«Questi oggetti, apparentemente ordinari, sono intimi e incredibilmente rivelatori. Si possono esplorare grandi idee attraverso questi piccoli oggetti», spiega Alex Kalman al New York Times. Kalman, poco più che trentenne, è un direttore creativo, fondatore e curatore del Mmuseumm, niente meno che uno dei più bizzarri e interessanti musei del mondo.
Nato nel 2012 all’interno del condotto di un’ascensore di un palazzo newyorkese ai confini di Chinatown, il Mmuseumm negli anni si è “allargato” fino ad avere un’altra “ala” qualche porta più un là della sede originale. In entrambe le mini-sale, accessibili direttamente dalla strada, Kalman organizza mostre (anche itineranti) che hanno come protagonisti proprio gli oggetti. Oggetti che raccontano storie. Per fare qualche esempio, tra le esposizioni recenti ce n’è una sulle cosa fabbricate da o per i detenuti delle prigioni americane; una sugli oggetti portati addosso dalle vittime (perlopiù nere) della polizia; una sulle maschere anti-gas fatte a mano in occasione di grandi proteste contro i governi; una sui fast-food fake iraniani; una sul denaro dell’ISIS.
Gli esemplari esposti, quasi sempre dei fac-simile, diventano dunque gli strumenti per raccontare storie e commentare l’attualità. L’approccio — come racconta Kalman — non è tanto quello del curatore di un museo quanto piuttosto quello dell’editor di un giornale o di una rivista, alla ricerca di storie rilevanti.
Attualmente chiuso a causa della pandemia, il Mmuseumm ha però dato alle stampe un catalogo di 300 pagine in edizione limitata, che riunisce i pezzi di diverse mostre. Un’atipica wunderkammer formato libro che si può acquistare online.
