A circa 40 chilometri dal paesino dove sono cresciuto c’è un bizzarro luogo che sembra uscito da una fiaba dei fratelli Grimm. È un tempio — piccolo, minuscolo — costruito dentro a una grotta. Ed è talmente fuori posto — bianco e regolare com’è, con la sua struttura ottagonale dalle linee tipicamente neoclassiche, circondato invece da rocce selvagge, a pochi passi da un antico e austero monastero medievale di quasi 1000 anni fa — che sembra quasi sia stato trasportato lì da un altro posto, o sia apparso magicamente o, ancora, che si tratti dello scherzo di un gigante, che come un giocattolino l’ha piazzato nella grotta dopo averlo rubato da una giardino cittadino. L’effetto straniante è ulteriormente amplificato dalla cupoletta scura, in piombo, che sfiora il soffitto della caverna — come a dimostrare che più in là di quel punto non poteva essere messo.
In realtà il tempietto, che risale al 1828, lì è stato edificato e lì è sempre stato. Lo fece realizzare papa Leone XII, nato in quei luoghi, utilizzando il travertino estratto da una cava che si trova poco lontano. Il progetto è del grande architetto Giuseppe Valadier e lo scopo del tempio, che conteneva una statua in marmo della Vergine con Bambino attribuita a Canova, era quello di offrire rifugio ai peccatori.
L’effetto è, come ho già detto, fiabesco. Ma come nei migliori film dell’orrore di serie B ci sono alcuni elementi che vivono tra realtà e leggenda, tra cui il ritrovamento di ossa umane, adulti e bambini, durante gli scavi per la costruzione dell’opera.
Meraviglia delle meraviglie, qualche giorno fa ritrovo il Tempio di Valdier in una mail. Non le solite foto che si vedono in giro ma un’illustrazione: tetra, crepuscolare. È la copertina di un libro, Atlante dei luoghi misteriosi d’Italia, e la mail me la manda uno dei due autori, Francesco Bongiorni, illustratore italiano conosciuto in tutto il mondo.
Pubblicato da Bompiani, chi di atlanti illustrati ne ha già dati alle stampe molti (quello delle Isole Remote, quello delle Isole del Mediterraneo, quello delle Città Perdute, quello dei Paesi Sognati e quello dei Luoghi Maledetti), il libro è un’idea di Bongiorni, che ha poi coinvolto uno dei più celebri “indagatori del mistero” italiani, Massimo Polidoro, che ha scritto tutti i testi dei 70 luoghi (e delle creature) più enigmatici che da nord a sud punteggiano il nostro paese.
Autore di tutte le tavole è ovviamente Francesco, alla prese con una tavolozza di colori più oscura del solito, usata con maestria in immagini dalle atmosfere nebbiose, malinconiche, con paesaggi che appaiono come miraggi dalla foschia, bagliori lontani, piogge fitte: una rappresentazione perfetta dello spleen che avvolge l’opera, e dello sfumato confine tra realtà e sogno che c’è dietro alle storie.