C’è un uomo seduto a un tavolo. Si chiama Floyd. È da solo, guarda la foto di sua moglie che — capiamo — non c’è più.
In realtà Floyd non è davvero solo. Ancora non lo sa ma in casa con lui c’è anche una tarma, che lo raggiunge e — incubo comune a molti — gli entra nell’orecchio.
Non sappiamo esattamente cosa faccia la tarma dentro alla testa di Floyd. Quel che è chiaro è che gli provoca delle allucinazioni, che lo spingono a rivedere la propria vita, che gli mostrano come la moglie fosse affascinata da culti esoterici, mentre nei vividi incubi che Floyd sperimenta continuano ad apparire tarme, sempre più numerose, e quelle tarme pian piano gli mangiano i vestiti. Dopo una lunga fuga, tuttavia, Floyd, ormai nudo come un verme, riesce a capire e ad accettare che è il momento di andare avanti, qualsiasi cosa questo significhi.
Breve thriller psicologico in formato corto d’animazione, Into the flame è un itinerario — visionario e pieno di simboli — all’interno della mente, tra consapevolezza di una vita mai davvero vissuta fino in fondo, voglia di scappare, accettazione e illuminazione. Quello che compie Floyd è un inconsapevole viaggio iniziatico, che alla fine lo porta tra le fiamme, lì dove la distruzione potrebbe coincidere con una rinascita.
«Sappiamo tutti cosa vuol dire sentirsi in trappola: chiedersi se stiamo vivendo la vita che siamo destinati a vivere, voler scappare da tutto e ricominciare da capo. Into the Flame guarda fino a che punto questa sensazione possa spingere qualcuno», sostiene il regista, illustratore e designer newyorkese Sean McClintock, che ha lavorato a questo progetto per quasi due anni, nei ritagli di tempo tra una commissione e l’altra, insieme allo studio d’animazione Hue&Cry.
Sul perché della scelta della tarma, è lo stesso regista a rispondere: «Le tarme simboleggiano la distruzione dei beni terreni e la ricerca della spiritualità per proteggersi da una vita puramente materiale. A loro non potrebbe fregare di meno di quanto ami quel maglione. Per loro è uno spuntino. Amo questa cosa. Inoltre, ho sempre trovato affascinante il fatto che siano attratte da qualcosa che potrebbe distruggerle: il fuoco, che è qualcosa che può distruggerle. È una sensazione che, a un certo livello, probabilmente è familiare a tutti noi».
Presentato a luglio 2019, prima di approdare su Vimeo ha vinto premi in alcuni tra i più prestigiosi festival.
Into the flame è frutto di un gran lavoro di squadra e sul sito del progetto c’è molto materiale che racconta e mostra il lungo processo.