È uscito il libro di “Accidentally Wes Anderson”

Si può non essere d’accordo con chi critica il regista texano Wes Anderson di fare film che vanno poco oltre l’esercizio di stile e che, dietro all’estetica, oltre la buccia, c’è solo un debole scheletro. Ma i detrattori colgono un punto fondamentale e inconfutabile: volente o nolente, Anderson è riconoscibile proprio per quella certa estetica e quel certo immaginario, che d’altronde gli hanno permesso di diventare ciò che pochissimi possono vantare di essere: un aggettivo. E, ancora più raro, un aggettivo con nome e cognome: wesandersoniano.
Basta evocare questo termine perché tutti, o giù di lì, afferrino al volo il concetto.
Senza bisogno di ulteriori spiegazioni, didascalie, precisazioni. La wesandersonianità è composta da molteplici elementi — colori, patina vintage, composizione dell’immagine, prospettiva centrale, simmetria — ma non serve una guida per identificarla: «I know it when I see it», come disse il Giudice della Corte Suprema Potter Stewart nel 1964 in un celebre processo per oscenità.

(fonte: accidentallywesanderson.com/book)

Da qui l’enorme e persino scontato successo di un progetto come Accidentally Wes Anderson, un account Instagram nato nel 2017 per raccogliere tutti quei luoghi “accidentalmente wesandersoniani”.
Fondato dallo specialista americano di marketing e branding Wally Koval, che ebbe l’idea a partire da questo subreddit, oggi l’account ha oltre un milione di follower e mette assieme foto spedite da appassionati di tutto il mondo.
Di nuovo: a differenza del grande maggioranza di progetti che raccolgono foto altrui, in questo caso non c’è bisogno di guide e spiegazioni — «I know it when I see it», lo sa Koval, lo sanno i follower, lo sanno coloro che inviano gli scatti.

Tre anni dopo il primo post, che rappresentava un grazioso alberghetto svizzero che sorge sul tornante di una strada di montagna — l’Hotel Belvédère di Grindewald — Accidentally Wes Anderson è diventato anche un libro, che in copertina ha proprio quel primo scatto realizzato da Koval e postato l’11 giugno 2017.

Il libro, 368 pagine, è una sorta di atlante in cui l’immaginario wesandersoniano si sovrappone al mondo reale. Alcune delle foto pubblicate sono già apparse online, altre sono totalmente nuove.
E non è difficile immaginare chi possa aver firmato la prefazione: proprio lui, l’uomo diventato aggettivo, Wes Anderson.

(fonte: accidentallywesanderson.com/book)
(fonte: accidentallywesanderson.com/book)
(fonte: accidentallywesanderson.com/book)
(fonte: accidentallywesanderson.com/book)
(fonte: accidentallywesanderson.com/book)
(fonte: accidentallywesanderson.com/book)
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