Da almeno quattro anni il canadese Guy Jones cerca filmati e foto d’epoca negli archivi online di biblioteche, università e fondazioni, ripubblicandoli sul suo canale YouTube dopo un lungo lavoro di editing, che a volte consiste semplicemente nell’aggiungere effetti sonori adeguati ai contenuti e nel correggere la velocità (in molti casi le vecchie riprese venivano girate a 18 fotogrammi al secondo, oggi lo standard è 24, da qui l’effetto Benny Hill che capita spesso di vedere), e altre in attività di montaggio che uniscono i singoli documenti per mostrare usi e costumi degli ultimi due secoli in maniera più approfondita.
Negli oltre 300 video caricati finora da Jones c’è di tutto, dall’Esposizione Universale di Parigi del 1900 a un giro in macchina per le strade della Londra del 1958, dalla partenza di una nave a Livorno nel 1899 alle strade di Napoli del 1929, dai modelli di bicicletta dell’800 a una messa in parallelo del fare shopping a Petticoat Lane in sei epoche diverse.
Di recente Jones ha messo online uno dei suoi “supermontaggi”, una raccolta di street photo dal 1838 a oggi, a partire da quella che è considerata la primissima fotografia, una visuale sul Boulevard du Temple di Parigi, scattata da Daguerre, all’ex parlamentare e ministro britannico Anna Soubry contestata in strada. In mezzo, 181 anni di profondi cambiamenti nelle mode, nei mezzi di trasporto, nelle abitudini e, più in generale, nella società.
Le foto scelte da Jones, una per ogni anno, arricchite da una colonna sonora adeguata alle varie decadi, vanno a coprire quasi tutto il mondo. Come fa notare la piattaforma online Aeon, «il video offre anche una finestra significativa nella storia del medium stesso. All’alba della fotografia, le immagini in bianco e nero sono volutamente costruite, con la macchina fotografica che attira spesso l’attenzione dei suoi soggetti. Nelle foto recenti, poiché la fotocamera è diventata più diffusa, è spesso utilizzata in maniera meno artistica e la sua presenza passa in gran parte inosservata dalle persone».
Nonostante sia indubbiamente interessante, il filmato ha due grandi difetti: il primo è che non vengono citati gli autori degli scatti, l’altro lo fa notare Jason Kottke: «molte delle foto dopo il 1900 e negli anni ’40 e ’50 sono state colorate artificialmente… e in maniera approssimativa. Perché non presentare solo le versioni originali in bianco e nero?».