Dry Out: quando l’acqua evapora

«Ovunque andiamo sulla Terra — anche in quello che può sembrare l’ambiente più ostile possibile — fintanto che c’è acqua allo stato liquido e una fonte di energia chimica, troveremo la vita»: così disse Jay Bergstralh, scienziato della Nasa recentemente scomparso, durante una trasmissione della pbs, invitato a parlare del progetto Voyager.
Al di là dei viaggi spaziali, pur essendo, fin dal grembo materno, il più familiare degli elementi naturali, l’acqua è composto chimico bizzarro, che si comporta diversamente dalla maggior parte degli altri liquidi che conosciamo: si espande quando raggiunge lo stato solido e allo stato liquido si aggancia e sgancia in continuazione dalle altre molecole, con un legame abbastanza forte da formare pozzanghere e laghi e mari e oceani e permettere agli insetti di camminare sul pelo dell’acqua, che appare come una pellicola “gelatinosa”.

Se, ovunque ce n’è, la vita ha almeno una possibilità di svilupparsi, senza acqua essa ha fine in tempi piuttosto brevi, ma non così rapidi da permetterci di accorgercene in tempo reale. Da qui l’idea dell’art director, fotografo e motion designer austriaco Christian Stangl di filmare in time-lapse oltre cento organismi che vanno incontro a un processo di disidratazione.

«Seccarsi è un processo chimico che impiega ore, giorni o anche settimane. Senza abbastanza acqua il metabolismo di un organismo si ferma», scrive il designer a proposito del suo cortometraggio Dry Out, realizzato usando lenti macro e un microscopio.
«Nessun animale non microbico è stato danneggiato in questo video», aggiunge Stangl.

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