In qualità di giornalista, copywriter e scrittrice, Emily Gosling lavora da anni nella cosiddetta “industria creativa”. Collaborando con riviste come AIGA Eye on Design, It’s Nice That, Elephant, AnOther Magazine, Creative Boom, Type Notes, ha avuto l’occasione di intervistare e di parlare di designer, illustratori, grafici, fotografi, pittori, stampatori, trovandosi in qualche occasione a farsi raccontare quelli che sono i loro rituali, le abitudini, i processi mentali che li hanno portati a creare qualcosa.
Interessata alla genesi delle idee, Gosling ha deciso di approfondire il tema attraverso un libro — Great Minds Don’t Think Alike — che racconta “metodo e pazzia” di alcune grandi menti del presente e del passato, in vari campi dell’arte e del sapere, dalla letteratura al cinema, dalla musica alla danza, dalla moda all’architettura, dal design alle arti visive.
C’è Björk, che trova le ispirazioni per i suoi pezzi attraverso passeggiate nella natura. C’è Leonardo Da Vinci, che faceva molta ginnastica per ossigenare il cervello. C’è Silvia Plath, che teneva un diario e divideva la giornata in piccole “porzioni” di scrittura e lavoro. C’è Hitchcock, che notoriamente pianificava tutto fino all’ultimo dettaglio, senza mai improvvisare. C’è Bowie, che invece dava al caso un’importanza cruciale. C’è Milton Glaser che considera disegno, osservazione e attenzione continua come strumenti fondamentali per produrre idee. C’è Rei Kawakubo, che preferisce porsi dei limiti rigidi dentro i quali sperimentare.
E poi Scorsese, Lynch, Wes Anderson, Nick Cave, Lou Reed, Bob Dylan, Chanel, Walter Gropius, Matisse, Picasso, van Gogh, Bacon, Hockney, Nan Goldin, Dickens, Poe, Wilde, Kafka, Agatha Christie, per un totale di 56 teste geniali, ciascuna accompagnata dalle illustrazioni dello studio di design Modern Activity, e ciascuna con la propria “ricetta”, che forse per noi non funzionerebbe ma che è comunque interessante scoprire.