Originaria di Minsk, in Bielorussia, e da qualche anno di base ad Amsterdam, Katsiaryna Dubovik è autrice di molti albi illustrati. Si è misurata con fiabe classiche e contemporanee, prestando i suoi pennelli e i suoi inchiostri ai personaggi e ai mondi creati da Lewis Carroll, J. M. Barrie, Wilhelm Hauff. Ha interpretato le storie della tradizione bielorussa, prodotto copertine per romanzi come Le lettere di Berlicche di T. S. Lewis, Il richiamo di Cthulhu di Lovecraft, Guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams e Frankenstein di Mary Shelley, realizzato illustrazioni editoriali, incisioni e anche qualche reportage italiano in forma di schizzi (alla Fiera del libro di Bologna e sulle spiagge della Sardegna).
Durante la quarantena, Dubovik ha approfittato per guardare dalla sua finestra con un’attenzione che fino a quel momento, probabilmente, non aveva mai prestato in maniera così intensa, e dalle sue osservazioni è nata una serie di opere — Poplar Country (poplar, in inglese, è il pioppo) —, un vero e proprio tripudio arboreo multicromatico. Pennellate rapide, con la tecnica del gouache, di un panorama in costante, quotidiana mutazione.
«Sto lasciando la mia comfort zone di inchiostro», ha annunciato l’artista pubblicando su Instagram la prima illustrazione.





