La pratica di aprire account Instagram monotematici è sempre più diffusa: trovare l’idea buona, e su quella investire tempo e fatica. C’è chi lo fa per passione e chi per calcolo, con lunghe sessioni di “spremute alle meningi” per tirar fuori l’intuizione giusta. Nell’uno o nell’altro caso, quando si riesce a imboccare la strada giusta, quando forma e sostanza si sposano alla perfezione e il concetto è sostenuto da una cerca abilità nel presentarlo, ne consegue di solito un riscontro, in forma di follower, attenzione da parte dei media, possibilità di monetizzare in qualche modo, e accesso libero attraverso a porte che prima erano chiuse, come quelle degli editori.
Leggendo la storia di William Mullan — e soprattutto leggendo i testi che accompagnano le immagini che posta — si propende per l’ipotesi che dietro alla volontà di cominciare a dedicare il suo account, @pomme_queen, perlopiù a un unico soggetto, le mele, ci sia dietro un amore genuino.
«La diversità tra le Knobbed Russets è davvero notevole. Queste sembravano uscite dall’immaginazione di Mary Shelley, mentre le altre sembravano come dei rospi carini ma tragicamente coperti di verruche», scrive Mullan accanto a un trio di rugosi frutti gialli, dimostrando delle doti letterarie niente male.
«Con questa mela è come mangiare porcellana — tutti i fiori morbidi e la dolcezza luminosa; un po ‘tropicale; veramente delicata» dice di una White Winter Pearmain che effettivamente sembra una riproduzione in ceramica dipinta a mano.
Come ha raccontato recentemente al New York Times, Mullan — che è cresciuto nelle campagne inglesi e si è trasferito prima in California e poi nella Grande Mela (poteva non finire lì?) — è stato folgorato dai pomi del Malus domestica quando, in un piccolo supermercato del suo paesino, ha trovato una mela brutta ma buonissima, che era «davvero deliziosa e complessa, con tutte queste meravigliose note di noce e di cedro — come castagne e sidro di mele caldo. Aveva il sapore del filtro di Instagram che scegli per una foto delle foglie autunnali», per citare le sue stesse parole.
Se da anni adorava mangiarle, l’idea di cominciare a fotografarle, però, è arrivata solo nel 2017, come si vede dal suo account. Prima del 22 ottobre di quell’anno le immagini sono varie — gatti strade, cibo, gente, tante fabbriche di cioccolato — e poi arriva lei, la Pink Pearl, accompagnata da una didascalia che recita: «Pink Pearl Apple. Profuma di champagne alla fragola. Il sapore ti fa sembrare di vivere nella Maria Antonietta di Sofia Coppola».
Da quel momento: mele, prima sporadiche poi sempre più presenti, fino a monopolizzare tutto. Mele bizzarre, mele storte, rare, screziate, quasi aliene, fotografate su sfondi monocromatici e descritte con una rara accuratezza, nel sapore e, dove possibile, nella storia, con largo uso di metafore.
A dicembre è anche uscita una pubblicazione, un piccolo libro fotografico intitolato Odd Apples, realizzato in collaborazione con il designer Andrea A. Trabucco-Campos e stampato in sole 200 copie, purtroppo andate già esaurite ma con una ristampa, pare, in arrivo.
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