazione), Marino Neri (illustrazione), Léa Neuville (fotografia e poesia), Margherita Nuti e Daniele Molajoli (fotografia), Beatrice Pucci (illustrazione), Paola Ressa (fotografia), Arianna Sanesi (fotografia), Naima Savioli (fotografia), Marco Smacchia (illustrazione), Anita Scianò (fotografia), Sedici (associazione fotografica), The Franky Family show (musica), The Loom Movement Factory (danza), Teatro Metropopolare (teatro), Gaia Uska (illustrazione), Gaia Vettori (fotografia), Werner (musica), Zappa! (associazione culturale), Zaches Teatro (teatro).

(courtesy: Missive Selvatiche)
(courtesy: Missive Selvatiche)
(courtesy: Missive Selvatiche)
co-fondatore e direttore
Mostra Commenti (1)
  1. È una bellissima iniziativa. Io però abito in un piccolo paese degli Appennini emiliani, un paese praticamente di anziani… non so se apprezzerebbe le mie incisioni… tra l’ altro siamo di nuovo in zona rossa e i movimenti sono proprio limitatissimi…

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