Dalla casa editrice LupoGuido un altro libro d’antan, pubblicato nel 1978 (come Dorotea Sgrunf) e opera del prolifico Luis Murschetz, purtroppo pressoché sconosciuto in Italia dato che le sue opere non sono state ancora pubblicate (e allora incrociamo le dita e speriamo che LupoGuido ci riservi qualche altra sorpresa).
Si tratta de La grossa carpa Cicciobalda, opera pervasa da un’atmosfera che quegli anni se li porta dietro nei disegni e nei colori ma che oggi, come allora, continua a suscitare allegria e tenero divertimento anche a distanza di tempo.
La protagonista vive in uno stagno vicino alla città di Roccagrumosa. Inerpicata su per una collina e con i suoi vicoli stretti, i cui muri sembrano scambiarsi un bacio fugace, mi ha subito ricordato Genova e mi ha portato a pensare che questa storia custodisca un pezzetto della sottoscritta.
Ma non divaghiamo, stavamo parlando di Cicciobalda. Cicciobalda vive in uno stagno, in estate si fa coccolare dai bambini e da anni ha un contenzioso con i pescatori della zona che escogitano, invano, ogni stratagemma per riuscire a pescarla — persino un’enorme e complicatissima idrovora. Ma niente. La “nostra”, astuta e beffarda, si nasconde nei bassi fondali e attende che i pescatori calpestino, sconfitti, i loro cappelli in segno di resa, per poi tornare a scorrazzare libera e indisturbata.
L’idrovora, però, ha indebolito le sue forze e due bambini la ritrovano in una pozza allo stremo. Decidono quindi di portarla a casa.
Davanti a noi si staglia una bellissima tavola violetta dal profondo potere evocativo con i due piccoli che trasportano, a volerla proteggere in un forte abbraccio, la carpa, più grande e ben più pesante di loro.
Cicciobalda vede per la prima volta com’è fatta una città “con la scuola, il municipio, l’asilo, il teatro, i camion e la ferrovia”.
I bimbi giocano con lei nella loro vasca da bagno, decorandola di stelline e palline colorate, fino a che il padrone di casa viene a sapere che nel palazzo viene ospitata una carpa. Cicciobalda deve andare via.
Non anticipo il finale, che resta comunque aperto, per non rovinarvi la sorpresa: vi basti sapere che Cicciobalda sta bene e ha trovato chi si prende cura di lei.
Con uno stile semplice, come i suoi disegni, Murschetz riesce a costruire una storia dai risvolti leggeri e ironici, nella quale la protagonista affronta la sua avventura attraverso un mondo dai colori tipicamente nordici, affidandosi ai due bambini senza riserve e strappandoci con la sua presenza silenziosa più di un sorriso.
Il fine dell’autore, come egli stesso scrive, è l’intrattenimento, il raccontare e lo stimolare attraverso la piacevole lettura. E tutto si compie perfettamente attraverso questa piccola storia.
Tanto che d’ora in poi per me sarà d’obbligo usare l’espressione “Essere astuti come Cicciobalda”.