Come fotografare l’aria: è uscito l’ultimo numero di Ordinary Magazine

Delle posate di plastica, una spugna per lavare i piatti, dei cotton fioc, un calzino bianco di spugna, un sacco nero della spazzatura: ecco l’insolita lista dei soggetti scelti come protagonisti dei primi cinque numeri di Ordinary, una bizzarra rivista indipendente di fotografia fondata due anni fa da Max Siedentopf.

Eclettico talento della comunicazione, classe 1991, Siedentopf lavora da KesselsKramer (fatto che non dovrebbe sorprendere troppo: chi conosce la pluripremiata e quasi leggendaria agenzia di Erik Kessels e Johan Kramer ne ritroverà lo spirito in Ordinary Magazine) e quando ha deciso di lanciare la sua rivista ha pensato a un format insolito, semplice quanto originale: prendere un oggetto ordinario — da qui il titolo — e mandarlo a una serie di fotografi, scegliendo tra quelli con un portfolio più orientato verso lo still life, la sperimentazione e l’arte concettuale.

L’oggetto diventa quindi il soggetto di opere molto diverse tra loro, e viene anche allegato — stile gadget — a ogni numero del magazine.
Il risultato è sorprendente o, per meglio dire, stra-ordinario. E lo è ancora di più nel nuovo numero, il quinto, che ruota niente meno che attorno all’aria — che riempie pure la busta trasparente messa in copertina.

«L’aria è il nome generico della miscela di gas che costituisce l’atmosfera terrestre. È il gas trasparente in cui vivono e respirano gli esseri viventi. Ha una forma e un volume indefiniti. Non ha colore o odore. L’aria è una miscela di circa il 78% di azoto, il 21% di ossigeno, lo 0,9% di argon, lo 0,04% di anidride carbonica e piccolissime quantità di altri gas. C’è una media di circa l’1% di vapore acqueo», scrive Siedentopf nell’introduzione a Ordinary n.5, che dimostra come l’aria si possa effettivamente fotografare.