«Cosa rappresenta realmente l’espressione Global South, se non una dichiarazione politica? Un modo che l’ordine mondiale ha scelto per nominare delle regioni in opposizione ad altre? Tutte le volte che sento l’espressione: Paesi del Sud, mi chiedo sempre quale sia il messaggio nascosto, dato che il Sud è sempre considerato — e non importa se diventa una rivendicazione di qualche tipo — come inferiore», ha spiegato tempo fa Simon Njami.
Njami è uno scrittore, critico d’arte contemporanea e curatore camerunese, ed è uno dei creatori del format AtWork, progetto itinerante che dal 2012 organizza workshop in tutto il mondo coinvolgendo giovani creativi di paesi come il Gabon, il Mozambico, lo Zimbabwe, l’Uganda, il Chad, e rifugiati o richiedenti asilo che vivono in Europa e negli Stati Uniti.
AtWork è un’iniziativa della Moleskine Foundation, ente non profit finanziato dall’omonima azienda milanese conosciuta a livello globale. Lo scopo è quello di «ispirare una nuova generazione di pensatori», spiega Njami, «utilizzando il processo creativo per stimolare il pensiero critico e il confronto fra i partecipanti». Durante gli incontri, i partecipanti, guidati da artisti e curatori, lavorano alla realizzazione di un notebook Moleskine personalizzato. Si tratta quindi di taccuini che raccontano storie, che parlano di speranza e di tragedie, di sogni e di radici, di cultura e di comunità.

(courtesy: Moleskine Foundation Collection)
Negli anni sono stati in centinaia a partecipare ai vari “capitoli” e durante tutti gli incontri tenutisi nel 2019 a New York, Libreville (Gabon), Venezia, Maputo (Mozambico) e Londra, il tema su cui si è lavorato è proprio quello del sud.
«I punti cardinali hanno due funzioni», sostiene Njami: «quando si riferiscono a un luogo o una regione, sono scritti in maiuscolo; e quando riguardano una direzione o un orientamento, in minuscolo. I nostri giorni hanno preferito la prima opzione alla seconda. Quando qualcuno dice Sud oggi, è chiaro nella sua testa che sta designando un punto preciso, che, a pensarci, è totalmente inaccurato».
I taccuini realizzati, che rispondono direttamente o indirettamente alla domanda Where is South?, sono più di 90, creati da ragazze e ragazzi tra il 18 e i 27 anni, e sono entrati a far parte dell’enorme collezione della Moleskine Foundation.
Dal 1° ottobre (fino al 31) saranno messi in mostra su Instagram attraverso l’account @moleskinefoundation.
Trattandosi di un’esposizione virtuale, anche il vernissage sarà tale: l’appuntamento è per il 1° ottobre alle 17,00, con un incontro a cui parteciperanno gli autori dei taccuini, la Moleskine Foundation e i vari partner che hanno contribuito alla realizzazione dei laboratori, tra musei, enti, realtà del territorio e l’Agenzia ONU per i Rifugiati.

(courtesy: Moleskine Foundation Collection)

(courtesy: Moleskine Foundation Collection)

(courtesy: Moleskine Foundation Collection)

(courtesy: Moleskine Foundation Collection)

(courtesy: Moleskine Foundation Collection)

(courtesy: Moleskine Foundation Collection)

(courtesy: Moleskine Foundation Collection)

(courtesy: Moleskine Foundation Collection)

(courtesy: Moleskine Foundation Collection)

(courtesy: Moleskine Foundation Collection)

(courtesy: Moleskine Foundation Collection)

(courtesy: Moleskine Foundation Collection)

(courtesy: Moleskine Foundation Collection)

(courtesy: Moleskine Foundation Collection)

(courtesy: Moleskine Foundation Collection)

(foto: Klick Estudio | courtesy: Moleskine Foundation Collection)

(foto: Anna Mainenti | courtesy: Moleskine Foundation Collection)