Da tre anni a questa parte, in pieno autunno, il grande illustratore belga Klaas Verplancke spedisce un regalo ai colleghi artisti che stima di più e agli art director delle tante riviste, agenzie, musei e case editrici con cui lavora e ha lavorato (l’elenco è lungo e va dalla A di Abrams Books alla C del Centre Pompidou, dalla M del MoMA alla N del New Yorker e del New York Times, dalla P di Pentagram alla T di Thames & Hudson).
Ciò che arriva nelle cassette delle lettere di questa selezionatissima lista è un rivista che però non è esattamente una rivista ma una pubblicazione sui generis che abbraccia formati, discipline e intenti differenti.
Si chiama Bang! ed è una sorta di magazine-portfolio-biglietto da visita-esperimento a quattro mani. Oltre ad essere prodotto a fini autopromozionali, Verplancke utilizza Bang! anche come vera e propria palestra creativa.
Ogni numero, infatti, raccoglie alcuni suoi lavori già pubblicati, che vengono però rielaborati in maniera totalmente nuova dall’intervento di un progettista grafico.
Per ciascuna uscita, l’astista sceglie un professionista differente, che rilegge le sue illustrazioni mettendole in dialogo con il proprio stile.
Nella 16 pagine di Bang! n.3 il ruolo della co-protagonista è della giovanissima Paulien Verheyen, grafica e illustratrice di base ad Anversa. E il risultato — il titolo non inganna — è davvero esplosivo.
Realizzato in formato cartaceo soltanto per le pochissime copie omaggio che Verplancke invia, il magazine si può però acquistare in versione digitale.