Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Repubblica di Macedonia del Nord, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Turchia, Ungheria e Regno Unito: sono le 34 nazioni che, ad oggi, aderiscono all’European Region Action Scheme for the Mobility of University Students — più noto con l’acronimo Erasmus, dal filosofo olandese Erasmo da Rotterdam.
Nato nel 1987, da allora il programma ha unito l’Europa ben più delle sue istituzioni politiche ed economiche, favorendo scambi culturali tra migliaia di scuole e milioni di studenti di tutto il continente.
Esistono innumerevoli studi, dati, analisi e infografiche in proposito, ma nessuna di esse è in grado di produrre una stima realistica di quante “cose belle” siano nate nel corso dei decenni lungo le rotte tra i paesi e le università che ne prendono parte: chi ha trovato lavoro, chi l’amore, chi entrambe le cose, chi si è staccato per la prima volta dalla famiglia, chi ha capito cosa voleva davvero fare nella vita, chi semplicemente ha “scoperto il mondo”, chi ha allacciato contatti dai quali sono usciti fuori progetti, ricerche, nuovi mestieri.
Sono 34 le nazioni, dicevo, ma presto potrebbero diventare 33: il Regno Unito, con la Brexit, potrebbe auto-depennarsi dal programma, con gran disappunto degli studenti, sia quelli in entrata che quelli in uscita dal paese. Le implicazioni di questo potenziale, futuro terremoto sono impossibili da quantificare, ma un gruppo di ragazzi inglesi, anche loro coinvolti nell’Erasmus, hanno immediatamente capito cosa questo potrebbe significare per la scena creativa e hanno deciso di fare qualcosa, cioè mostrare alcuni tra i migliori progetti creati da coloro che hanno partecipato al programma, mettendo nero su bianco ciò che potrebbe andar perso.
Per farlo, hanno fondato una rivista, 34minus1, col titolo a chiarire fin da subito di che si tratta, e hanno cominciato a lavorarci a gennaio 2019, raccogliendo lavori realizzati nel corso del 2018 da giovani grafici, fotografi, illustratori, designer e musicisti che hanno preso parte al progetto Erasmus.
Il primo numero, uscito a fine settembre, è pieno di storie, di idee e di spunti.
Come dice Steve Watson di Stack durante l’intervista realizzata ai fondatori di 34minus1, registrata l’indomani della vittoria dei conservatori di Boris Johnson alle elezioni generali nel Regno Unito, «ci siamo svegliati stamattina con una vittoria schiacciante dei conservatori, quindi sembra che la Brexit acceleri, ora, e questa rivista sarà più necessaria che mai».