(fonte: instagram.com/la_maison_du_pastel/)

L’account Instagram de La Maison du Pastel

C’è un posto magico, a Parigi, dove tutto sembra essersi fermato all’800. È a pochi passi dal Centro Pompidou e si affaccia su un cortile interno al numero 20 di rue Rambuteau. Dalla strada c’è solo una piccola targa a segnalarne la presenza, e se si passa di lì per caso bisogna essere davvero molto fortunati perché le porte di quella bottega si aprono al pubblico solo e soltanto di giovedì pomeriggio. Si fanno poche eccezioni, e occorre semmai fissare un appuntamento. L’attesa, però, viene ampiamente ricambiata dall’inaspettato piacere di entrare letteralmente in un’altra dimensione. La Maison du Pastel, infatti, pare vivere al di fuori del tempo e dello spazio: una bolla nella quale tutto — con lentezza, tanta cura e sapienza artigianale tramandata da generazioni — ruota attorno al colore.

La Maison du Pastel è il più antico produttore di pastelli al mondo, con quasi 300 anni di storia alle spalle. Una storia cominciata nel ‘700, con un laboratorio che commerciava in materiali per artisti. Era una piccola impresa, che si spostò più volte, e diventò una manifattura di pastelli solo a metà ‘800, sotto la guida di un artigiano di nome Macle. I pastelli di Macle venivano acquistati da artisti e appassionati, tra cui Pasteur, quel Pasteur, che condivideva la passione per l’arte con un suo ex studente, Henri Roché. Quando Pasteur presento Macle a Roché, quest’ultimo lavorava già come chimico e farmacista. Convinto che fosse più divertente far ricerca con la produzione di colori che coi medicinali, Roché decise di vendere la farmacia ed entrare in società con Macle.

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L’esperienza e le tecniche dell’uni, unite alle conoscenze chimiche dell’altro, diedero ottimi frutti. I tanti artisti della Parigi dell’epoca andavano matti per i pastelli della Maison du Pastel, come venne chiamata l’azienda quando, nel 1878, l’ex farmacista la rilevò per intero.

Da allora la produzione e la vendita è sempre rimasta in mano alla famiglia Roché. Dopo Henri-padre arrivò Henri-figlio che, quando morì, lasciò l’attività alla moglie e alle figlie Huberte, Denise e Gisèle. Le tre sorelle portarono avanti il lavoro fino agli anni ’90 quando, ormai anziane e con gli affari che andavano decisamente male, chiesero aiuto a due lontani cugini, Marc e Françoise Roché. Ma fu la loro figlia Isabelle a prendere in mano la situazione. Affascinata dai colori e dalla lunghissima storia della Maison du Pastel, Isabelle che aveva 29 anni e lavorava come ingegnere petrolifero alla Esso, decise di licenziarsi e guidare la rinascita dell’impresa.

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Era il 2000, e la gamma di colori, che dai 100 iniziali era passata a 500, poi 1000, e all’epoca di massimo successo addirittura 1650, era scesa sotto i 300 nel periodo della crisi. Isabelle Roché risollevò gli affari, mantenendo una produzione piccola per quantità ma altissima per qualità, riportando le tinte disponibili a oltre 1000 (attualmente sono più di 1300), prima da sola e poi con l’aiuto di una giovane studentessa americana, Margaret Zayer, arrivata a Parigi per una piccola esperienza estiva ma poi fermatasi al 20 di rue Rambuteau, dove tuttora la si può incontrare (ma solo di giovedì!).

Utilizzati da alcuni tra i più grandi artisti degli ultimi due secoli — tra cui Degas, Sisley, Redon — i pastelli della famiglia Roché sono ancora fatti a mano come un tempo, e per questo molto costosi.
Ma anche per chi non può permettersi di acquistarli o di entrare nella bolla spazio-temporale del negozio pieno di scatole e cassetti e colori, c’è pur sempre l’account Instagram, che è una gioia non solo per gli occhi ma anche per tutti gli altri sensi: vedendo le fasi della produzione e l’enorme quantità di gradazioni sembra di sentirne l’odore, di percepire sulle dita la consistenza vellutata dei pastelli. E le paste colorate, insieme a tutto quel mescolare, fanno quasi venire l’acquolina in bocca.

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