Simona Pastore (Similasti), “OSSI Edizioni” (courtesy: Simona Pastore)

Ossi Edizioni: un nuovo modo di pensare i libri scolastici

Non so se è per il percorso piuttosto travagliato che ho avuto durante gli anni delle superiori, ma di libri scolastici di quel periodo non ne ho più: me ne sono liberato appena ho potuto, e questo è significativo per uno con la tendenza ad accumulare, che pattuglia mercatini e librerie dell’usato in cerca di vecchi volumi e che tiene ancora, da qualche parte, il sussidiario delle elementari.

Sono pur sempre libri, quelli scolastici, ma si portano dietro un’aura diversa, il potere di disinnescare quel naturale rispetto, quel religioso riguardo, quel feticistico attaccamento che l’oggetto libro è capace di generare anche in chi non ne ha mai letto uno in vita sua.

Simona Pastore (Similasti), “OSSI Edizioni”
(courtesy: Simona Pastore)

Per mille motivi diversi — in quanto simbolo dell’autorità, testimonianza di un periodo che si vorrebbe dimenticare, voglia di disfarsi di qualcosa che non serve più, puro e semplice e vibrante odio per lo studio — portare antologie, storie della filosofia ed elementi di matematica al più vicino cassonetto o rivenderli nel fiorentissimo mercato dell’usato non crea particolari turbamenti interiori. Se c’è qualcosa che frena, quello è il dispiacere di abbandonare non il libro in sé ma le tracce che noi stessi ci abbiamo lasciato sopra: dai disegni ai messaggi degli amici.

Simona Pastore, ex studentessa del corso di Graphic Design & Art Direction della NABA di Milano, ha provato a porre a oltre 70 liceali, provenienti da tutta Italia, una serie di domande proprio sui libri: cosa apprezzano di quelli che hanno, cosa non va, come studiano, come prendono appunti — domandando anche se preferissero conservare i testi oppure no. Dalle risposte ottenute esce fuori quasi un terzo di loro li dà via.

Quella di Simona, in realtà, è stata una ricerca molto più approfondita sui libri delle superiori: dalla storia e l’evoluzione dell’editoria scolastica alla funzione sociale e culturale del libro di testo. Ricerca che ha fatto da base a una tesi di laurea che aveva come oggetto la creazione di una nuova, immaginaria casa editrice — che ha chiamato Ossi Edizioni — e dei relativi libri di testo.

Simona Pastore (Similasti), “OSSI Edizioni”
(courtesy: Simona Pastore)

«Questa tesi comincia dalla necessità di riscattare un oggetto significativo: il libro di testo. Capace di far appassionare e arricchire, ha un ruolo non indifferente per la crescita di ragazzi e ragazze. Verrà sperimentato un mix di linguaggi per giungere ad un’identità meglio inserita nella cornice contemporanea», scrive l’autrice nell’introduzione della sua tesi.

Il risultato è notevole. Simona — che fa anche l’illustratrice con il nome d’arte di Similasti ed è tra i fondatori della bella newsletter Designer of What, dedicata ad esplorare il ruolo del designer nei contesti progettuali contemporanei — ha immaginato dei testi scolastici affascinanti dal punto di vista visivo (anche le illustrazioni sono le sue), che strizzano l’occhio all’estetica delle riviste indipendenti e, dal punto di vista dell’organizzazione dei contenuti, tengono conto della user experience che i ragazzi maturano attraverso le piattaforme digitali.

Per saperne di più ho fatto qualche domanda alla giovane designer.


Simona Pastore (Similasti), “OSSI Edizioni”
(courtesy: Simona Pastore)

Perché hai deciso di lavorare proprio su questo?

Ossi Edizioni è nato in modo spontaneo già verso la metà della triennale alla Naba. Creativamente parlando mi interessano le esigenze sociali concrete; utilizzare il linguaggio visivo (lì dove possibile l’illustrazione) come facilitatore. Anche durante altri corsi universitari ho cercato di portare avanti tematiche simili, come ad esempio magazine d’informazione tecnologica per bambini, applicazioni digitali per aiutare a gestire l’ansia, e via dicendo.

Ho sempre pensato che i libri per il liceo manchino di appeal, facendo sprecare agli studenti un’occasione importante, quella di amare l’apprendimento e interessarsi ai contenuti. Un giorno di luglio ho trovato una pila di libri scolastici ancora nuovi, gettati nel cassonetto della spazzatura accanto ad un Libraccio. È così che mi sono convinta.

Simona Pastore (Similasti), “OSSI Edizioni”
(courtesy: Simona Pastore)

Immagino tu abbia fatto una gran ricerca sui libri scolastici già esistenti. Che conclusioni ne hai tratto?

Per quanto riguarda la ricerca, sono partita dalla seconda metà dell’Ottocento italiano, dove non esisteva alcuna standardizzazione e ogni editore si muoveva nel modo che preferiva. Alcuni hanno preferito una strada decorativa per renderli più gradevoli e preziosi, infatti ci sono casi di libri stupendi, dei lettering e dalle immagini curate a seconda della disponibilità della tipografia e dell’acquirente – non esisteva il concetto di libro uguale per tutta la classe, perché lo stesso concetto di classe era confuso.

Simona Pastore (Similasti), “OSSI Edizioni”
(courtesy: Simona Pastore)

Saltando avanti negli anni, durante l’epoca fascista si iniziano ad avere le prime regolamentazioni nazionali in corrispondenza della nascita della scuola dell’obbligo; si affermano alcune case editrici specializzate, esistenti tutt’oggi, come Zanichelli, Paravia, Loescher.
Zanichelli in particolare collaborerà più avanti con Albe Steiner, che realizzerà layout e copertine di alcuni libri di testo, tentando di unificare l’immagine di un’intera collana. Gli anni di Steiner e Zanichelli hanno fruttato alcune copertine visivamente molto forti, in cui la grafica è protagonista del libro.

Simona Pastore (Similasti), “OSSI Edizioni”
(courtesy: Simona Pastore)

Successivamente, con l’aumentare delle normative ministeriali, la grafica editoriale scolastica ha assistito ad un appiattimento che va avanti tutt’oggi, in cui i libri di testo sono senza dubbio molto curati e attenti alle esigenze di apprendimento, ma poco sperimentali e coinvolgenti dal punto di vista emotivo e visivo.

Anche l’avanzamento digitale e l’evoluzione del gusto estetico dei giovani delle nuove generazioni, sembra non aver influenzato particolarmente la progettazione di questi oggetti (cartacei o meno).

Ho quindi stilato un questionario e ho contattato una settantina di ragazzi liceali tramite Instagram per verificare la loro opinione.
È emerso che la maggior parte degli studenti non apprezza il modo in cui i libri si presentano: parti inutili, immagini brutte e scontate, caratteri molto classici, muri di testo, carta patinata che disturba la lettura…

Simona Pastore (Similasti), “OSSI Edizioni”
(courtesy: Simona Pastore)

Come mai ti sei ispirata all’immaginario delle riviste indipendenti?

Ho iniziato a pensare e sperimentare creativamente, ispirandomi a magazine come Wired Italia, la Repubblica di Francesco Franchi, Anxy mag, Jacobin, Tribune, ma anche TedEd, in cui la parte visiva predomina e viene in soccorso del contenuto.

Ho studiato e ripassato gli argomenti selezionati (biologia, storia e letteratura) cercando di capire cosa evidenziare, cosa aggiungere, quali parti avessero bisogno di un supporto visivo esplicativo. Contemporaneamente mi sono informata sulla filosofia del design accessibile e del design inclusivo.
Un libro di testo è un oggetto che comunica ad una quantità di persone davvero enorme, mi è sembrato giusto come progettista cercare di arrivare a più persone possibili.

Simona Pastore (Similasti), “OSSI Edizioni”
(courtesy: Simona Pastore)

Allora sono proseguite le ricerche di tipografia accessibile, ho fatto dei test con dei miei amici daltonici per cercare di capire come vedono le immagini e come si può rendere un’illustrazione più leggibile per queste persone (spoiler: alto contrasto e pattern a gogo).

Raccontandola ora mi sembra una passeggiata, in realtà ci è voluta circa una settimana per scegliere il font e circa 3 settimane per la scelta delle palette. Lo stile delle immagini è venuto naturale, in quanto il trattamento flat con bordo scuro risponde alle esigenze di lettura.

Per quanto riguarda l’inclusività mi sono calata nei panni di un adolescente (io ho 24 anni, quindi non è stato del tutto impossibile).
Ho pensato che fosse una buona azione sociale rappresentare più tipologie di persone, lì dove possibile. Non soltanto pelli bianche, fisici perfetti e uomini che spiegano cose alle donne, ma un universo umano che rispecchia l’eterogeneità del mondo in cui viviamo.

Simona Pastore (Similasti), “OSSI Edizioni”
(courtesy: Simona Pastore)

Quello dell’editoria scolastica è un settore che conosco molto poco: per ora il tuo è solo un progetto “ideale”, ma pensi possa esserci spazio per un nuovo editore indipendente di questo tipo?

Il settore dell’editoria scolastica si fa conoscere molto poco. Ho fondato idealmente Ossi Edizioni perché credo che oggi un progetto del genere sia piuttosto spinto per un editore già esistente.

L’idea di concretizzare una collana come questa mi elettrizza, ma forse sarebbe più vicina ad un approccio nord-europeo. In Italia solo i docenti possono scegliere quali libri di testo adottare (gli studenti non hanno voce in capitolo) ma, contando che il 57% degli insegnanti ha più di 50 anni, bisognerebbe lavorare molto su questo fronte. Ad ogni modo se qualcuno volesse investire sul progetto, potremmo discuterne insieme.

Simona Pastore (Similasti), “OSSI Edizioni”
(courtesy: Simona Pastore)
Simona Pastore (Similasti), “OSSI Edizioni”
(courtesy: Simona Pastore)
Simona Pastore (Similasti), “OSSI Edizioni”
(courtesy: Simona Pastore)
Simona Pastore (Similasti), “OSSI Edizioni”
(courtesy: Simona Pastore)
Simona Pastore (Similasti), “OSSI Edizioni”
(courtesy: Simona Pastore)
Simona Pastore (Similasti), “OSSI Edizioni”
(courtesy: Simona Pastore)
Simona Pastore (Similasti), “OSSI Edizioni”
(courtesy: Simona Pastore)
Simona Pastore (Similasti), “OSSI Edizioni”
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