Una cosa è certa, a livello teorico: di questa crisi climatica che il pianeta sta vivendo siamo diventati un po’ tutti degli esperti. Ma a livello pratico dobbiamo ammettere di essere un po’ carenti. Quanti documentari avete visto e vi hanno colpito nell’ultimo periodo? Quanti articoli di attualità avete condiviso sui vostri profili social con fare indignato? Quante volte siete poi stati coerenti con quanto vi ha fatto tanto infuriare? Quante volte avete usato quelle informazioni per rimboccarvi le maniche?
Vi ho messo in crisi? Allora vi do un’ispirazione, soprattutto se siete amanti del mondo outdoor.
Un anno fa 12 firmatari provenienti da diversi angoli del mondo outdoor hanno dato vita a The Clean Outdoor Manifesto, un punto di partenza virtuale nel quale potersi ritrovare e dal quale partire assieme per un vero cambiamento. Il contenuto non è altro che quella consapevolezza tipica di chi passa tanto tempo nel mondo naturale per praticare gli sport preferiti e se ne sente profondamente parte.
Se la sensazione vi è familiare, cosa fare è semplice: dopo averlo letto, sottoscrivetelo e condividetelo con i vostri amici e non. Potreste sempre fare come la palestra di arrampicata di Trento, SanbàPolis, che lo ha stampato e affisso su una delle sue pareti.
Per far capire che è rivolto alla gente e che ne vuole raggiungere il più possibile, il Manifesto ha già viaggiato fisicamente in diverse città tra cui Milano e Roma e non vede l’ora di raggiungerne altre, così come anche il resto d’Europa. Da un punto di vista virtuale, invece, è da poco nata una nuova sezione all’interno del loro sito chiamata Journal, in cui ognuno può lasciare il proprio contributo sotto forma di storia, esperienza o opinione personale.
Ce la siamo fatta tutti ad un certo punto la fatidica domanda — «E adesso che si fa?» — e The Clean Outdoor Manifesto è un primo passo verso un’ottima risposta.


