Anche se oggi siamo abituati a leggerne e ad ascoltarne di assolutamente innocue, piatte e banali, nei secoli la filastrocca — date le sue origini popolari — è stata usata anche per sbeffeggiare i potenti, parlare di morte e di orrori, narrare l’indicibile attraverso le rime, la metrica e l’allegoria.
Tra morbi invisibili, mascherine, tamponi, code su code, politici con le mani sporche e la coscienza pure, fughe di massa, dichiarazioni schizofreniche, canzoni al balcone, sbirri che si scontrano in città deserte, caccia al runner, droni, acconciature selvagge, fasci che più o meno tra le righe minacciano insurrezione, task force che gestiscono task force che controllano altre task force — viviamo in un periodo che perfettamente si presta a essere descritto attraverso la burla e il grottesco.
Ed è ciò che hanno fatto l’illustratore, fumettista, scrittore e musicista Lucio Villani insieme all’illustratore Daniele Catalli, che lo scorso 14 marzo hanno lanciato online un diario a quattro mani (Villani ai testi, Catalli ai disegni, entrambi lavorando rigorosamente a distanza) dedicato alla quarantena.
Si chiama Filastrocca della Peste ed esce ogni giovedì e ogni domenica su Telegram, all’indirizzo t.me/filastroccadellapeste.
Rielaborando l’attualità in rime alternate e improvvisate, i due stanno sfornando pagine su pagine: dopo la prima, lunghissima filastrocca ne sono uscite altre, declinate su categorie (gli artisti: «La coperta corta dice / che, alla prima crisi grossa / l’arte il soglio benedice / e finisce in una fossa»), personaggi (il papa), nuovi riti (la ginnastica quotidiana).
Oltre che su Telegram, si possono trovare anche in formato Instagram stories sull’account di Catalli, @piripiriatelier e su quello di Villani, @luchovillani.