Tra le cose di cui andiamo più orgogliosi, qui a Frizzifrizzi, è il nostro gruppo Flickr, che esiste da ben 11 anni e attorno al quale ruotano grandissimi talenti della fotografia, italiani e non.
A quei coraggiosi che decidessero di avventurarsi tra le quasi 150.000 foto raccolte in questa decade (e oltre) di attività, quel che salterebbe all’occhio è una massiccia presenza di immagini analogiche, frutto cioè di quel processo — scatti limitati, scelta attenta di cosa, come, quando fotografare, attesa dello sviluppo del rullino — che con l’avvento del digitale è prima diventato obsoleto e poi è tornato in grande stile, soprattutto tra i giovani artisti.
Tra gli “analogici”, inoltre, l’attento osservatore noterà anche una grande presenza femminile, presenza che forse — ma il mio è un solo un calcolo spannometrico — è più massiccia di quella maschile. C’è tantissimo materiale: sufficiente, credo, a offrire una buona base di partenza per un eventuale studio su quello che è lo sguardo femminile nel panorama della fotografia contemporanea. Un tema complesso, questo, che è anche l’oggetto dell’indagine di una nuova rivista indipendente, She Shoots Film.
Fondato dalla fotografa australiana Aliki Smith, il magazine ospita scatti e interviste di artiste di tutto il mondo, e ogni numero ruota attorno a una tema ben preciso.
Il primo, uscito nel marzo del 2017, è dedicato all’autoritratto, mentre il secondo, pubblicato a dicembre, ha come protagonista le madri, ed è davvero affascinante guardare e leggere di madri-fotografe, madri fotografate, madri ritrovate e perdute, madri ragazzine e “madri” scomunicate (cioè le donne prete che la chiesa cattolica non accetta: sono le protagoniste di un bellissimo progetto dell’artista italiana Nausicaa Giulia Bianchi, ospite in She Shoots Film #2).