Quando da bambino andavo con mia nonna in pescheria, ero molto attratto dai contrasti: era un negozio piccolo, riempito però da un odore talmente forte che sembrava di stare proprio dentro al mare, ma una volta fuori, anche quando la porta rimaneva aperta, l’odore non usciva. In qualche modo rispettava i confini: il mare era solo lì dentro, e il resto della città, se voleva, doveva entrare per prenderne un pezzetto.
E poi i colori: il bianco delle piastrelle su cui spiccavano le lucide e cangianti cromie dei pesci.
C’era pure un poster, appeso al muro, come se ne trovano spesso lì dove si vende il pesce, con tutta le specie ittiche del territorio, disegnate col loro nome accanto — branzino, palombo, ghiozzo, rombo, scorfano, cefalo, orata —, e ovviamente ne ero affascinato, come con tutte le cose scientifico-enciclopediche, dalle guide ai manuali agli atlanti.
Nelle stampe e nelle tavole del genere, prodotte in infinite versioni soprattutto a partire dall’800, le illustrazioni sono sempre molto realistiche, perché il loro scopo, dopotutto, è quello di classificare e permettere di riconoscere. Non c’è quasi spazio per l’espressione di sé attraverso il segno: chi la vorrebbe, in effetti, una tavola che mostra i funghi commestibili fatta da un l’illustratore deciso a prendersi qualche licenza sacrificando il realismo in nome dell’arte?
Ma ci sono delle sorprendenti eccezioni, come dimostra Francesco Del Re, illustratore potentino che vive e lavora a Bologna. Abituato a tutt’altro genere di lavori — dalle illustrazioni editoriali agli albi illustrati, dai poster degli eventi agli speed portraits durante i concerti — del Re si è recentemente misurato con la sua prima opera a carattere zoologico e ha fatto un lavoro strepitoso.
Disegnando i Pesci del Mediterraneo è riuscito a ottenere uno scientifico realismo pur mantenendo il suo caratteristico segno, ben visibile quando si va a guardare da vicino gli esemplari della fauna ittica.
Quel grosso pesce spada al centro, i suoi occhi. La livrea puntinata della razza monaca. L’espressione di quel regaleco, il re delle aringhe, o quelle della scarlatta triade formata dal pesce specchio, dal berice splendente e dal berice rosso, in basso.
«L’illustrazione a carattere scientifico è sempre stata una mia passione ma non mi ci ero mai cimentato seriamente», mi ha raccontato Francesco, che ha realizzato i pesci a mano, con matite acquerellabili («il pesce spada, su carta, era lungo un metro e mezzo») e poi ha rielaborato le palette di colori in digitale, mettendo anche assieme i vari elementi.
Il risultato è un poster che raccoglie i più diffusi e rilevanti pesci del nostro Mediterraneo, ben 135, ciascuno col proprio nome scientifico e quello con cui è comunemente conosciuto.
Insieme alla lista, Francesco ha aggiunto anche l’elenco delle fonti che ha utilizzato per la ricerca, oltre allo studio e alla visione diretta, e cioè Fauna del Mediterraneo di Giovanni Nikiforos (Giunti), Atlante di Flora e Fauna del Mediterraneo di Egidio Trainito, Rossella Baldacconi (il castello) e i siti fishbase.de, colapisci.it e l’immancabile Wikipedia.
Pesci del Mediterraneo si può anche acquistare online, su Etsy, in diverse dimensioni. E va benissimo anche per chi non ha una pescheria.