Fondato pochi mesi fa da due artiste russe — Katya Trofimova e Irina Kiro — Tillanelli è un studio di illustrazione tutto al femminile e “diffuso” a livello internazionale, avendo una squadra di talenti che arrivano, oltre che dalla Russia, anche dalla Lituania, dalla Bielorussia, dall’Argentina, dalle Filippine, dalla Corea del Sud e dall’Italia (Cecilia Castelli e Nadia Sgaramella).
Coinvolgendo le tante professioniste del gruppo, lo scorso 15 maggio Tillanelli ha deciso di mettere online una serie di poster da scaricare gratuitamente — e, volendo, stampare e appendere —, creati per ringraziare i lavoratori della sanità: infermieri, medici, volontari, autisti di ambulanze. A tutti loro le illustratrici dello studio mandano un grande Thank You (o Спасибо, in russo), ciascuna col proprio stile.
Facciamo però bene attenzione: se da una parte ringraziare chi più di tutti ha rischiato (e spesso dato) la vita e dovuto subire turni massacranti è giusto, sacrosanto, dall’altra la “retorica dell’eroe”, tanto utilizzata in queste settimane dai media di tutto il mondo e, in maniera ancora più disgustosa, dai politici e dagli amministratori, è una retorica insidiosa.
Il motivo lo spiega benissimo Mariangela Mianiti sul Manifesto, che scrive «assegnando a medici e infermieri l’immagine degli eroi, non solo si consegna loro il compito di salvarci, ma implicitamente anche quello di sacrificarsi, se necessario, per la collettività, la stessa che magari, quando tutto sarà finito, si dimenticherà delle loro condizioni di lavoro e di stipendio, dei tagli che la sanità ha subito negli ultimi decenni, della carenza di personale e posti letto, della chiusura di tanti ospedali perché bisogna risparmiare».
E, come invece sottolinea Armando Lancellotti su Carmilla, l’uso di termini bellici o pseudo-bellici come “eroi”, “martiri” e “valorosi soldati” implica anche il tirare in ballo i nemici: “sabotatori”, dei “disertori”, dei “vigliacchi traditori”, come sono state esplicitamente o implicitamente definite e additate quelle voci critiche che osavano — in maniera altrettanto sacrosanta — mettere in discussione scelte, sollevare interrogativi, invitare ad alzare la guarda sui rischi dell’enorme potere dei governi in una situazione d’emergenza.
Ringraziamo, dunque, chi merita la nostra gratitudine (e non sono soltanto coloro che operano nella sanità) ma non dimentichiamo che i lavoratori vanno messi nella condizione di lavorare bene e in sicurezza — che esattamente il contrario di “fare l’eroe” — e non ci scordiamo neppure che ci sono responsabilità politiche ben precise da parte di chi ha gestito l’emergenza ora e di chi, nel passato, ha preso decisioni scellerate riguardanti la sanità pubblica: sono loro quelli contro cui puntare il dito. I “sabotatori”, i “vigliacchi traditori”.