Sparata in orbita il 3 novembre del 1957, la celebre cagnetta Laika ritornò sulla Terra cinque mesi dopo. Di lei non restava praticamente nulla — la capsula si disintegrò al rientro nell’atmosfera, tuttavia pare che quella meticcia randagia, che in origine si chiamava Kudrjavka e che venne trovata per le strade di Mosca, morì in realtà poche ore dopo il decollo — ma da allora venne celebrata come un’eroina della patria, diventando protagonista di libri e storie di ogni tipo, anche quando l’Unione Sovietica si era ormai sgretolata da tempo.
Come ogni eroe che si rispetti, e non solo in una cultura iconofila come quella russa, Laika è finita su ogni genere di supporto — dalle cartoline ai francobolli, dalle scatole di fiammiferi ai pacchetti di sigarette —, riprodotta su souvenir e paccottiglia di ogni tipo. E non solo lei, perché in effetti Laika era solo una dei tanti “cani spaziali” sovietici, non altrettanto famosi ma ai quali spettò lo stesso discutibile onore di finire su piatti, orologi, statuine, scatolette e affini.
Ci furono Dezik e Tsygan, i primissimi a compiere un volo sub-orbitale. E poi Lisa, Ryzhik, Smelaya, Malyshka, Bolik, ZIB… Quasi sessanta, in totale (o almeno questi sono i dati ufficiali), molti dei quali sopravvissuti ai lanci, e immortalati per sempre in una miriade di oggetti. Alcuni di essi sono stati raccolti in oltre vent’anni di ricerche, tra aste, mercatini russi e web, dal fotografo Martin Parr, che oltre ad avere una delle più grandi collezioni di libri fotografici del mondo, a quanto parte è anche appassionato di prodotti a tema “space dogs”.
La sua collezione è anche diventata un libro, intitolato Space Dogs. The Story of the Celebrated Canine Cosmonauts, pubblicato dall’editore britannico Laurence King.
128 pagine, 100 immagini, con testi scritti dallo stesso Parr e dal giornalista scientifico Richard Hollingham, il volume si acquista anche su Amazon.