BlexBolex si è perduto fra le pagine di un libro immaginario molto tempo fa.
Gli sono serviti un autunno, un inverno, una primavera,
due estati, qualche tempesta e molto sole
per ritrovare le sue Stagioni.
da Stagioni, Orecchio Acerbo, aprile 2010
A dire il vero io da Stagioni, l’opera di uno fra gli autori francesi per l’infanzia più sperimentali che ci sia in circolazione oggi — ha iniziato a serigrafare da sé i propri libri, è stato intercettato dalle grandi case editrici1 e ora dirige un atelier alla School of Art and Design di Berlin-Wessensee — non sono ancora uscita.
Mi capita spesso, a distanza di anni, di sentire l’esigenza di rifugiarmi in quelle pagine, le quali generano in me, ogni volta, una specie di cortocircuito temporale. Soffermarmi sulla loro ruvidezza mi fa pensare che provengano dritte dritte dagli anni sessanta, ma allo stesso tempo che siano state consegnate poche ore prima dalla tipografia e che il colore debba ancora macchiarmi le dita.
Questo perché il mondo di BlexBolex è sicuramente fatto di contrasti.
Se da una parte si ha l’impressione che sia dominato da una totale anarchia, dall’altra si avverte di fondo una serie di regole rigidissime a noi inintellegibili, ma ben chiare al suo autore.
Non è di Stagioni, però, che voglio parlare, bensì di Vacanze, appena pubblicato sempre per i tipi di Orecchio Acerbo. Formato decisamente più ridotto del già citato Stagioni, ma gioiellino rilegato da procurarsi assolutamente.
Facciamo un gioco, di quelli che sicuramente piacerebbero a BlexBolex: come sarebbe stato un libro per bambini se lo avesse disegnato Eadweard Muybridge? Be’, forse si sarebbe avvicinato a a questo.
Gli echi del pioniere della fotografia del movimento sono innegabili e costituiscono l’elemento fondante visivo della storia. Ho già parlato di scomposizione dell’immagine per un’altra opera — era Ti dono il mio cuore — ma qui l’espediente diventa il codice principale con cui BlexBolex ha deciso di esprimersi.
Si tratta di un volume che non tralascia una sua trama e momenti di estrema tenerezza — l’amicizia-scontro fra la bambina protagonista e l’elefantino ospite nella casa delle vacanze — ma che ci sorprende proprio per l’artificio narrativo che porta a sparigliare ogni punto focale di prospettiva. Vignette su vignette si aprono all’interno delle pagine. Il concetto di tempo e di spazio vengono messi da parte. Le azioni avvengono magicamente, grazie al tocco dell’autore, nello stesso momento e nello stesso luogo. Non per niente il libro si apre e si chiude con le immagini di due grandi orologi a suggerire che il tempo è semplicemente qualcosa di soggettivo ed astratto.
Una storia che non ha bisogno di una sola parola per esprimere tutto il potenziale di un linguaggio dirompente.
Se non conoscete ancora BlexBolex è il caso di rimediare.