Adele Pelizzoni, Macaone (copyright e courtesy: Adele Pelizzoni)

Diventare un’illustratrice botanica: intervista ad Adele Pelizzoni

La Sarracenia è una pianta carnivora. Originaria degli Stati Uniti, si trova anche all’Orto Botanico di Bologna ed è caratterizzata da foglie che in realtà si chiamano ascidi, sono a forma di tubo — o meglio, di sacca — e in cima presentano una sorta di tappo, l’opercolo, che lascia entrare i piccoli insetti di cui si nutre la pianta, i quali muoiono affogati in mezzo all’acqua trattenuta negli ascidi, per poi essere digeriti.

A differenza delle altre piante carnivore che si possono trovare nell’Orto Botanico, la sarracenia non è chiusa in una serra. È all’aperto, a portata di sguardo e di mano, così le mie figlie, con cui vado spesso “in gita” in quel meraviglioso cuore verde della città, il sabato o la domenica mattina, hanno sviluppato una sorta di ossessione nel cercare di vedere un pasto in diretta, o perlomeno di scovare qualche cadaverino all’interno degli ascidi. Non ci siamo mai riusciti, ma continuiamo a sbirciare dentro a quelle sacche, che per un po’ ho pure creduto fossero il motivo del nome — il termine sarracenia è forse parente di saracinesca?, mi sono chiesto, immaginando l’opercolo chiudersi serrando l’uscita, ma non c’entra nulla: si chiama così per via di uno scienziato canadese, Sarrazin.

Saracinesche, opercoli e scienziati canadesi a parte, è stata proprio la sarracenia a farmi incontrare Adele Pelizzoni, illustratrice che lì, all’Orto Botanico di Bologna, ci ha pure lavorato per un anno, anche se, chissà come, non ci siamo mai incrociati. Quando però siamo entrati in contatto su Facebook, ho dato un’occhiata al suo profilo e sono finito sul suo sito, ho riconosciuto la sarracenia, che era proprio quella sarracenia, la nostra sarracenia dei sabati e delle domeniche mattina, e l’inaspettata epifania mi ha spinto a scriverle «dobbiamo assolutamente fare un’intervista!». Eccola.

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Adele Pelizzoni, Sarracenia sp.
(copyright e courtesy: Adele Pelizzoni)

Sul tuo sito ho letto che ti sei data all’illustrazione botanica durante un anno passato come volontaria all’Orto Botanico qui a Bologna.

Esatto, anche se la mia formazione è abbastanza diversificata, prima con il corso triennale di fumetto e illustrazione presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e successivamente con la Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia.
Durante l’anno di Servizio Civile presso l’Orto Botanico di Bologna ho cominciato ad interessarmi e a studiare l’illustrazione botanica, osservando con attenzione, sul campo, le piante, e migliorando e approfondendo le mie conoscenze botaniche grazie al personale della struttura.

Hai scelto di fare lì il servizio civile proprio per avvicinarti all’illustrazione botanica o è stato un caso?

Direi la seconda, quando mi hanno proposto l’Orto Botanico non sapevo cosa aspettarmi, dunque ho accettato.

Adele Pelizzoni, Gramigna
(copyright e courtesy: Adele Pelizzoni)

La tanto citata “serendipità”. E credi di aver trovato la tua strada?

Credo di sì, per ora la vivo come un percorso continuo e spontaneo di ispirazione, spunti e idee. Sono solo all’inizio del viaggio, ho ancora molto da imparare e da scoprire.
L’importante è nutrire ogni giorno la mia parte curiosa: più vedo e più voglio vedere, più scopro e più voglio imparare e scoprire. Spero di riuscire a trasmettere le mie sensazioni nei disegni che realizzo, anche solo far capire quanta bellezza e meraviglia si nasconde davanti ai nostri occhi.

Come descriveresti l’illustrazione botanica? Serve un approccio diverso? Saper guardare in maniera diversa?

Per me l’illustrazione botanica è pazienza, studio e riflessione. Mi è sempre piaciuto osservare, registrare dettagli e forme nel tempo con disegni e fotografie, e l’illustrazione botanica è un campo di espressione nel quale vengono richieste queste caratteristiche. Da lì ho iniziato ad affinare, con metodo, l’osservazione e la registrazione, con tempi e misure via via più precise.

Adele Pelizzoni, Macaone
(copyright e courtesy: Adele Pelizzoni)

Quali sono le fasi dell’illustrazione di una pianta?

La primissima fase è conoscere la pianta: osservarla dal punto di vista artistico e da quello botanico, sapere quali sono le caratteristiche che ci interessano e che non possono mancare nel lavoro finito.
Quando seguo progetti tematici “miei” mi piace informarmi anche su tutto ciò che circonda la pianta: l’habitat, se e come viene utilizzata, se ci sono studi o ricerche su di essa, e via dicendo.

Dopo lo studio inizio a schizzare la pianta sul taccuino, prendo appunti, faccio molte fotografie, e cerco di capire il portamento, l’aspetto, la forma, annotando misure e proporzioni. Quando sono soddisfatta, posso cominciare ad abbozzare l’illustrazione definitiva. L’ultimo passaggio è quello dell’esecuzione del disegno definitivo.
Questa è all’incirca la prassi quando ho piante fresche disponibili e sono nei tempi stagionali giusti.

Adele Pelizzoni, copertina di Flora d’Italia vol. 2
(copyright e courtesy: Adele Pelizzoni)

E se invece si tratta di una commissione?

Nel caso delle commissioni dipende dalla stagione, dal soggetto che mi chiedono e dal materiale a mia disposizione, oltre che dai tempi di consegna.
Ad esempio, una delle copertine che ho realizzato per la Flora d’Italia di Edagricole prevedeva una ginestra odorosa (Spartium junceum L.) e l’ho realizzata quando la pianta non era di stagione (autunno 2017) ma appena è arrivata la stagione della fioritura sono andata a fare nuove foto e misurazioni. È un soggetto che mi piacerebbe molto riaffrontare.

Per la lavorazione del definitivo, i tempi sono dettati dalla tecnica: io lavoro con le matite colorate, a volte su base acquerello a seconda della carta.

Mentre in altri settori in cui prima si faceva larghissimo uso dell’illustrazione (ad esempio le riviste di moda o le locandine dei film) la fotografia ha quasi totalmente spazzato via il disegno, nel caso dell’illustrazione botanica sembra che non sia così. Non saprei dire dove, ma ho letto che in questo campo non c’è foto che possa sostituire una bella illustrazione. Sei d’accordo?

Trovo che l’illustrazione sia il modo piú naturale e completo per rappresentare una pianta con tutti gli elementi che la caratterizzano.
Con la fotografia si possono riprendere meticolosamente dettagli, oppure avere una visione della pianta nel suo contesto, ma l’illustrazione botanica deve mostrare tutto ciò che serve in una sola immagine. Non solo le varie fasi: per riconoscere una pianta bisogna avere principalmente il fiore, accompagnato magari dalla foglia, e il fusto per capirne il portamento. Più elementi porto all’osservatore e più l’identificazione sarà precisa.

Adele Pelizzoni, copertina di Flora d’Italia vol. 3
(copyright e courtesy: Adele Pelizzoni)

La tua pianta preferita qual è?

Al momento mi piacciono molto le piante acquatiche e le specie spontanee dei nostri prati, mentre tra quelle che ho disegnato fino ad ora direi l’Helleborus viridis. Una menzione speciale va alle varie rose spontanee del bolognese.

Grandi maestri del passato a cui ti ispiri?

Un’opera su tutti: La grande zolla di Dürer, ma sono abituata a guardare ed osservare molti autori ed opere, non solo botaniche, quindi non è così facile dire a chi mi ispiro.
Nel mio percorso posso dire che mi hanno influenzata tanto lo stile liberty quanto la visione giapponese della natura.

Adele Pelizzoni, Rosa majalis, Natural History Illustration course 101
(copyright e courtesy: Adele Pelizzoni)

Secondo te come mai c’è una netta predominanza femminile tra gli illustratori botanici?
[Qua stavo pensando alla scena contemporanea ma in effetti sono stato molto superficiale nella domanda e ho detto una sciocchezza. Adele, anche se con molto tatto, me lo fa capire. ndr]

Se si guarda alla storia dell’illustrazione botanica, in realtà la predominanza è decisamente maschile, basta leggere il bellissimo volume A Garden Eden. Masterpieces of Botanical Illustration” di Taschen.

Non credo di avere abbastanza comprensione del campo artistico per poter dare una risposta esaustiva in questa sede, forse in questi ultimi anni la maggior parte degli autori, pubblicati o operanti in questo campo, sono a maggioranza femminile? Oppure appena si esce dal (mi si conceda il temine) “genere floreale” la tendenza si inverte?

Personalmente non penso all’illustrazione botanica come ad un genere prettamente femminile: l’attenzione, la dedizione richiesta e la qualità dei risultati sono le uniche cose che servono, e che valgono per tutti.

Adele Pelizzoni, Ardea alba, Airone bianco maggiore
(copyright e courtesy: Adele Pelizzoni)

Cosa ti aspetti dal futuro?

Continuare a dipingere e a disegnare, iniziare nuovi progetti personali, collaborare con botanici e ricercatori, editori, enti, istituzioni, magari non solo in Italia.

Il lavoro per Flora d’Italia com’è nato? Ti hanno trovata loro? Ti sei proposta tu?

Mi hanno contattata loro, avevano già visto i miei disegni online ma volevano parlare direttamente con me e vedere i miei lavori dal vivo.
Conoscevo l’opera, e quando mi hanno proposto di realizzare le 4 copertine ero molto emozionata ed entusiasta!

Ah, quindi sono quattro? Ne ho viste solo tre, finora. Il quarto volume deve ancora uscire?

Sì, sto iniziando a lavorare alla 4° copertina in questi giorni.

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Per seguire le opere e le attività di Adele Pelizzoni, ecco i suoi link: Instagram, Behance, portfolio e blog.

Adele Pelizzoni, copertina di Flora d’Italia vol. 1
(copyright e courtesy: Adele Pelizzoni)
Adele Pelizzoni, Helleborus viridis
(copyright e courtesy: Adele Pelizzoni)
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