The Watchmaker

«Se ci pensi, le persone sono molto simili agli orologi. Mangiano cibo, e quella è l’energia. Hanno un cuore che ticchetta. Hanno mani, e anche gli orologi hanno le mani1», dice l’anziano e barbuto orologiaio protagonista di The Watchmaker.
Un paragone che probabilmente piacerebbe a Carlo Rovelli.

Realizzato dalla fotografa e filmmaker Marie-Cécile Embleton, il breve documentario segue un orologiaio iraniano che abita nell’East End londinese durante una giornata di lavoro e di riflessioni sulla vita.
Andando per mercatini in cerca di vecchi orologi rotti, l’artigiano — che ha sia l’aspetto che la profondità di pensiero di un mistico — li porta a casa e li ripara.

Mi ha ricordato la filastrocca di Rodari:

O vecchio orologiaio
che ascolti come un dottore
il tic-tac dei vecchi orologi
un po’ deboli di cuore,
che ti dice, segretamente,
l’orologio del tuo cliente?
«Mi racconta la storia
delle ore che ha segnato,
del minuto felice,
del tempo sciupato:
non ha segnato mai
un giorno senza guai.
Ci dev’essere un guasto,
io lo riparerò
e nella molla nuova
ore nuove ci metterò,
le più belle del mondo
dal primo fino all’ultimo secondo.»

Un messaggio

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