Chi è nato a Venezia probabilmente ha un rapporto con il concetto di città del tutto diverso da chi vive sulla terraferma. In un luogo in cui la dimensione onirica — nonostante i milioni di turisti che ogni anno arrivano per rubarne un pezzetto — non è ancora del tutto scomparsa, reale ed immaginario, concreto e fittizio tendono a confondersi. E non c’è mappa digitale che tenga: dietro l’angolo, per chi ha una fantasia fervida, potrebbe sempre nascondersi l’inaspettato, che non necessariamente è al di fuori di noi ma che talvolta ci portiamo dentro, e quando questo “risuona” con un angolino, una prospettiva, una veduta, una finestra affacciata, allora scatta l’epifania.
Questo è evidente in alcune opere dell’illustratore Lucio Schiavon, che a Venezia è nato e che mette spesso gli spazi urbani al centro dei suoi lavori. Città reali o immaginarie, appunto, o nelle quali i due aspetti si confondono, in coloratissime “zone grigie” tra ciò che è e ciò che potrebbe essere — l’inventiva, il cuore, l’idea o il ricordo, più che l’occhio, a guidare la mano.
L’illustrazione, in maniera più evidente rispetto alle altre arti, ha il potere di condensare intere metropoli in pochi segni, e di creare nuove città quasi con uno schiocco di dita, mappando luoghi che non esistono ma che rappresentano in qualche modo l’essenza delle loro incarnazioni rumorose, fumose, affollate e vitali.
Se da una parte è impossibile elencare tutti gli artisti dell’illustrazione che hanno sviluppato questo tipo di discorso, ce ne sono due in particolare che Schiavon ha scelto come stelle polari nella costruzione di una mostra che ruota attorno alle città immaginarie.
La mostra si intitola proprio così — Città immaginarie — e i due autori sono Lorenzo Mattotti e Saul Steinberg.
Serve una buona dose di coraggio nel tentare di instaurare un dialogo per concetti e immagini con due tra i pesi massimi dell’illustrazione mondiale e, nel caso di Schiavon, non si tratta soltanto di nomi lontani e astratti, perché le loro opere saranno lì, ben visibili, negli spazi della Galleria Nuages che ha organizzato e ospita l’esposizione.
Frutto di un anno di lavoro, i lavori di Schiavon sembrano degli appunti di viaggio, ma di un viaggio immaginario: «un itinerario attraverso differenti modi di rappresentare l’idea stessa di città, dettagli e scene quotidiane che portano lo spettatore a trovarne la propria ubicazione», spiega il testo che accompagna la mostra, che inaugurerà il prossimo 18 aprile a Milano.