Gli animali sfacciati di Pamela Cocconi

Conosco virtualmente Pamela Cocconi da qualche anno, e nel tempo mi sono convinto che per lei l’illustrazione non sia tanto una questione di espressione artistica — o meglio, lo è, ma non solo. Credo sia proprio un fatto di comunicazione. Certo, lo sappiamo tutti, l’illustrazione è comunicazione visiva (racconta, commenta, informa, spiega: illustra, appunto) ma nel caso di Cocconi è come se i disegni uscissero direttamente fuori dai pensieri, e i pensieri, si sa, possono essere alti e profondi e complessi ma anche spiccioli, semplici, quotidiani. Dentro alle nostre teste non ci sono settori separati — qua sta l’alto, là il basso —, è tutta una confusione di neuroni e cariche elettriche, e in quella caotica nuvola di ininterrotta attività cerebrale ci siamo noi. Quella caotica nuvola siamo noi. E la nuvoletta iperattiva di Cocconi partorisce inarrestabile disegni e testi: disegni che funzionano come parole e scritte che si leggono come disegni.

(courtesy: Pamela Cocconi)

Chi prova a fare un giro sul suo sito se ne accorgerà: sembra di ascoltare qualcuno pensare a voce alta — esperienza affascinante, perché impossibile da vivere nel mondo materiale.

Quest’effetto è tanto più evidente, e dichiarato, in una serie in particolare, quella degli Animali sfacciati, che Cocconi descrive come «una piccola rassegna sfrontata, contro la rassegnazione, perché ci sono sempre cose da dire che spesso non diciamo. In fin dei conti è meglio ascoltare una gabbia di matti o rimanere come degli animali in gabbia?».

Tra l’arte naturalistica e l’ironia, tra lo sfogo e l’autoterapia, la rassegna rassegnata di facce sfacciate è uno spassoso, sentito, surreale vuotare il sacco senza freni e inutili censure. Se penso che devi tacere, ti faccio dire «taci» da una foca leopardo. Se voglio mandarti a quel paese, c’è il bizzarro oribi a dire «fottiti» al posto mio.

«È diventato una sorta di progetto terapeutico e ricreativo, nato nel settembre dell’anno scorso, dove facce di animali dicevano cose al posto mio, quindi ci mettevano la faccia in modo sfacciato senza peli sulla lingua. Ognuno, a proprio modo, può immedesimarsi nelle loro parole perché dare sfogo o manifestare i propri pensieri, anche talvolta in modo scorretto, è comunque un modo per esprimersi senza repressione, come appunto un animale in gabbia», spiega Cocconi, che di recente ha esposto i suoi disegni presso Eclissi Art Studio e Concept Store, a Reggio Emilia, e vende le illustrazioni della serie, realizzate con pastelli a cera su carta, attraverso il suo negozio online.

(courtesy: Pamela Cocconi)
(courtesy: Pamela Cocconi)
(courtesy: Pamela Cocconi)
(courtesy: Pamela Cocconi)
(courtesy: Pamela Cocconi)
(courtesy: Pamela Cocconi)
(courtesy: Pamela Cocconi)
(courtesy: Pamela Cocconi)
https://www.youtube.com/watch?v=eYB4uReyJJI
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